In occasione del 40° anniversario della legge sull’obiezione di coscienza e servizio civile al Palazzo della Regione di Trento si è svolto la conferenza dal titolo “LA NOSTRA PATRIA È LA GENTE DA SERVIRE – Obiezione di coscienza e servizio civile; i valori di ieri, le motivazioni di oggi, le speranze di domani”.
Hanno partecipato alla prima parte del convegno Vincenzo Calì (Fondazione Museo Storico Trento), Michele Dossi (Docente Liceo Da Vinci, già obiettore di coscienza) e Claudia Seppi (Volontaria in servizio civile tra il 2008 e il 2009).
Il convegno è stato aperto da Vincenzo Calì che ha avuto il compito di inserire la nascita dell’obiezione di coscienza in ambito storico. Egli ambienta la nascita dell’obiezione di coscienza in un clima di contestazione contro il servizio militare obbligatorio che porta nel 1972 alla legge cosiddetta Legge Marcora che in sostanza legalizza l’obiezione di coscienza basata sulla salvaguardia dello Stato con una durata di 8 mesi in più rispetto al servizio militare obbligatorio. Secondo Calì il cardine dell’obiezione di coscienza è il libro “L’obbedienza non è più una virtù” del 1965 di Don Milani che prese posizione in favore dell’obiezione di coscienza, infatti, il massimo apice di quest’ultima si è avuto tra il 1965 e il 1967.
A questo punto dopo un piccolo accenno storico si è avuto un confronto tra l’esperienza di Michele Dossi (obiettore di coscienza trent’anni fa e attuale docente del Liceo Leonardo Da Vinci) e Claudia Seppi (Volontaria in servizio civile tra il 2008 e il 2009). Per questo confronto si è deciso di seguire una “linea storica” e quindi ha preso la parola Michele Dossi.
Obiezione di coscienza e servizio civile: due mondi diversi
Dossi ha subito esordito dicendo che lui si sente ancora obiettore di coscienza e che, quindi, l’etichetta “ex obiettore di coscienza” non gli appartiene. Secondo Dossi è stata molto importante la legge Marcora e non si inserisce nel periodo “eroico” che a suo parere è prima dell’attuazione della legge qui citata. Dossi afferma che c’è molta differenza tra l’obiezione di coscienza e l’attuale servizio civile perché sono inserite in due realtà molto differenti. L’obiezione di coscienza era inserita in una realtà in cui era ancora presente il servizio militare obbligatorio e l’obbiettivo dell’obiezione di coscienza era la salvaguardia dello Stato senza entrare in un organo basato sull’uso delle armi, come può essere l’esercito, mentre il servizio civile è inserito in una realtà in cui il servizio militare non è più obbligatorio e in più quest’ultimo è una libera scelta del giovane e si è spostato su un ambito più umanitario. Secondo Dossi il servizio civile è una disponibilità di accorgersi di chi sta dietro e aspettarlo. Un segno di discontinuità individuato da Dossi, oltre al libro di Don Milani già citato, è “Guerre giuste e ingiuste” di Michael Walzer titolo, secondo Dossi, un po’ provocatorio dato che non esistono guerre giuste e ingiuste.
Claudia Seppi ha incominciato il suo discorso chiarendo che, a suo parere, il servizio civile non è un sinonimo di volontariato semmai si può parlare di scelta volontaria fatta dal giovane.
Dopo aver precisato questa cosa Seppi ha detto che si sente ancora in servizio civile perché sente ancora in sè gli stessi valori che l’avevano spinta a fare domanda per il servizio civile. Secondo Seppi il servizio civile è la solidarietà individuale messa a disposizione della comunità intesa come mondo, infatti, ormai è riduttivo parlare di patria riferendosi all’Italia dato che il comportamento di ogni popolo ha una ricaduta su tutti gli altri popoli anche se in maniera lieve.
Anche secondo Seppi l’obiezione di coscienza è diversa dal servizio civile ma solo sul lato della motivazione perché tutte e due perseguono un obiettivo comune cioè quello di fare qualcosa nell’ambito del sociale.
Seppi chiude il suo intervento facendo una distinzione tra servizio civile obbligatorio e quello gratuito. Quello obbligatorio non dà la scelta al giovane di decidere cosa fare e ha ricadute sulla società mentre quello gratuito non rende giustizia al giovane.
Seppi chiude invitando le istituzioni a mantenere il servizio civile.