Un uomo, seduto sul bordo di un baratro con le gambe penzoloni nel vuoto, guarda fisso verso il basso. La voragine che si spalanca sotto di lui è buia e fredda ed anche sforzando la vista non si arriva a scorgerne il fondo: l’uomo è perso nella contemplazione di questo nulla e niente riesce a distoglierlo dalla sua fissità.
Questa immagine di forte contenuto emotivo ben descrive le sensazioni di isolamento, allontanamento dal mondo reale, annullamento e perdita di se stessi che si riscontrano nelle sindromi depressive di competenza psichiatrica.
Per lo psicologo Galimberti la depressione è «…un’alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza profonda con riduzione della autostima e bisogno di autopunizione». Essa è accompagnata da una serie di sintomi di diversa intensità che possono colpire una persona a differenti livelli: disturbi somatici e neurovegetativi; disturbi dell’affettività, progressiva perdita di interesse per la vita, apatia ed indolenza nel comportamento, sensi di colpa per motivi banali amplificati, impossibilità di sottrarsi a pensieri caratterizzati quasi costantemente da tematiche negative, presa in considerazione del suicidio e, in casi estremi, la sua messa in atto.
Parlando di depressione bisogna stare attenti a non fare confusione. Il nostro umore infatti normalmente oscilla in rapporto agli eventi esterni, positivi o negativi che siano, ma anche in relazione a fattori biologici o temporali come il ritmo delle stagioni. Va quindi fatta una netta distinzione tra uno stato di tristezza passeggero causato da un evento contingente (la morte di un congiunto, la perdita del lavoro, ecc.) e la vera e propria depressione in cui il tono dell’umore crolla a volte senza alcun motivo comprensibile e senza possibilità di ripresa, fino a sfociare in sindromi depressive gravi al punto da compromettere la capacità di vivere.
L’atteggiamento del depresso è quello di chi si è arreso, di chi non ha più carte da giocare o comunque si ritira dal gioco, ormai inerme e senza più energie da spendere. I ritmi della sua quotidianità sono caratterizzati dallo stravolgimento dei ritmi sonno-veglia con insonnia o, al contrario, ipersonnia, da mancanza d’appetito o da continuo e disordinato piluccare cibo, da apatia profonda, mancanza di desideri e di volontà. Spesso si lascia prendere da pianto immotivato: dentro di sé sente di aver toccato il fondo ma non sa se, e come, potrà risalire.
Esistono delle situazioni di rischio maggiore, per esempio per il fatto di essere donna o essere single (vedove, vedovi, celibi, nubili), e ci sono poi fattori esterni che hanno un impatto negativo: perdite, lutti, situazioni di crollo del focolare domestico, perdite affettive, fallimenti ed infine fattori biologici e culturali.
Secondo varie statistiche soffrono di disturbi depressivi tra l’8 al 15% degli italiani con un’incidenza doppia per le donne rispetto agli uomini (pur se il fenomeno è più visibile tra quest’ultimi). Tenendo per buona la percentuale del 8% è facile calcolare in circa 5 milioni (40 mila in Trentino!) gli italiani sofferenti a vario livello di depressione. Decisamente meno quelli che sono costretti a rivolgersi ad una struttura di cura: il Servizio di Salute Mentale di Trento di via Petrarca 1, ad esempio, ogni anno presta aiuto a poco meno di 1000 persone di cui circa 300 presentano una notevole gravità del disturbo.
Come detto, le sindromi depressive hanno vari stadi di gravità, dal leggero al grave. Di fronte a queste ultime, con forte menomazione del regolare funzionamento sociale e lavorativo e rischio più o meno reale di suicidio, può essere necessario procedere al ricovero. Passata la fase acuta si attua una strategia terapeutica che prevede da un lato il ricorso al neurologo o allo psichiatra per la prescrizione dei farmaci antidepressivi adatti al caso e dall’altro l’inizio di una psicoterapia per facilitare il paziente nella ricostruzione, rielaborazione e rivalutazione della propria storia individuale e fornirgli strumenti interpretativi del suo mondo personale, reale, onirico e simbolico.
All’opposto, per la depressione di livello leggero, è indicato un particolare tipo di psicoterapia basata su strategie di attivazione e di sostegno. Una buona opportunità in tale direzione e prima di rischiare un’intossicazione da Prozac, è offerta, come abbiamo illustrato in altra parte del giornale, dall’associazione AMA e da uno suo corso specifico denominato “Ritroviamo i colori”.
Se tale opportunità non fa il caso vostro e preferite una terapia più classica, è possibile curare il disturbo ricorrendo ad un Servizio di Salute Mentale, oppure al neurologo o allo psichiatra per la prescrizione dei farmaci antidepressivi adatti al vostro caso.
Qui troverete una novità che pare abbia ottenuto, in sperimentazioni effettuate negli ultimi anni su 35 mila pazienti di tutto il mondo, risultati a tal punto ottimi da far pensare che la depressione abbia trovato finalmente la sua cura ad hoc.
La novità consiste in un principio attivo, la fluvoxamina, alla base di una nuova famiglia di farmaci come il Fevarin, il Dumirox ed il Mavoral. È efficace nella cura di tutte le forme di depressione, dalle lievi alle gravi fino alle miste ansia – depressione. Indicata anche per risolvere quel particolare tipo di crisi depressiva che si manifesta dopo i 60 anni, crisi legata a problemi esistenziali di invecchiamento e perdita di vigoria. Ricorderete certo il caso di Vittorio Gassman, deceduto lo scorso giugno, vittima da anni di una profonda depressione che, tra l’altro, gli impediva di recitare.
A favore della fluvoxamina gioca anche il fatto che essa ben difficilmente interagisce con altri farmaci e ne è sufficiente una sola somministrazione al giorno perché la sua durata d’azione è di quindici ore. Infine non compromette alcuna funzione cognitiva (memoria, attenzione, pensiero) né psicomotoria per cui può essere presa in qualsiasi situazione, sia alla guida di un’auto o nello svolgimento di un lavoro, anche impegnativo.
Trattandosi di medicinali è da evitare il fai da te: rivolgetevi sempre ad un medico che per primo valuterà il livello della depressione e poi, in caso affermativo, prescriverà il dosaggio più adatto al singolo. Nello scorso marzo sono stati inseriti dal Ministero della Sanità tra quelli rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale.