Alcuni recenti risultati della ricerca medico-scientifica, dicembre 2003

Data: 01/12/03

Rivista: dicembre 2003

Fumo e sclerosi multipla

Il fumo raddoppia il rischio di contrarre la sclerosi multipla. Lo afferma uno studio condotto presso l’Università di Bergen (Norvegia) e pubblicato sull’ultimo numero di Neurology.
La ricerca ha coinvolto circa 22 mila individui, uomini e donne di età compresa tra 40 e 47 anni, tutti abitanti della stessa contea norvegese.
È emerso che il numero fumatori che ha contratto la malattia è di quasi due volte superiore rispetto a quello dei non fumatori, indipendentemente dal livello socio-culturale.
Per gli uomini, il fattore di rischio sale addirittura a 2,75.
(4 novembre ‘03 www.galileonet.it)

Gatti e SARS

Medicina. Anche i gatti domestici possono prendere la Sars.
Lo ha dimostrato uno studio dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam che ha notato come i felini in laboratorio, esposti al virus, sviluppino la malattia e siano in gradi di trasmetterla ad altri animali.

Robot chirurgico

Una bambina di un anno è stata operata con un robot a Bologna.
L’operazione è stata eseguita per la prima volta in pediatria al Policlinico Sant’Orsola L’intervento, per asportare un’ernia ovarica, non lascerà cicatrici.

La prima proteina artificiale

Si chiama Top7 la prima proteina artificiale, disegnata dai ricercatori al computer mettendo insieme, in una forma mai vista in natura, 93 aminoacidi.
Le proteine sono i mattoni della vita e si formano a partire dalle istruzioni codificate nel Dna delle cellule.
All’inizio si tratta di lunghe catene di aminoacidi ma la chiave delle loro funzioni biologiche è nella forma tridimensionale che assumono successivamente. Ricercatori americani hanno studiato la proprietà di assumere forme diverse e sono riusciti a simularla grazie a sofisticati algoritmi.
Il risultato è stato una sequenza di amminoacidi caratterizzata da un livello energetico inferiore rispetto a quello di cui generalmente necessitano le proteine e con una conformazione mai vista prima.
Secondo i ricercatori, che descrivono il loro studio sulle pagine di Science, la possibilità di realizzare proteine artificiali getterà luce sui meccanismi di formazione di queste macromolecole e consentirà in futuro di produrre enzimi proteici da utilizzare in ambito medico – scientifico.

Forse un vaccino anche per la sclerosi multipla

Un vaccino potrebbe prevenire e curare alcune malattie del sistema immunitario, tra cui la sclerosi multipla.
È la scoperta di un team internazionale di ricercatori, guidato dall’Istituto di biotecnologie biomediche del Cnr di Pisa, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science. Alcune patologie autoimmuni, come la sclerosi multipla, l’artride remautoide, il morbo di Crohn e alcune forme di diabete, sono causate dall’esagerata attività di una proteina, la interleuchina 18 (IL-18).
Questa, in condizioni normali, è essenziale per regolare la corretta attività immunitaria ma, quando viene prodotta a livelli troppo elevati, provoca una abnorme reazione immunitaria, finendo per distruggere l’organismo stesso.
Alcuni animali malati sono stati vaccinati contro la IL 18, in modo che il sistema immunitario reagisse contro la proteina e ne limitasse l’attività nociva.
Il vaccino, consistente in un’iniezione di Dna con il gene nella forma inattiva della IL 18, ha neutralizzato i livelli in eccesso della proteina. Si è così visto che i parametri degli animali vaccinati, rispetto a quelli che non lo erano, rientravano nella norma e, soprattutto, che scomparivano i danni renali, la principale causa della loro morte prematura.
Si apre quindi la strada a una cura alternativa delle malattie autoimmuni, ai cui danni finora si è potuto far fronte solo con terapie immunosoppressive che presentano, tuttavia, il grave inconveniente di rendere il paziente incapace di reagire alle infezione.

Osteoporosi

Secondo l’ultimo report dell’International Osteoporosis foundation (pubblicato su www.osteofound.org), la più estesa associazione non governativa europea che riunisce società scientifiche e gruppi di malati, attualmente una donna su tre e un uomo su otto, dopo i 50 anni, soffrono di osteoporosi.
La malattia è un problema mondiale che affligge oltre 150 milioni di persone dei paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo. Il peggiore inconveniente della patologia, direttamente connessa all’invecchiamento, è la frattura delle ossa, in particolare il polso e il femore. Se la dieta corretta, il mantenimento del peso forma e l’attività fisica regolare nei primi 25 anni della propria vita, allontanano notevolmente il rischio di ammalarsi di osteoporosi, le cure farmacologiche puntano a frenare l’evoluzione del processo di deterioramento osseo già avviato rallentando la perdita di minerale e prevenendone la porosità.
Un nuovo rimedio farmacologico è stato appena lanciato in nove paesi europei. Si tratta di un farmaco specifico per il trattamento dell’osteoporosi avanzata nelle donne in menopausa ad alto rischio di fratture ossee.
Di proprietà della multinazionale Eli Lilly, il composto è a base di teriparatide, porzione dell’ormone umano naturale paratiroideo, in grado di stimolare la sintesi di nuovo tessuto osseo e rimodellarlo. Secondo lo studio multicentrico del 2001 su oltre 2000 pazienti e pubblicato sul New England Journal of Medicine, risulta che il farmaco riduce il rischio di nuove fratture spinali del 65% e quello di fratture spinali multiple del 77%. Fra gli effetti collaterali si riscontrano nausea e mal di testa occasionali. Va somministrato quotidianamente con iniezioni sottocutanee, per 18 mesi. Approvato dall’Emea, l’agenzia europea per i farmaci, arriverà in Italia nella primavera 2004 con il nome di Forsteo.

precedente

successivo