A tu per tu con il sindaco di Trento Alberto Pacher

Data: 01/12/01

Rivista: dicembre 2001

A fine ottobre avevamo chiesto ad Alberto Pacher, sindaco di Trento e grande sostenitore ed amico di pro.di.gio., un appuntamento per una chiacchierata. Detto – fatto! Due giorni dopo il suo capogabinetto Lorenzo Andreatta ci da l’ok: 16.30 di martedì 6 novembre, venti minuti, mezz’ora al massimo! Noi, per ogni evenienza, alle 16.10 siamo a già al secondo piano di Palazzo Geremia con il foglio delle domande da fare ed il registratore pronto a funzionare.

Poco dopo in fondo alla sala si apre una porta ed ecco il sindaco. Saluta con un gesto della mano e ci invita a seguirlo nel suo ufficio. Ci accomodiamo, gli ricordiamo le sue tre visite in via Zara ai tempi del corso di giornalismo e, memori dei 20, massimo 30 minuti promessici, attacchiamo con le domande. La prima, quasi d’obbligo, riguarda la mobilità di persone con difficoltà di deambulazione.

Mobilità collettiva: arriveranno presto nuove linee del servizio autobus urbano oltre la 13?

Proprio ieri (5 novembre, ndr) in chiusura di seduta di bilancio 2002 abbiamo messo in conto una serie di spese per la messa a norma delle fermate, pensiline e marciapiedi, e l’adattamento di nuove linee. Devo peraltro dire che la richiesta della pedana per salire in carrozzina sui bus adattati della linea 13 (P. Dante – S. Bartolomeo – P. Dante, ndr) è finora ridotta ma ciò forse dipende dalla poca pubblicità fatta per farla conoscere agli interessati. Credo ci sia un numero critico di presenze oltre il quale il servizio diventerà d’uso comune. Questa è la strada da percorrere in ogni caso e il bilancio lo prevede.

Mobilità individuale: a quando il servizio taxi ed i buoni?

Questo progetto, parte del pacchetto per la mobilità integrata, sta facendo un po’di fatica a sbloccarsi. Da assessore alle politiche sociali ricordo che il punto morto stava nell’accordo con la cooperativa dei tassisti per avere dei veicoli idonei al trasporto. Al momento la situazione è questa: è stata fatta domanda alla PAT per il sostegno finanziario e tra 10 giorni (verso il 16 ndr) avranno la riunione per decidere.

A chi spetta far rispettare gli spazi per disabili in aree private, ad esempio il parcheggio di un supermercato, all’Azienda Sanitaria?

Se i posti macchina si trovano in un’area privata, è compito del proprietario dell’area stessa. Se invece i posti sono vicino ad un supermercato o altro esercizio aperto al pubblico ma sul suolo comunale allora spetta ai vigili.

Il sindaco per scrupolo chiama il comandante dei vigili per avere maggiori spiegazioni. Di questa rendiamo conto in un piccolo riquadro in fondo all’articolo.

Una legge provinciale fissava al 31 dicembre 2001 il termine per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati aperti al pubblico (alberghi, cinema, bar, studi medici, ritrovi, club, ecc.). Le risulta che chi non era in regola ne abbia approfittato per farlo?

Queste sono cose molto tecniche, dovrei sentire gli uffici però, in linea generale, mi pare che la mobilità in città sia buona. Forse nelle periferie non è così… in certi posti gli ostacoli da eliminare sono complessi dal punto di vista dell’intervento ma provvederemo anche lì.

Lo scorso maggio i disabili di Rovereto hanno invitato Maffei, sindaco di Rovereto, a spingersi in carrozzina lungo alcune vie cittadine per misurarsi con le stesse difficoltà incontrate da loro a spostarsi. Maffei, giunto stremato alla fine della sua performance, ha commentato: C’è molto da lavorare. Se un giro per Trento lo facesse lei?

Mmm… si potrebbe anche fare ma per fortuna in città abbiamo delle associazioni come l’Handicrea che ci stanno con il fiato sul collo. Gli interventi di sbarrieramento in città vanno avanti bene senza che il sindaco debba provare in prima persona.

A questo punto chiediamo al Sindaco un giudizio a posteriori su Natale Marzari, il disabile più volte al centro della cronaca per le sue proteste “molto fisiche”. Senza esitazione Pacher gli riconosce il grande merito di aver smosso le acque, di aver posto il problema con una forza tale da costringere la pubblica amministrazione a mettere in campo risorse con una velocità che altrimenti non ci sarebbe stata. Su altri aspetti della storia del Marzari il sindaco si fa più diplomatico.

Le leggi 104, 162 ed infine 53 del marzo 2000 prevedono, tra l’altro, un sostegno adeguato al disabile e la sua integrazione sociale: Il progetto di via Gramsci, la residenza per persone disabili non a causa dell’età ma di traumi potrà essere una prima risposta?

Ovvio che si! Sta andando avanti pur tra tante difficoltà ed incomprensioni ma sta andando avanti. Questa può essere una risposta importante. Ero stato coinvolto sul progetto iniziale mentre ero assessore alle politiche sociali… già allora mi sembrava che avesse una connotazione positiva e credo l’abbia ancora.

I genitori di ragazzi con handicap vivono il proprio invecchiamento con l’angoscia di dover lasciare in mano ad altri il proprio figlio, di saperlo collocato in una casa di riposo. Non sono rari gli omicidio – suicidio di genitori, gli ultimi due sabato scorso 3 novembre. Quale potrebbe essere una risposta rassicurante per loro?

Non la so… mi verrebbe da dire che non c’è la risposta… dipende da situazione a situazione, dal livello di autonomia… Un’assistenza domiciliare più integrata è una risposta e forme di corresidenzialità come via Gramsci ne sono un’altra. Bisogna evitare di fare concentrazioni a blocchi tipo alloggi protetti solo per anziani, solo per disabili fisici, solo per quelli mentali ecc… Cercando con un minimo di compatibilità, bisogna creare delle residenze miste con molte tipologie, dall’anzianità alla mobilità, dal problema mentale al disagio relazionale.

Quindi una sovrapposizione di risposte diverse a seconda del caso può essere una risposta rassicurante. Bisogna sperimentare queste strade in modo da dare una risposta quanto più efficace.

Lei lavorava al Sert: qual’è oggi la dimensione del fenomeno droga a Trento? Grande, piccolo, in calo?

Qualche volta ho l’occasione di parlare con i miei ex colleghi… mi dicono che il fenomeno è enormemente mutato. In termini quantitativi però non è in calo… mi verrebbe da dire stabile con una leggera crescita… leggera, solo che non si vede perché il tossicodipendente non vive più per la strada e la microcriminalità legata all’acquisto della dose è molto calata perché anche le sostanze stupefacenti usate sono cambiate. Una volta 98 su cento era uno in overdose da eroina oggi invece, pur se l’eroina ha sempre la parte di grande, vi sono altre sostanze, la cocaina, l’ecstasy, le sostanze di sintesi che hanno un impatto molto serio ma nel lungo periodo, non con l’effetto immediato del tossicomane che ti muore sul marciapiede. Ecco dunque, direi che più che in un calo c’è stato un forte cambiamento… non c’è più l’allarme sociale che circondava il fenomeno come dieci – vent’anni fa. Quando si fanno i sondaggi per prevedere quali siano le paure o i desideri dei cittadini, al primo posto c’è sempre il traffico, la disoccupazione, la criminalità ma la droga è relegata agli ultimi posti mentre quindici anni fa era sempre nei primi tre. Oggi il tossicodipendente è meno visibile, si potrebbe quasi dire che ha raggiunto un livello di compatibilità sociale, non se ne vedono più per strada, socialmente si vedono di meno… naturalmente il fenomeno nelle famiglie rimane un dramma.

Molte critiche sul ricorso al metadone: è un’altra droga? (serve a tenerli buoni).

Viene dato molto metadone ma se questo venisse interpretato come una droga legalizzata sarebbe un tragico errore. Il metadone, come qualsiasi altra sostanza, non risolve il problema… lo attenua, lo silenzia… lo nasconde. Se una persona cade in depressione o è in preda ad angoscia esistenziale o di forme psicotiche, prende una sostanza per una settimana o per quanto serve ma, come è ovvio, i problemi di fondo restano, non vengono toccati minimamente. Questo vale anche per il metadone.

Quale può essere allora l’utilità del metadone?

Quella di attenuare l’impatto di questo fenomeno, i rischi sanitari, la microcriminalità per finanziarsi l’acquisto delle dosi, il rischio del carcere e permettere nel contempo un lavoro psicologico, uno di aiuto alla famiglia, di sostegno alla persona, di inserimento lavorativo. Tutto questo porta a risolvere il problema alla radice. Io non sono per nulla favorevole al metadone a go go. Si può anche proporre il metodo migliore ma se non c’è ricettività… non si può costringere una persona a seguire una psicoterapia o una cura farmacologica. Nel momento giusto invece, quando c’è ricettività, si possono conseguire buoni risultati.

Il Comune intende chiudere il suo servizio di assistenza domiciliare per (pare) una questione di costo: per ogni prestazione si parla del 30% in più rispetto alle cooperative e probabilmente del triplo rispetto ad un privato (Est Europa): la qualità dell’assistenza domiciliare resterà la medesima?

Certo. Se non avremo la certezza che non ci sarà un impatto negativo il Comune non eliminerà il servizio, ci mancherebbe altro! È un fatto che i costi del servizio del Comune sono enormemente più alti rispetto alle cooperative e Stato e Provincia diminuiscono le risorse piuttosto che aumentarle.

Le case protette, via Molini, ospitano persone con un disagio ma ancora in grado di badare a se stesse: ci sono ex 180, soggetti con funzionalità fisica ridotta, alcolisti, ecc. A loro viene garantito un alloggio, un pasto, le pulizie: i posti sono sufficienti ai numeri del disagio cittadino?

Non abbiamo in questo momento pressioni per aumentare di posti. Mi viene da dire di sì, che i posti sono sufficienti. Il Comune ne gestisce una parte in forma diretta ed altre tramite altre associazioni come la Charitas però nell’insieme mi pare che funzioni bene.

Il piano della Giunta provinciale prevede di ricoverare nelle RSA solo anziani non autosufficienti. Ipotizzando in tale condizione lo 0,9% della popolazione, a Trento fanno 950 persone circa: ci sono letti per tutti o manderemo i trentini a Cavedine, Nomi, ecc?

Assolutamente no. Sui numeri che avete fatto siamo a posto. Io sono convinto però che chi è autosufficiente deve stare a casa propria o al massimo nei centri diurni… dovunque ma non in casa di riposo: lì devono starci solo i non-autosufficienti e già oggi l’Unità Geriatrica di Valutazione invia in queste case solo chi non è più in grado di bastare a sé stesso. Nelle RSA non ci sarà più l’anziano in grado di andare a prendersi il giornale ogni mattina. Questo deve vivere in casa sua, nel suo quartiere. Sono anche favorevole alla concessione di un bonus in modo che una persona possa pagarsi l’assistenza privata e rimanga il più possibile nelle sua casa dove potrà mantenere i propri ritmi di vita, le relazioni di vicinato… finché non avrà bisogno di un intervento professionale continuo da parte di personale ben formato l’anziano dovrà vivere per conto proprio.

I centri diurni di accoglienza come Gardolo e Mattarello potrebbero essere un’alternativa al ricovero: dalle 17 alle 19 gli ospiti svolgono attività manuali, hanno poltrone per il riposo pomeridiano, mensa, sala gioco, vanno in gita… però finora, secondo un’addetta e una ricerca effettuata dall’università, non rende in termini di affluenza.

Si, è vero. È stata una cosa che mi ha un po’ sconcertato perché su questi centri diurni avevo puntato molto da assessore alle Politiche Sociali e nella cui validità credo moltissimo tuttora. Gli ospiti vengono stimolati a fare ed alla sera rientrano in casa, nel loro contesto dove ritrovano figli e nipoti. Sono ancora dell’idea che possano rappresentare una vera alternativa. Forse sono poco promossi, non sono stati fatti conoscere abbastanza. Devono entrare nella mentalità della gente.

Lei è stato Assessore alle Attività Sociali: qual è la sua opinione sulle associazioni di volontariato assistenziale come l’AUSER (assistenza a persone bisognose, in particolare anziani soli ed ammalati) 66 associazioni in Provincia?

L’ente pubblico ha delle responsabilità che non può delegare a nessuno però il volontariato può essere una presenza integrativa molto importante. Le vedo come una risorsa, in particolare per quanto riguarda l’aspetto relazionale. L’AUSER ad esempio accompagna l’anziano o il disabile a far la spesa, dal medico, gli fa piccole commissioni, gli legge qualcosa… ecco questa secondo me è la dimensione giusta del volontariato cioè sulla parte delle relazioni. Non mi aspetterei che il volontario vada a fare il lavoro dell’assistente domiciliare anche perché bisogna saperlo fare, è un lavoro impegnativo… si rischia di fare anche danni… sono cose che si imparano con esperienza. Insomma il lavoro al professionale in questo aspetto integrativo al volontario.

A Trento sempre più persone specialmente extraeuropei (industria: chiesti 8 mila permessi): nuove culture, comportamenti, modi di relazionarsi, educazione. Inevitabili le insofferenze da una parte ed il formarsi di gruppi antagonisti e chiusi dall’altra: il comune è pronto? Cosa fa?

Secondo me la nostra città ha un buon livello di integrazione, l’ha sempre avuto. Vedendo a naso, per strada, queste famiglie di immigrati con carrozzine e bambini…

Suona il telefono, il sindaco alza la cornetta e sbotta: ma sono già le 17,30? Entra anche il suo capogabinetto, Lorenzo Andreatta e ci comunica che abbiamo sforato clamorosamente invitandoci ad accelerare. Il sindaco riprende sul tema dell’integrazione:

…dicevo… la città non ha dato segni di intolleranza, l’integrazione c’è ed è in atto. Secondo me l’integrazione è tanto più efficace quanto meno se ne parla… qui c’è lavoro, le persone si integrano… le cose funzionano, il livello di accettazione è buono. Abbiamo fatto il cimitero islamico all’interno del nostro… qualcuno ha tentato una protesta pensando di raccogliere chissà quali folle ma poi si sono ritrovati alcuni individui con due tre cartelli.

Ciclicamente si parla del carcere di via Pilati, definito da anni vecchio, irrecuperabile e fonte di problemi per tutti: detenuti, guardie, familiari. Lo scorso settembre dovevano muoversi le ruspe per quello nuovo, rispondente al principio che il detenuto è un cittadino da restituire alla sua comunità: che tempi?

Si sta già lavorando al progetto ma non siamo certo alle ruspe! Secondo me, in modo ragionevole, queste potranno partire nel 2003. Bisogna elaborare il progetto definitivo e poi portarlo a Roma… è una trafila burocratica lunga… le carte non partono e ritornano a giro di posta. Non sarà certo un carcere di massima sicurezza ma una casa circondariale, una struttura moderna ed a misura della nostra realtà.

Il 2003 sarà l’anno del disabile: secondo lei il comune di Trento è nella condizione di parteciparvi a testa alta?

Penso di sì ma immagino che poi ci penseranno i cittadini interessati a dirci se possiamo celebrarlo a testa alta oppure no.

In occasione delle feste vigiliane, Andrea Castelli aveva proposto per lei la tonca nell’Adige perché troppo accondiscendente con tutti. Ha fatto il bravo ragazzo anche con noi oppure…?

Io sono fatto così… non è che do ragione a tutti… francamente non mi piace litigare… sono sempre stato così fin da bambino… cambiare adesso?

Accompagnati dal sindaco ci avviamo alla porta dell’ufficio. Fuori la giunta in attesa.

Se un qualsiasi automobilista parcheggia nel posto riservato ai disabili in un’area privata ma con parcheggio aperto al pubblico, tipo supermercati, aziende artigianali, alberghi, centri commerciali, è inutile chiamare i vigili urbani perché non hanno alcuna facoltà di sanzionare l’infrazione. Possono intervenire soltanto sulla pubblica via ovvero nel caso di un parcheggio riservato situato nei pressi di un esercizio pubblico ma non di proprietà dello stesso.
Ad esempio, prendiamo il parcheggio interno del Top o del Bren Center: lì i vigili non possono intervenire poiché la scelta di riservare spazi è del proprietario non essendoci alcun obbligo di legge.
Il titolare o l’esercente possono obbligare però di loro iniziativa o dietro vostra richiesta il maleducato o il distratto possessore del mezzo a spostare l’auto e, nel caso costui si rifiuti di farlo oppure non sia rintracciabile, chiedere l’intervento del carro attrezzi per la rimozione forzata.
Quindi se in un’area privata trovate lo spazio riservato ai disabili occupato da qualcuno che non ne ha diritto, rivolgetevi al proprietario: sarà questione della sua sensibilità e volontà farlo sloggiare. Da parte vostra, voi potete sempre cercarvi un altro negozio… danno all’immagine e beffa all’incasso saranno tutte sue!

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