Achille piè veloce

Data: 01/06/04

Rivista: giugno 2004

“Nel mio buio ogni libro mi fece sperare, dalla mia finestra immaginai felice ogni quotidiana, umile conversazione. Anch’io ho conosciuto gioia e allegria, meno di quanto volevo e di quanto avevo bisogno. Ma questa è malattia di tutti.”
L’ultima creazione dello scrittore bolognese Stefano Benni è il libro “Achille piè veloce”.

Ulisse è uno scrittore trentacinquenne in crisi creativa. Lavora come lettore di dattiloscritti, o scrittodattili perché – diceva – scrivere è ormai operazione da dinosauri. Il protagonista soffre della sindrome del fornaio che lo porta a rimanere sveglio la notte per lavorare e ad appisolarsi durante il giorno, quindi si trova spesso coi suoi fantasmi, impersonati dagli autori nascenti degli scritti che porta sotto braccio nel traffico bagnato dalla pioggia ed offuscato dalla nebbia.
La casa editrice per cui lavora è sull’orlo del collasso, col suo capo, Vulcano, patito di Playstation ed abile nell’evitare i creditori (aveva scoperto l’utilità di avere un ufficio a tana di volpe: con due entrate). Il cuore di Ulisse appartiene alla bellissima Pilar – Penelope, giovane immigrata sudamericana con permesso di soggiorno scaduto, la quale divide le fantasie di Ulisse con Circe, la segretaria di Vulcano, abile seduttrice. Un giorno Odisseo riceve una mail alquanto misteriosa: “Lei ha un nome omerico come me […] Se lei riuscisse a concepire nella sua testa una qualsiasi definizione di normalità in nessun modo io rientrerei nella sua definizione”.

È così che inizia la tormentata complicità tra il protagonista ed Achille, ragazzo affetto dalla rarissima sindrome di de Curtis, presente in pazienti macrocranici idrocefali (di cui se ne conoscono solo due casi), caratterizzata da repentini sbalzi d’umore e da crisi “accompagnate da clamorosa colonna sonora e da coreografica bava”.
Anche Achille si presenta circondato da un corollario di personaggi, come la madre, umile signora, succube del figlio maggiore Febo, persona fredda ed insensibile impegnata a nascondere il fratello deforme in vista delle sue alte aspirazioni di carriera in campo politico.

Per non parlare del medico, al quale, assieme alla scienza medica in genere, il paziente attribuisce un accento ironico in vista delle più disparate ed utopiche diagnosi della sua malattia.
Al centro, un’avvincente ed inquietante rapporto di complementarità in cui i due personaggi pare che si completino a vicenda: Achille, carico di erotismo e di voglia di vivere, si serve dell’amico come finestra sul mondo; Ulisse, avvolto dalla frenesia e dal frastuono della società moderna, bisognoso di vitalità e di humor.
“Credo che dentro di noi – dichiara Benni – ci sia sempre una parte che ha per destino l’avventura, il viaggiare, il conoscere, apparentemente più fortunata di un’altra parte che è invece inchiodata ad una sedia, inchiodata al dolore. E magari è proprio lì che ci trovi delle energie, ci trovi dei sogni..”.

Il romanzo è dunque una critica alla società odierna, satura di ipocrisia. La quotidianità è piena di eroi non celebrati che provengono da zone oscure, non conosciute, ma capaci di una forte energia vitale.
“Qual è il nome del tuo mistero[…], il tuo nome nel buio?”

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