Cento anni fa Maria Montessori fondava a Roma, quartiere San Lorenzo, la prima “Casa dei bambini”. Maria Montessori nacque a Chiaravalle, in provincia di Ancona, e fu la prima donna medico dopo l’unità d’Italia. Impegnata nelle lotte a sostegno dell’emancipazione femminile, si dedicò ad approfondire gli studi di pedagogia e si attivò in campo sociale e scientifico a favore dei bambini disabili.
Divenuta direttrice della scuola magistrale ortofrenica di Roma, istituì la prima “Casa dei bambini”. Qui sviluppò una nuova concezione di scuola d’infanzia nella quale si pose attenzione a degli elementi che caratterizzano tuttora il pensiero pedagogico montessoriano, seguito soprattutto all’estero. Alla base di questo sta la libertà del bambino: il fanciullo dev’essere libero per favorire la sua innata creatività, alla quale deve associarsi la disciplina, perché quando dovrà seguire delle regole sia in grado di farlo. Delle strutture scolastiche Montessori criticava il fatto che fossero più a misura di adulto che di bambino. Per questo cercò di adattare l’ambiente con mobilio ed altri accorgimenti a misura di bambino, senza però sostituire quegli elementi che potevano responsabilizzare il bambino (tuttora, si legge nel sito dell’ “Opera Nazionale Montessori” nelle scuole montessoriane non si sostituiscono i bicchieri di vetro o i piatti di porcellana con gli equivalenti in plastica). Questo metodo viene applicato alla scuola del quartiere San Lorenzo, non più luogo solo per fanciulli con problemi psichici, ma per tutta la comunità.
Per le sue idee e per i suoi metodi, in contrasto con il regime fascista, fu costretta a lasciare l’Italia. Anche il regime nazista combatté i suoi metodi, ma emigrare le permise di diffondere all’estero il suo pensiero. Il sei gennaio, anniversario della nascita della “Casa dei bambini”, il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni l’ha così ricordata: “La scuola italiana ha un grande debito di riconoscenza nei confronti di Maria Montessori, esemplare figura di educatore che ha precorso i tempi ed ha avuto il coraggio di avviare un progetto pedagogico innovativo, basato sulla centralità dell’alunno e sull’idea del bambino come persona completa” poiché seppe “conoscere e valorizzare gli spontanei interessi del bambino come leve prioritarie per il suo apprendimento”. Morì nel 1952 in Olanda.