In occasione dell’incontro per ricordare i 35 anni di attività dell’A.p.p.m. l’Associazione o.n.l.u.s che si interessa dei minori in difficoltà e gestisce strutture residenziali e diurne, è stato presentato il libro “Psico-pedagogia interculturale, interventi sui minori di etnia diversa”. Il lavoro scritto dal presidente dell’Associazione con la collaborazione di Valentina Berghi, illustra il lavoro che l’Associazione sostiene a favore di minori stranieri non accompagnati che le vengono affidati dai servizi sociali e spesso anche dalle forze dell’ordine. Il libro pubblicato dalla casa editrice Erickson si divide in due parti: la prima analizza il contesto sociale trentino e presenta l’organizzazione dell’Associazione, la seconda invece è incentrata ad illustrare l’intervento pedagogico effettuato.
I contenuti del volume spiegano il fenomeno migratorio, le finalità dell’Associazione, la pianificazione e la messa in atto dell’intervento pedagogico, il ruolo dell’educatore, il progetto di integrazione e i percorsi educativi finalizzati all’inclusione dei ragazzi.
La redazione di Prodigio ha incontrato l’autore al quale sono state poste alcune domande.
Quale è stata la sua prima esperienza in questo settore? Come l’ha vissuta?
Da studente ho avuto l’opportunità di prestare servizio come educatore presso la Piccola Opera di Levico Terme. Un tempo quella struttura accoglieva ragazzi con problemi comportamentali e giudiziari provenienti da tutto il triveneto. Era, con il linguaggio di allora una Casa di Rieducazione. Oggi l’ente si è trasformato in Centro don Ziglio, in ricordo del padre fondatore e si interessa di soggetti con deficit psico- fisico. Nel frattempo ho continuato gli studi prima come assistente sociale e poi con la laurea all’ Università di Padova. L’esperienza ed il fascino di questo mondo operativo ha orientato la mia scelta professionale e in definitiva la mia vita.
Come era l’organizzazione della realtà sociale? Che passi sono stati fatti in questi anni?
Anche il mondo socio-assistenziale si è evoluto come si è evoluta la società. È da dire che nell’immediato dopo guerra il problema era la sopravvivenza e la ricostruzione delle nostre comunità. Oggi i problemi sociali sono legati ad un certo disagio esistenziale che passa fra le varie patologie. La progressione del mondo assistenziale degli anni ‘50 del secolo scorso, sono documentate nel mio lavoro pubblicato anch’esso con i tipi della Erickson.
Nel libro si parla di “inclusione”: tra i ragazzi,a scuola (viste le classi sempre più miste). Nella vita, questo avviene ?
L’integrazione fra i giovani è molto più facile che con gli adulti. Del resto oggi in Trentino vi sono classi ove il cinquanta per certo degli alunni sono di etnie e nazionalità straniere. Sono gli adulti a porre difficoltà e cattiva informazione ai giovani, d ‘altro canto la classe politica non è sempre di aiuto.
E le famiglie come si comportano?
Anche le famiglie dei ragazzi trentini ospiti nei nostri gruppi rispecchiano la cultura della società e quindi anche con loro facciamo un’opera di educazione e formazione ad accettare questa nuova realtà.
Un aspetto particolare poi riguardano i minori stranieri che sono lontani dalla loro famiglia e con le quali i rapporti sono molto difficili.
Quali consigli si sente di dare a chi vuole entrare in questo settore e diventare educatore o assistente sociale?
Innanzitutto studiare, studiare molto. Bisogna essere preparati per fare questo lavoro, per rapportarsi con ragazzi che hanno percorsi di vita problematici, complessi; non è facile. Soprattutto non bisogna credere di avere certezze assolute, non bisogna atteggiarsi e sentirsi superiori a loro, ma anzi porsi al loro livello, capirli, comunicare… essere autorevoli sì, ma non autoritari.
Il libro è stato presentato al convegno “Un Noi dove Crescere” che si è svolto martedì 31 maggio, presso la sala convegni del Consorzio dei Comuni Trentini. Ad aprire l’incontro il presidente della Provincia autonoma Lorenzo Dellai e l’assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, seguiti dalla relazione “Politiche sociali alla luce delle nuove povertà” del professor Fabio Folgheraiter dell’Università Cattolica di Milano.
Hanno concluso le testimonianze di due minori stranieri (foto a fianco), un nigeriano ed un albanese, ospitati presso l’A.P.P.M. e a seguire la consegna dei riconoscimenti al personale in servizio da oltre 25 anni.