A colloquio con il presidente Dellai

Data: 01/04/02

Rivista: aprile 2002

In ballo da settimane, l’intervista con il presidente della Giunta provinciale di Trento Lorenzo Dellai veniva metodicamente differita causa “sopravvenuti impegni inderogabili”, “urgenze inattese” o “partenze improvvise per Roma”, ecc.. sicché prendiamo con le molle anche la comunicazione dell’appuntamento per le 18.30 di martedì 26 marzo al quinto piano del Palazzo della Provincia. Invece questa è proprio la volta buona! Puntualissimi siamo lì. Danilo Fenner dell’ufficio stampa della Giunta, mentre ci sollecita a prender posto in una saletta perché l’arrivo del presidente è imminente, si raccomanda vivamente: Non più di 10 – 15 minuti, assolutamente no, neanche mezzo di più… quindi datevi da fare!!! Ancora qualche attimo ed ecco in modo assolutamente informale entra Dellai, siede e saluta allungando per tutti un sorriso stirato: si vedrebbe fin da piazza Duomo che ha una fretta di quelle… Fenner, che lo sa molto bene, ci invita a cominciare senza tanti preamboli…

Presidente, non possiamo che partire dalle barriere architettoniche: al 31 dicembre 2001 andavano eliminate tutte! Nonostante le notevoli agevolazioni però, solo 800 le richieste presentate su 17 mila potenziali, circa il 5%? Come vi regolerete?

In termini generali, il Consiglio Provinciale di fronte ad una realtà troppo distante dalle attese, ha deciso di cambiare strategia e di far conto sulla capacità di convincimento da parte dell’amministrazione pubblica piuttosto che su una repressione indiscriminata.

Devo dire che per quanto riguarda gli edifici pubblici è stato fatto un buon lavoro nel corso degli anni precedenti. Siamo ben consapevoli però che ci sono ancora strutture, scuole, edifici pubblici e strutture comunque di proprietà pubblica da sbarrierare. Per quanto riguarda quelli privati invece abbiamo dovuto prendere atto di una situazione difficile che ci ha costretti a fare i conti con la realtà dei fatti. Abbiamo così intrapreso una procedura parzialmente diversa ma col medesimo obiettivo consistente in un monitoraggio generale di tutte le situazioni ancora non a norma e di insistere molto sul piano della persuasione dei cittadini proprietari o responsabili di immobili potenziando l’aspetto della legge riguardante la copertura finanziaria di questi interventi. Se ci saranno atteggiamenti da furbi, sapremo intervenire!

Gli anziani con patologie invalidanti e difficoltà motorie aumenteranno per l’innalzarsi dell’età media (78). Eppure parlando di eliminazione delle barriere si continua a fare riferimento alle esigenze di menomati fisici: non è fuorviante?

Certamente è fuorviante! Sento dire spesso da chi si occupa di queste cose: Avere una città o un territorio privo di barriere aiuta tutti a vivere meglio la città. Se infatti il problema si pone in ogni momento per chi ha una difficoltà motoria, con l’avanzare dell’età e delle patologie invalidanti ad essa associate esso si porrà per chiunque voglia muoversi e fruire della città e del territorio in maniera effettiva. L’intera comunità deve capire che attraverso scelte di natura progettuale è possibile avere spazi a misura d’uomo, punto e basta… non a misura di handicappato o non handicappato bensì di tutti! Comunque molto più del vincolo legislativo può cambiare le cose una nuova cultura, una sensibilizzazione più significativa della gente, da chi pianifica a chi progetta, a chi costruisce arredi urbani, case, ecc.. Mi piacerebbe che le barriere venissero eliminate anche dove la legge non lo prevede…

Un giudizio a posteriori su Natale Marzari e le sue proteste “molto fisiche”…

Ho sempre sostenuto che ha fatto delle battaglie giuste con metodi sbagliati! La sua posizione sulle barriere era giusta e soprattutto inedita in un periodo in cui c’era una sostanziale insensibilità della comunità verso questi temi. Sicuramente è merito anche di queste “vedette della sensibilità” il fatto che oggi ci sia una crescente attenzione sociale a questi temi.

Mobilità collettiva: è previsto l’acquisto di altri autobus sbarrierati per servizio urbano ed extra nonostante una richiesta ridotta?

Cerchiamo sempre di acquistare veicoli accessibili al maggior numero di cittadini, seguendo l’evoluzione dei mezzi di trasporto: per chiunque e non solo per chi ha problemi di deambulazione. Per quanto riguarda le tecnologie specifiche noi siamo favorevoli sia dal punto di vista gestionale che organizzativo ad aggiornare i nostri mezzi. Gli investimenti fatti per rendere effettivo un diritto ai cittadini, come nel caso della mobilità, è un investimento che si giustifica sempre, naturalmente nei limiti della ragionevolezza.

Leggi come la 104 e 162 prevedono per il disabile un sostegno adeguato e la sua integrazione sociale: l’inserimento al lavoro di 300 soggetti previsto entro questo mese e di altri 826 per i prossimi va nella strada giusta?

Il presidente è ben a conoscenza di questo progetto ma ammette di non avere sottomano dati precisi (non vorrei dire cavolate!) e ci invita a farci vivi nei prossimi giorni per averli (ne riferiremo nel prossimo numero).

La Provincia di Trento ha proposto un’assicurazione obbligatoria a tutti per un fondo per l’assistenza ai non autosufficienti anche in prospettiva dei costi già insostenibili (150 milioni di euro anno) e dell’evoluzione della popolazione trentina: nel 2010 20% oltre i 65 ed il 10% sopra i 75. A che punto siamo?

Questo tema ci vedrà impegnati per i prossimi anni, anzi decenni, perché questa è una scelta di sistema. I costi per la gestione della non autosufficienza sono oggi ancora compatibili con il nostro bilancio e probabilmente lo saranno anche fra cinque anni ma facendo una proiezione di 15 – 20 corriamo il rischio raggiungere livelli di spesa incompatibili.

Poiché non vogliamo un arretramento del livello di assistenza in questo campo né andare incontro ad una crisi finanziaria, la via d’uscita non può che essere l’individuazione di nuove modalità di finanziamento per questi servizi.

Una di queste è la messa a carico del costo dell’intervento a favore dei non autosufficienti a tutti i cittadini attraverso una forma di prelievo obbligatorio in modo tale da far confluire queste risorse in una sorta di fondo della non autosufficienza alimentata ovviamente anche da risorse pubbliche. Abbiamo attivato uno studio e c’è già un primo documento che entro aprile sottoporremo alle forze sindacali e sociali perché questa è materia di concertazione. Entro l’estate sarà possibile avere già una prima bozza di ipotesi di lavoro dopo di che si dovrebbe procedere alla stesura di una vera e propria legge provinciale.

Siamo ai bordi del tempo massimo concesso per l’intervista: Danilo da segni di agitazione e ci fa cenno di chiudere stringendo ritmicamente i pugni ma l’occasione è troppo importante… e unica…

A marzo ci sono state proteste per le rette alla Civica aumentate più del 30% in 4 anni. Dare soldi ai familiari perché tengano in casa il congiunto anziano o disabile ed organizzino l’assistenza magari ricorrendo a donne dell’est Europa potrebbe essere una risposta?

Questa sì è una strada davvero percorribile, giusta ed in parte già praticata da noi in Trentino. La nostra politica è diretta a mantenere la persona all’interno della famiglia e della propria dimensione sociale fin dove questo è ragionevolmente possibile, mettendo a disposizione servizi e provvidenze. Non prevediamo di costruire nuove case di riposo ma stiamo completando la rete di quelle già programmate e ne stiamo ristrutturando altre. Ora il nostro impegno prioritario è diretto a perfezionare la rete di erogazione di servizi domiciliari.

L’ITEA ha progettato ad Aldeno un condominio strutturato per essere abitato come da un’unica grande famiglia: gli anziani faranno da baby sitter ai piccoli che a loro volta faranno loro compagnia mentre i giovani andranno a fare la spesa a chi ha difficoltà a muoversi.

È una soluzione?

Secondo me questa idea è una provocazione positiva perché cerca di utilizzare la leva degli alloggi pubblici per stimolare anche modalità di relazione che sono andate un po’ perse nella nostra comunità. Ho trovato spesso famiglie o persone che sarebbero disponibili a fare un po’ di “vita di comunità”, a scambiarsi sostegno reciproco… l’anziano che tiene i bambini… però devo dire che le modalità di costruzione di edifici pubblici in questi ultimi anni non sono mai andati in questa direzione. Certo non sono i muri a fare la convivenza bensì le persone ma quando i muri impediscono o intralciano le relazione che invece potrebbero svilupparsi, allora c’è qualcosa di sbagliato. Vedo anche bene l’idea di costruire alloggi pubblici che richiamino un pochino la tipologia dei nuclei antichi delle nostre comunità dove c’erano spazi pubblici comunitari oggi andati un po’ persi.

Vecchiaia significa perdita di contatti, abbandono, solitudine, disagio fisico ed esistenziale: lei è di Gardolo, rifarebbe la casa a Mas dei Rossi?

Forse si. Mettiamola così: la casa di Gardolo è un’incompiuta perché 10 anni fa abbiamo colto al balzo l’opportunità di realizzarla su un terreno già di proprietà comunale situato in una zona che intendevamo trasformare urbanisticamente: i lavori potevano partire subito ed in poco tempo avremmo avuto la struttura. Mi pare comunque che il Comune con il nuovo piano regolatore preveda una serie di costruzioni tra la piazza della chiesa e Maso Rossi: la casa di riposo tra qualche anno sarà in un contesto urbano diverso.

Quasi mezzora di intervista. Dal suo angolo Fenner ci ordina con una serie di truci espressioni del viso di dare un taglio alle domande ma noi le ignoriamo fingendo un’incondizionabile concentrazione sul presidente. Continuiamo…

Disagio giovanile: bullismo, droga, mancanza di valori… eppure Trento è città dalle mille palestre, biblioteche, centri di ritrovo: lei ha un perché? Qual’ è la dimensione di questi fenomeni oggi a Trento?

Quando incontro giovani e studenti che mi pongono il problema della mancanza di spazi fisici, resto sempre un po’ perplesso perché secondo me oggi più che altro mancano educatori o meglio persone che sappiano ascoltare il giovane, che sappiano parlargli. Chi fa attività sportiva, chi opera nel volontariato, chi fa parte di cori, bande, scout, vigili, ecc.. e quindi è abituato a frequentare oratori, è normalmente meno esposto a fenomeni di disagio e devianza. Però il problema è che una grande maggioranza di giovani non frequenta questi spazi e non trova l’interlocutore con il quale parlare: si stima che nelle scuole il 20% dei ragazzi soffra di qualche disagio.

Del resto, l’esperienza insegna che nemmeno le città più organizzate, più servite, con più strutture sociali riescono a garantire la tranquillità sociale. Noi abbiamo una visione molto stereotipata, siamo abituati a considerare il disagio figlio di alcune tipologie di famiglia ma oggi non è più così: ci sono fenomeni di disagio, nella scuola e fuori, di ragazzi provenienti da famiglie normalissime, non classificabili in modo classico tra quelle più a rischio.

Qual è la sua opinione sulle associazioni di volontariato assistenziale come l’AUSER (assistenza a persone bisognose, accompagnamento, compagnia). Che conto si può farne?

Credo che abbiamo in Trentino un volontariato di servizi sociali molto forte, capillare e ramificato, ereditato per nostra fortuna dal passato. Sono però anche convinto che vada rigirato come un calzino perché oggi è troppo burocratizzato, troppo pubblico, troppo orientato a fotografare i disagi sociali di dieci – quindici anni prima. Il volontariato, come tutte le altre attività, non nasce dal niente e quindi bisogna stimolarlo farlo crescere, formarlo… bisogna, per così dire, fare marketing di questi servizi. Questo deve essere fatto dal volontariato stesso, cioè dalle reti dei volontari che devono collaborare con l’ente pubblico per porre l’obiettivo di far crescere sempre nuove leve: da sole non crescono!

Negli ultimi tempi l’assegnazione di un obiettore è divenuto un fatto sempre più raro causa ritardi e blocchi. Dal 2006 (2004?) cesserà: non ci saranno più volontari? Lei è stato obiettore alla Civica…

È vero, non ci saranno più volontari perché non ci saranno più soldati di leva. Nuove norme però prevedono la possibilità di organizzare una sorta di servizio civile perché è immaginabile che ci siano giovani disponibili a fare un’esperienza di volontariato e di servizio civile. Se ci sarà promozione, formazione, stimolo ed eventualmente anche la possibilità di vedersi riconosciuta una qualche professionalità sarebbe stupido buttar via un’esperienza maturata volontaristiche là dove c’era un bisogno. Per quanto mi riguarda l’esperienza alla Civica è stata davvero gratificante!

Cosa pensa della ricerca di biotecnologie per curare patologie come Alzheimer, Parkinson, midollo spinale?

È una situazione nella quale credo debba esserci un forte senso del limite. Mi riferisco al fatto che l’etica è sempre una componente dell’attività umana e sarebbe folle bloccare la ricerca in questo campo per la paura delle possibili conseguenze. Secondo me si deve dare un forte impulso alla ricerca con un forte presidio di natura etica perché l’uomo deve scoprire le cose ma deve anche saper usare le proprie conoscenze con un metodo etico che sia condiviso. Io guardo con fiducia alle nuove frontiere della biotecnologia perché sono convinto che l’uomo abbia la capacità di dominare le proprie conquiste.

Al 35esimo minuto dell’intervista, il presidente prende il telefono, chiama qualcuno (sapremo poi essere un vip della politica nazionale) e, scusandosi, lo prega cortesemente di attendere. Poi si rivolge ad un Danilo dagli occhi sempre più sbarrati e fissi: Per fortuna che mi hai detto che erano due domandine… Fenner, ormai quasi accasciato nella poltroncina, esala un gemito invocante comprensione ma noi tiriamo diritto e buttiamo lì la prossima:

A Trento sempre più “foresti”: nuove culture, comportamenti, modi di relazionarsi, educazione. Inevitabili le insofferenze ed antagonismi: come saranno i trentini del futuro?

Da noi la presenza di cittadini di altre culture ed altro colore della pelle è attorno al 2% mentre in quasi tutti i paesi dell’Europa questo fenomeno è ben più consistente, tanto per dire Francia e Germania e Svizzera sono sull’otto – dieci per cento… crescerà anche da noi!

Quindi come saranno i trentini del 2030?

Sicuramente saranno più aperti al mondo, andranno per scelta e senza difficoltà a studiare e lavorare in Europa e ospiteranno in modo naturale altri europei a studiare e lavorare…

Siamo a 40 minuti di intervista e dagli occhi di Danilo ora ridotti a due fessure escono fulmini e coltelli: ha captato che abbiamo ancora una domanda: Il 2003 sarà l’anno del disabile: secondo lei la provincia di Trento è nella condizione di parteciparvi a testa alta?

Sono convinto che non deve esserci in questa direzione alcun senso di appagamento, che ci sia sempre un qualche cosa di più da fare. È anche importante per un amministratore avere la coscienza di non aver eluso il problema, di averlo presente, di fare quello che si può e di essere convinti che si poteva fare di più! Il Trentino, torno a dire e concludo (lo dice sparandoci un’occhiata che non ammette repliche…) ha fatto secondo me passi avanti notevoli in questi anni ed ha un livello di risorse finanziarie e di civiltà tali per cui si può dire che possiamo fare ancora dei passi avanti.

È finita! Ci sono voluti 45 minuti ma abbiamo imbastito davvero una bella intervista! Ringraziamo il presidente che a sua volta ci ringrazia, noi ci scusiamo per avergliela tirata così lunga, lui ci ringhia un “figuratevi” che sgomenta Danilo, ci saluta e si avvia a rapidi passi verso il suo ufficio incalzato da continui solleciti dei suoi collaboratori. Buon lavoro presidente!

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