Sono le 22 e 30 circa di sabato e ci troviamo nei pressi di un Pub piuttosto noto in una certa località del Trentino.
Dista circa 20 minuti dal centro città, in macchina ovviamente. Sembra questa la distanza minima da percorrere per divertirsi stasera; almeno questo è quello che viene da pensare osservando la moltitudine di giovani qui fuori e ripensando alla pagina “Oggi a Trento” dei giornali. Da lì, oggi come molti altri sabati, si può osservare che il centro città non offre, come intrattenimento, che il cinema e, se va bene, un concerto a pagamento al teatro sociale. Infatti è difficile che i locali del centro si sbilancino organizzando iniziative che richiamino molti giovani, probabilmente per paura delle “grandi repressioni” nate dalle lamentele di chi vive in centro e che d’altronde va rispettato. C’è sempre chi fa eccezione, e i giovani in città comunque non mancano, ciò nonostante le “belle serate” in centro sono più frequenti nei giorni feriali, anche per i molti universitari non trentini che popolano le vie. Il sabato sera è così: chi non sta a casa o non ripiega su qualche festicciola privata a casa di amici di solito prende la macchina e via… questa sera ci si diverte!
Ci siamo sempre occupati della questione della guida in stato di ebbrezza. Anche questa sera siamo qui per questo: vogliamo osservare più da vicino questo potenziale dramma, vogliamo capire se c’è qualche valida alternativa per evitarlo. Analizziamo il problema: bere e guidare.
Perché si beve alcool? I motivi sono molteplici, vanno cercati in ambiti che spaziano dalla psicologia alla filosofia passando per la storia, dalla mancanza di cultura all’essenza della cultura stessa, dal disagio al troppo benessere… in qualche grado persino nelle religioni (quelle che col vino van d’accordo) e nel clima.
Perché si guida? Assurda domanda retorica.
Tutta questa questione, che sembra complicatissima, è in realtà estremamente semplice se presa pragmaticamente. I giovani bevono. I giovani guidano. Finché non causano alcun danno, nessuno può davvero opporsi (va però sottolineato, rispetto al bere, che l’alcolismo è un danno grave). Il problema, ovviamente, è ben maggiore quando le persone (giovani o meno che siano) guidano dopo aver bevuto. Scattano quindi le misure restrittive: multe innanzitutto… se si tocca la gente sui soldi… o sono esse invece, come alcuni scettici sostengono, anzitutto un ottimo modo per le istituzioni pubbliche di raccogliere un bel po’ di contante quando serve?
Noi, che pur non lo vogliamo credere, abbiamo però pensato di sottoporre la questione ad un gruppo di ragazzi seduto qui fuori al freddo in attesa di entrare nel locale dal quale già proviene musica scatenata, rigorosamente ad alto volume.
Subito emerge una proposta: “multe meno salate e, di contro, maggiori controlli”. La motivazione, mi spiegano i ragazzi, è semplice: a rimetterci non deve MAI essere il povero “pirla” che per una volta ha bevuto due birre invece di una e che per questo è costretto a pagare cifre da capogiro e magari peggio. Secondo quanto pensano questi giovani, è ipocrita, poco realista e troppo occasionale per essere davvero efficace (nessuno vuole comunque affermare che non va punito, in qualche grado, chiunque sia al volante dopo aver bevuto, poco o tanto che sia). Dovrebbe esserci invece un maggior numero di controlli (“non raccontate”, dicono, “che mancano fondi o personale”) con multe, per chi è “fuori di poco”, limitate a cifre non irrisorie ma neanche eccessive, paragonabili a una fastidiosadolorosa puntura di spillo che faccia ben presto passare la voglia di ripetersi. “Non vuole essere eccessiva lascivia”, sottolinea timidamente un giovane piccoletto con gli occhiali, “anche i “multoni” possono funzionare, ma solo presupponendo che colpiscano tantissimi colpevoli (e non so quanto sarebbe socialmente conveniente salassare troppa gente) e che escludano quei poveracci che sono “fuori di un soffio” e non hanno precedenti. Polso duro e tolleranza zero potrebbero meglio funzionare con chi è recidivo o eccessivamente ubriaco.” “Inoltre”, aggiungono gli altri, “è molto meglio essere più “cattivi” con chi, oltre a essere ubriaco, commette qualche infrazione”.
“Pur continuando a non approvare la guida in stato di ebbrezza – mi dice una avvenente ragazza – non sarebbe male trovare il modo di incentivare una guida sicura anche per chi è parzialmente alterato (della serie: “se guidi ubriaco almeno vai piano”)”.
Questi ragazzi con cui sto parlando, sono cinque o sei in tutto, tutti con una birra tra le mani, non mi sembrano fare ragionamenti insensati, tuttavia domando loro se questi discorsi non siano un po’ contradditori.
“Certo che può sembrare contradditorio – risponde la ragazza – ma sono forse meglio altre evidenti contraddizioni già presenti? La guardi la TV?” A tale proposito non posso non citare l’esempio del film per bambini che ho visto pochi giorni fa (solo l’ultima mezz’ora) con il mio fratellino, durante il quale sono stati trasmessi ben sei pubblicità di alcolici e una decina di automobili. Macchine, alcool…alcool, macchine… non c’è bisogno di commentare.
Altre cose emergono dalla conversazione: qualcuno cita una recente statistica che ha dimostrato che le donne laureate bevono più di quelle che non lo sono. “Sarà anche vero”, commenta uno spilungone dall’aria intelligente, “ma io conosco “orde” di giovani che non studiano né leggono molto (a questo punto nel gruppetto partono le battute), conseguentemente trovano più difficile avvicinarsi a “concezioni del mondo”, se non più profonde almeno alternative a quelle standardizzate e proposte dal consumismo. E cosa esso propone? Date un occhio alla pubblicità. La macchina è più uno status-symbol che un mezzo di trasporto, almeno quanto un alcolico è in genere ritenuto, tra i giovani ma non solo, più coerente di un analcolico col concetto di “locale” e di “divertimento”. E poi si chiede ai giovani di non bere e guidare?”
La conversazione si fa interessante ma ci stiamo perdendo la serata qui fuori! Proponiamo di fare un giro dentro al locale. La prima cosa che notiamo all’interno è una di quelle salette con un fusto di birra al centro, dove la gente si rinchiude per sfida o goliardia. Al momento è vuota.
Il bancone del bar è invece irraggiungibile, il deejay pesca a casaccio tra tutto ciò che riesce a far muovere i piedi: decisamente qui la maggior attrattiva è l’alcool, associato alla compagnia e alla speranza, più o meno vaga, di vivere un’esperienza sessualesentimentale con un compagnoa dell’altro sesso. Non riusciamo a levarci la sensazione che chi non beve, qui, è un pesce fuor d’acqua.
Facciamo due chiacchiere con il barista e con qualche avventore vicino al banco. L’argomento è sempre lo stesso e le opinioni sono simili. In linea di massima ognuno è fortemente legato alla propria capacità di auto giudizio, crede di poter giudicare da solo se e come guidare dopo aver bevuto, ma basta poco per capire che, applicato ad un’eterogenea collettività, questo assunto non funziona. È opinione comune, mi pare di capire, che chi si sacrifica e non beve per riportare tutti a casa è un santo, anzi, un martire, ma soprattutto è raro.
Dopo aver citato alcune delle più recenti proposte, avanzate da alcuni politici, alla soluzione del problema degli incidenti alcool correlati ci sentiamo rispondere: “stupidaggini come ad esempio: “vietiamo la vendita di alcolici dopo le due di notte” o “diminuiamo radicalmente il tasso alcolico consentito” o ancora “alziamo brutalmente le multe”, sventolate dopo l’ennesima tragedia, servono più che altro a dare visibilità all’approfittatore del momento. È più utile cercare di aggirare questo problema prima ancora di pretendere di estirparlo completamente con iniziative che sono talvolta troppo piccole, populiste, idealiste, vendicative, e che sanno di proibizionismo”.
Sono le 24 e 30 ma la festa è appena iniziata; giusto adesso un gruppo di ubriachi mascherati (chissà perché) e schiamazzanti ha invaso il locale; saranno venuti a piedi? Non sembrano voler parlare con noi e, in ogni caso, ci apprestiamo ad andarcene. Abbiamo comunque avuto modo di ascoltare diversi pensieri (troppi per riportarli tutti integralmente) che, anche se non sono sempre facilmente o pienamente condivisibili, possono contenere utili indicazioni.
Come si è spesso detto è vero che la radice del problema è nei valori degli stessi giovani e della gente in generale. La pragmatica proposta che è emersa questa sera è però quella che – mentre ci si mette d’accordo, tra mille contraddizioni, su quali siano i valori più giusti per evitare certe tragedie – si cerchino almeno di contenere i danni, possibilmente evitando di specularci.