Premetto che ho assunto circa una decina di anni fa ecstasy e droghe tutte. Ho vissuto sulla mia pelle, dentro ogni cellula del mio corpo, il desiderio, il bisogno di sballo, di oblio e trascendenza; tendenze che ritengo derivassero dalla mia incapacità di vivere sentimenti, di esperire il dolore, di sostenere la mia carica umana. Cercavo e cerco di essere consapevole.
Quanto invece deve essere smarrita e impaurita una cultura che cerca di convincersi che sia la famosa (fumosa) “assenza di valori” la causa della diffusione delle droghe e di ogni altro male…
Ci nascondiamo negli anfratti della mente, invece di guardare in volto la realtà: cerchiamo la certezza di risposte che non mettano in discussione l’origine delle nostre miserie, e così facendo scaviamo la nostra fossa ancor più profonda; ci aggrappiamo a panacee cui chiediamo di illuderci di avere ancora un qualche controllo sulle cose, e paghiamo caro.
Esiste un uomo “secondo natura” e un uomo fatto di artifizio; questi avverte una profonda nostalgia dello stato di natura che è estatico, e tenta di recuperarlo come può, buonanima, con i suoi poveri mezzi di allievo senza maestri da quando abbiamo scacciato le scuole sacre dal mondo. Per inciso la scoperta della new-age è un tentativo di recupero di queste, ancorché un lucroso business.
L’estasi in pasticca favorisce stati espansi di coscienza, facilità di relazione sociale, forza, fascino, empatia, in altre parole, naturalezza. Crollano le barriere dell’ego, crollano le maschere, si è perfetti. E’ un modo artificiale e dannosissimo che l’uomo (artificiale) tenta per avvicinarsi… a cosa? A nient’altro che a se stesso. Forte, pieno di fascino, sciolto, empatico, perfetto insomma, come è nella sua natura essere.
E allora, invece di raccontarci storie sul disagio “giovanile”, sulla “generazione senza sogni” (e pazienza se i sociologi dovranno andare a coltivare la terra, e genitori, insegnanti e liberomercatisti rottamare i loro sensi di colpa) invece di blaterare con vocine stridule di illusori “valori” da propinare ai giovani, placebo che durano un mattino, prodotti per i pavidi che temono la vita e che si faranno ancora più male quando scopriranno che il dottore non gli ha dato che una pastiglietta colorata, piuttosto aiutiamolo, questo povero essere alienato da se stesso che ricerca la pienezza della esperienza umana, a vivere secondo la sua natura: troverà l’estasi in ogni attimo, in ogni incontro, troverà il divino in sé, nell’altro e in ogni cosa, senza rischiare di bruciarsi il cervello, intossicare il corpo divenendo un morto vivente, o… “zombi”.