L’Associazione Prodigio, ormai lo ripetiamo spesso, è da sempre vicina alle problematiche che nascono dal rapporto dei giovani con l’alcol. Soprattutto ora che il “brindare” con gli amici sembra essere diventata l’abitudine dei giovani (anche minorenni) per riempire le serate. Stiamo assistendo al sopravvento della moda del binge drinking, ovvero il bere fino allo stordimento, visto come un passatempo per coloro i quali, forse, non sanno come passare meglio le serate nella città di Trento.
A tal proposito abbiamo voluto sentire il parere di un esperto, coinvolgendo il dottor Roberto Pancheri, dirigente del Servizio di Alcologia di Trento, per avere la sua autorevole opinione. Il Servizio è rivolto a persone e famiglie con problemi alcolcorrelati e collabora con altri Servizi di Alcologia provinciali, con le Unità Operative ospedaliere e con le associazioni di volontariato nell’ambito di programmi di prevenzione e riabilitazione.
Si possono però ben definire le situazioni così dette “alcol-free”, quelle in cui è necessario non consumare assolutamente bevande alcoliche e quindi avere un’alcolemia pari a zero. Parliamo ad esempio delle donne in gravidanza e in allattamento, di diverse malattie, di chi usa farmaci, di chi guida, degli adolescenti perché fino ai 15-16 anni l’alcoldeidrogenzasi è poco o per nulla presente nel nostro organismo e quindi fino a quell’età non siamo in grado di eliminare l’alcol dal sangue. Ma non solo. La legge 125 del 2001 ha stabilito che esistono tutta una serie di attività lavorative per le quali il tasso di alcolemia deve essere pari a zero. Si parla, per esempio, di tutti i lavoratori della sanità, di coloro che operano su macchinari pericolosi o automezzi pesanti, degli edili o altri operatori che lavorano in altezza, ad esempio sulle impalcature. Possiamo nominare anche altre attività, come ad esempio i trasporti: il pilota dell’aereo o il comandante della nave; è certamente importante che essi non abbiano bevuto prima di mettersi in servizio.
Le mie collaboratrici che fanno interventi nelle scuole mi riferiscono che i ragazzi sono consapevoli dei rischi, anzi a volte ne sanno di più di chi va a fare gli interventi, ma li avvertono come una realtà lontana dalla loro; il problema dunque non riguarda l’informazione sui danni, è necessario innescare un meccanismo virtuoso che porti a compiere scelte differenti. È un discorso molto lungo, ma la base su cui noi lavoriamo nei programmi delle scuole è un innovativo capitolo riguardante l’intelligenza emotiva. Ovvero: nel sistema scolastico italiano se un ragazzo studia, esce dal percorso scolastico che sa tutto degli altri e niente di sé. Nessuno nel sistema scolastico italiano ci insegna a studiare noi stessi, a leggere le nostre emozioni, a decifrarle, a capirle e a farci i conti. L’educazione razionale emotiva si occupa del cosiddetto A B C delle emozioni: A è il fatto, la circostanza, C è la reazione, l’emozione. Quello che di solito viene saltato nel nostro interpretare le emozioni è il punto B, cioè il fatto che dietro ogni emozione vi è il pensiero che regola questo sentire. L’emozione è regolata dal pensiero. Quello che vogliamo ottenere lavorando nelle scuole, è la capacità da parte dei ragazzi di dire di no al gruppo dei pari, quando il gruppo dei pari propone delle scelte che non sono un granché per la salute: bere, fumare, andare a 180 in macchina, ecc…
I ragazzi adesso, ma anche gli adulti, spesso bevono per gruppo, nessuno dei ragazzi a differenza degli adulti berrebbe da solo. Questo perché i ragazzi non riescono ad avere un comportamento autonomo e magari potenzialmente escludente da quello del gruppo.
Spesso viviamo in un mondo in cui la libertà individuale è portata in un palmo della mano, ma in realtà la libertà del “non bere” alcolici è una libertà che viene messa a dura prova tutti i giorni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice chiaramente che non si può assolutamente consigliare l’uso di alcol, vino o checchessia a scopi terapeutici, in quanto non è dimostrabile che faccia bene, e anche dovesse far bene, i dosaggi che bisognerebbe raggiungere sono così elevati che le controindicazioni diverrebbero maggiori (ad esempio il resveratrolo nel vino è associato all’alcol etilico e l’alcol etilico è cancerogeno e causa molti altri problemi).
In quanto a tumori, si è potuto appurare che il rischio (legato all’alcol) di sviluppare cancro al seno comincia già con un bicchiere al giorno, una simile dose ovviamente dà una probabilità minima, ma con due bicchieri al giorno aumenta, con tre ancor di più… aumenta in maniera esponenziale!