Come scritto nell’articolo di questa pagina, visitatori occasionali di Trento manifestano stupore per il gran numero di persone in carrozzina circolanti in città senza avere prima fatto caso alla comoda percorribilità dei marciapiedi e alla facilità di accesso a locali pubblici ed abitazioni private. Il trucco per rendere visibili tante persone in carrozzina c’è: basta metterli in condizione di farsi vedere!
Facile ma, in giro per il nostro Paese, pare non lo sia altrettanto nonostante tante amministrazioni locali mettano impegno ad eliminare marciapiedi, scalini all’entrata dei negozi, a far circolare bus attrezzati, nell’aggirare scale con scivoli ecc.. ecc.. Però, lettori di pro.di.gio., nel visitare quest’estate alcune città del nord e centro Italia, qualcuna di gran fama, meravigliato stupore ci ha destato lo scorgere, in alcune, un impegno perfino esagerato a rimuovere barriere architettoniche con megascivoli, mega ascensori, parcheggi riservati a bizzeffe, ecc., in altre stupore depressivo nel riscontrare una realtà arretrata, per non dire addirittura insultante e, in altre ancora, stupore incazzato nel vedere realizzati ex nuovo marciapiedi squadrati, scale senza scivolo, negozi con due gradini d’accesso ecc.. Non facciamo nomi! Chi si loda si imbroda, senza dimenticare che anche da noi non pochi titolari di esercizi pubblici hanno preferito tenersi scalini e scale rinunciando a contributi provinciali, arrivati a coprire l’80% della spesa per eliminarli!
Cercando una spiegazione di tale sfacciata noncuranza, capita di dar la colpa all’incompetenza degli amministratori comunali, alla mancanza di fondi, ad errori di progettazione, all’indifferenza dei cittadini! Tutto vero tutto plausibile ma troppo riduttivo! In verità, bisogna ammetterlo, alla base di tutto vi è una mentalità durissima a morire: quella di chi pensa la città come “usabile” solo da chi si arrangia da sé!
Esempi: in una città, capoluogo di provincia quasi sempre nelle prime 10 della classifica italiana per reddito, stavano ricostruendo un marciapiede senza arrotondamento ai due capi, esattamente come era e dove era probabilmente 200 anni fa e in un’altra, per entrare in un edificio nuovissimo, bisognava scendere in garage perché lì l’ascensore non aveva gradini d’accesso!
Peggio in un grande centro commerciale che per sua propria funzione dovrebbe richiamare il maggior numero di clienti possibili! Qui, accanto ad ascensori interni grandi come un bagno ed alla mancanza del più piccolo gradino o porta stretta, i progettisti sono riusciti ad infilare due barriere: i marciapiedi scalinati che accompagnano salita e discesa delle macchine dal parcheggio sul tetto e non una sola porta ad apertura automatica!
A fianco una fotografia scattata nella primavera scorsa ad edificio inaugurato da sei mesi! Chiaramente la progettazione è stata negligente oppure è mancata la sorveglianza da parte dell’ente pubblico concessionario, dell’assessore, del capo cantiere fino al commissario del governo, tutti autorizzati a dire la loro ma rimasti silenziosi.
Pertanto perché stupirsi se non si incontra nessuno in carrozzina in giro per queste città? Dove volete che vadano, mi verrebbe da chiedere a chi si meraviglia delle tante carrozzine per Trento (ieri 19 settembre ben tre nella sola via Belenzani!), se non hanno la certezza di arrivare dove intendono andare? Se prima di muoversi devono garantirsi l’aiuto di qualcuno che li spinga su e giù per marciapiedi, li tiri su per scale senza montascale, in un autobus senza lama?
Queste barriere fanno ancora parte delle idee confuse di certe amministrazioni che pensano ai disabili solo in termini burocratici, che ignorano cosa voglia dire passare i propri ultimi due anni e mezzo di vita completamente non autosufficienti ed i penultimi tre con grandi problemi di deambulazione (si tratta di valori medi riferiti alla totalità delle persone, secondo uno studio veneto di qualche anno fa).
Se non mettono in condizione i propri cittadini “sfortunati” di riprendere, dopo un incidente o una malattia, una vita di relazione di affetto o di piacere di stare ancora tra gli altri, se non abituano i cittadini “normali” alla loro presenza, cosa intendono fare? Forse niente così “quelli” se stanno in casa ed il problema è risolto alla radice?