Il dilagare delle tossicodipendenze e dell’interesse da esse suscitato dal punto di vista politico e soprattutto sociale (la droga è tabù nel senso di male) ha relegato in secondo piano il problema dell’alcolismo, fenomeno la cui gravità nel nostro paese è certamente ben maggiore.
Di drammatica evidenza quotidiana è infatti l’azione distruttrice dell’alcol sul piano somatico e del funzionamento della personalità: l’assunzione smodata e prolungata di alcolici è responsabile di un alto tasso di mortalità ed in un numero notevole di soggetti conduce spesso a patologie organiche e psichiche dai livelli altamente invalidanti. Lo stereotipo però dell’alcolista quale individuo derelitto, abbandonato a se stesso ed in grado di sopravvivere solo con piccoli espedienti come nostri barboni da strada a Trento, è fuorviante e non corrisponde alla realtà.
Peraltro, se solo una piccola percentuale di alcolisti perviene a questo tipo di esistenza, è altrettanto vero che tutti, inevitabilmente e a qualsiasi ceto appartengano, finiscono per manifestare inefficienza e inadeguatezza di fronte alle responsabilità ed ai compiti e degradano sul piano sociale ed economico.
L’alcolismo inoltre, in misura maggiore o minore, coinvolge l’ambiente familiare, in cui più drammaticamente si manifesta il decadimento etico, la violenza, l’abbrutimento del soggetto alcol-dipendente. Influenze traumatiche e distruttive si esplicano sui figli che, deprivati di un modello parentale valido e socialmente accettabile, vanno incontro ad uno sviluppo abnorme della personalità ed edificano strutture caratteriologiche, atteggiamenti relazionali e modalità di comportamento di tipo nevrotico o psicopatico. L’abitudine a bere si instaura con grande frequenza anche nei figli ed è significativo in questo senso rilevare che oltre il 50% degli alcolisti ha uno od entrambi i genitori affetti dalla stessa patologia.
Dipendenza
Oltre ai livelli più espliciti di dipendenza quali l’etilisimo e la patologia alcolica, nelle regioni del Nord-Est come la nostra dove una forte assunzione di alcolici è culturalmente accettata e tollerata, la dipendenza può instaurarsi senza che la condotta del soggetto sia giudicata alterata e dunque non ne viene rilevata alla sua diagnosi.
Sì, è proprio molto subdola, ancor più di tutte le altre dipendenze, quella dell’alcol, che in genere non è accettata né riconosciuta. Basti pensare che si può pacificamente considerare come psicologicamente dipendente dall’alcol il soggetto incapace di trattenersi da esso senza alcuno sforzo per un periodo di 6 mesi.
Psicologia del bevitore
In termini psicoanalitici nel soggetto alcol-dipendente l’Io ha subito una regressione a stadi precoci di sviluppo.
L’euforia artificiale prodotta dall’alcol ristabilisce il principio di piacere, in armonia al quale funziona alla vita affettiva originaria del bambino, riduce l’investimento biologico concettuale e ripropone uno stato di dipendenza fantasmatica dalla madre sulla base dell’equivalenza alcol=seno=buono.
Società
Scorrendo l’elenco del telefono di Trento, 100 mila abitanti, vi trovo circa duecento bar: ciò significa un bar ogni cinquecento persone. Entrando in essi vi trovo molti che assumono alcol periodicamente per motivazioni difficilmente individuabili: in alcuni casi sono i fattori socio-ambientali a determinare il ricorso all’alcol, altre volte l’alcolizzazione periodica è determinata da una patologia.
Le oscillazioni dell’umore della personalità depressiva possono essere responsabili di periodici ed occasionali abusi di alcol. Mentre queste circostanze costituiscono la manifestazione che nasconde o maschera una condizione affettiva alterata, nel caso dell’alcolismo del barbone che si compra il litro di vino al supermarket, si può dire generalizzando che quest’ultimo comportamento alcolico è l’epifenomeno di una psicopatologia più o meno latente.
Epidemiologia
Generalmente si ammette che un uomo su dodici al di sopra dei vent’anni sia un alcolista con un rapporto di 5 a uno per il sesso maschile.
Purtroppo le statistiche non descrivono il fenomeno nei suoi effetti collaterali perché non registra le morti per guida in stato di ebbrezza, gli omicidi-suicidi, le morti per patologie correlate all’abuso di alcol. Quasi giornalmente nei nostri reparti di medicina degli ospedali trentini muore qualcuno a causa di cirrosi epatica, epatocarcinoma ed altro.
Il profumo dei soldi
Abbiamo una cultura ed una economia nazionale basata sul vino e derivati e la nostra stessa Provincia finanzia cantine vinicole a fondo perduto per miliardi affinché lo spaccio di alcol sia sempre più capillare ed il consumo diffuso: incentivi, pubblicità (ricordate “Trentino fa rima con vino?”), percorsi culturali, itinerari consigliati (le varie strade del vino), mostre, vernissage e quant’altro. Ultimamente persino la Sanità e la Medicina ufficiale affermano di avere prove scientifiche che: “Due bicchieri di vino al giorno fanno bene” perché ossidano i radicali liberi.
Un dubbio ed un problema: perché non si propaganda con altrettanto zelo il succo d’uva ormai presente in tutti i negozi e con gli stessi principi organici e salutistici del vino ma assolutamente privo d’alcol. Perché? Una piccola riflessione ed avrete la risposta esatta!