A scanso di equivoci, Mauro Corona non è astemio nè lo è mai stato. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, ci regala un piccolo manuale per buoni bevitori, per bere bene senza esagerare e senza farsi male. Ne è ben consapevole che pretendere che i giovani non bevano è pretendere l’impossibile. Ecco allora una guida con cui si possono mettere al bando le ipocrisie utopistiche di chi li vuole tutti astemi.
Ripercorre la storia della sua infanzia e del primo contatto con l’alcol: dalle bevute per cercare di allontanare la timidezza a quelle per essere come gli adulti, “eroi forti ed invincibili” temprati dalle fatiche delle montagne che altrimenti ti consideravano una mezza calzetta. L’autore estrae dal bagaglio della sua esperienza parole dure e caute, parole di chi è consapevole di aver “razzolato male” ma che prega il lettore almeno di lasciargli “predicare bene”. “Chi scrive è un povero diavolo che ha fucilato la serenità della sua vita e devastato quella degli altri con l’alcol”, dice nelle prime pagine. Ed è l’alcol – legale, costa poco, si acquista ovunque – che “ci fa credere di contare qualcosa”. È l’alcol che finge di dare tutto: coraggio, allegria, autostima, entusiasmo. Ma quando l’età avanza e le bevute aumentano, l’autostima non cresce più. Quegli adulti “forti ed invincibili” che si tentava di emulare si sono scoperti essere soltanto “poveri diavoli”. Il punto è che quando lo si scopre, si è ormai ridotti come loro. Ed è questo che Mauro Corona vuole impedire che accada ai giovani, ai quali si rivolge, fornendo loro preziose regole d’oro che non provengono da libri dotti, ma dall’esperienza di chi ha bevuto ed è stato male, dalla saggezza popolare dei vecchi che passano i giorni nelle osterie, di chi, dopo una vita passata a bere, non riesce più a farne a meno fino a morirne. “Bevete, ma poco e piano”, “non bere alcol a stomaco vuoto”, “non mischiare diverse qualità d’alcol”, e ancora: “nel bere è primo chi arriva ultimo”. Consigli sperimentati sulla propria pelle come: “mai iniziare col vino e proseguire con la birra, passare sempre dai gradi più bassi a quelli più alti”. Suggerimenti di uno che non si considera un pentito ma che lucidamente riesce ad affermare: “una volta iniziati all’alcol, dall’alcol non si esce più” e concludere amaramente: “per ora l’ho sospeso, ma sento che tornerà, e allora andrò fino in fondo”. Un libro strano, questo di Corona. Un libro che non toglierà dalla testa di chi ha voglia di farlo il desiderio di sbronzarsi e provare l’ebbrezza di sballarsi facendo a pezzi i freni inibitori. Un libro di cui magari si faranno beffe coloro che sono avezzi alle bevute e non si curano delle conseguenze. Ma si tratta anche di un libro che, da parte di un uomo con le sue pecche ed i suoi sbagli, avverte di non cancellare le nostre tracce con l’alcol. Perché è la vita vera che ci dirà chi siamo, non lo scopriamo dopo una bevuta colossale, per quanto inebriante.