“Aiutiamoli a vivere” è un’associazione che nasce nel 1992 a Terni col desiderio di aiutare i paesi dell’Est Europa e paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e America del centro-meridionale.
La fondazione nasce in seguito ad una manifestazione sportiva avviata nel 1988 denominata “Terni-Minsk, ovest-est: due ruote per la pace”, nella quale 30 ciclisti andarono per alcuni anni nella capitale Bielorussa per portare un messaggio di pace e speranza. Nel 1992 durante un loro incontro a Minsk una dottoressa disse che erano inutili le parole ma ci volevano opere concrete per aiutare i bambini malati vittime delle radiazioni. Tornati in Italia si creò quindi una “reale solidarietà” con la Fondazione istituita da Padre Vincenzo Bella (frate dei minori conventuali) e Fabrizio Pacifici (al tempo presidente provinciale della Uisp di Terni).
Il primo anno la Fondazione ospitò 17 bambini nella comunità di Terni e in poco più di 10 anni essa si è allargata nella Comunità Economica Europea e in moltissime regioni d’Italia. Nel nostro Paese vengono attualmente accolti circa 4.900 bambini compresi gli accompagnatori in quasi tutte le regioni.
Una delle attività della Fondazione è aiutare sanitariamente questi bambini durante il soggiorno in Italia, facendoli visitare da medici specialisti e donando loro affetto, soprattutto a chi, tra loro, proviene da un istituto.
Avendo monitorato gli istituti bielorussi, si è notata la mancanza di cibo, vestiario e servizi igienici. Per questo, oltre a mandare dei “tir della speranza” con vestiti e medicinali, si sono formati dei “gruppi lavoro” composti da volontari, che nel mese di agosto vanno negli istituti della Bielorussia a ricostruire cucine, bagni, docce e lavanderie.
Un altro progetto importante voluto da volontari italiani ed olandesi è stato quello di creare istituti professionali di falegnameria, taglio e cucito, una scuola di informatica e un progetto per l’agricoltura, per cercare di superare la crisi economica bielorussa e il disagio sociale. Nel Trentino si sono formati diversi comitati di “Aiutiamoli a Vivere”.
Mio padre canta in un coro e una sera si esibì in un concerto per dei bambini bielorussi nella parrocchia di San Carlo. Nel vedere questi bambini mi tornò vivo il desiderio di avere una “sorellina” (io sono figlia unica) e di aiutare persone meno fortunate di me. Così ho chiesto ai miei genitori di poter ospitare anche noi una bambina.
Ci siamo così uniti al Comitato Clarina – San Carlo, che si era costituito nel 2001.
Il Comitato Clarina ospita nel periodo settembre-ottobre circa 30 bambini di età compresa tra i 7 e 12 anni, accompagnati da un’interprete e due maestre. La mia famiglia accoglie da due anni una bambina: Nastia, diminutivo di Anastasia.
Nastia ha 10 anni e ha una sorella gemella. Il primo anno che è venuta siamo andati tutti e tre a prenderla all’aeroporto. Nastia non conosceva bene gli altri bambini, venuti l’anno precedente, ed era seduta sola. Quando l’interprete ce l’ha presentata ho provato tanta gioia e tenerezza verso questa bambina così piccola e timida. All’inizio a casa era molto riservata anche perché non ci conosceva e non sapeva la lingua. Aveva nostalgia della mamma, della sorella, che il primo anno non è venuta, e dei nonni. Nastia si è subito affezionata a me e cercava di imitarmi in tutto ciò che facevo; poi col tempo si è legata anche ai miei genitori. All’inizio comunicavamo con qualche parola in inglese e molto a gesti. Mio padre ed io avevamo fatto un piccolo corso di russo prima che arrivasse, ma abbiamo imparato davvero poco.
Durante il soggiorno i bambini da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 16.05 frequentano le elementari della Clarina. A scuola seguono lezioni di matematica, russo e bielorusso con le loro insegnanti, mentre le attività ludiche sono svolte coi bambini italiani. Dopo la scuola si portano tutti i bambini al parco. A Nastia piace tantissimo l’altalena, dalla quale non scenderebbe mai.
Nei fine settimana si fanno delle uscite di gruppo in montagna o in campagna, in modo che i bambini possano stare il più possibile all’aria aperta.
Oltre alla parte ludica per tutti i bambini bielorussi che vengono in Italia ci sono anche le visite mediche (dentistiche e oculistiche).
Quest’anno Nastia ha imparato molto bene l’italiano, capiva e si esprimeva davvero bene, tanto che quando ora la chiamiamo è un vero piacere sentirla poiché risponde a tutte le nostre domande e anche lei ce ne pone. Questa esperienza umana è per me un vero arricchimento dell’anima, perché riesco e ricevo tanto affetto e ho la possibilità di mettere a confronto la mia realtà con quelli di altri popoli.