In questo articolo si fa più volte riferimento alla presentazione di Microsoft PowerPoint sollievo.ppt (300Kb).
In un articolo dello scorso numero, pagina 15, vi abbiamo parlato di una ricerca, svolta dalla Cooperativa Gruppo 78, coadiuvata da altre associazioni di volontariato ed enti pubblici. In quell’occasione vi abbiamo lasciato con la promessa di inserire nella successiva pubblicazione i dati elaborati dal professor Carlo Buzzi, della Facoltà di Sociologia di Trento. Ecco quindi, puntuali come sempre, alcuni dei grafici che il docente ha illustrato in occasione del convegno di fine marzo.
Il campione della ricerca conta 188 famiglie, che risiedono su tutto il territorio provinciale. Vista la distribuzione (vedi diapositiva numero 3 della presentazione di Microsoft PowerPoint sollievo.ppt.) si può notare che le aree più significativamente rappresentate sono l’Alta Valsugana (30 famiglie), la Valle dell’Adige (25 famiglie), escluso il comune di Trento, e il comune di Rovereto (26 famiglie). Quasi la metà del campione è rappresentato da famiglie su cui grava un componente portatore di disabilità psico-fisica (48,5%) e il 20% degli intervistati ha a carico un componente con ritardo mentale. Il numero elevato di famiglie con persone affette da patologie psichiatriche può stimolare una riflessione: Gruppo 78 e le altre associazioni che l’hanno aiutata nella ricerca concentrano la propria attività soprattutto verso il disagio psicologico. Le realtà che i volontari e il personale delle cooperative hanno personalmente avvicinato per sottoporre l’intervista presumibilmente ricalcano la stessa utenza con la quale fanno i conti quotidianamente.
Vediamo ora a confronto le richieste delle famiglie e i servizi attualmente disponibili: dai dati forniti da questo monitoraggio risulta che il 44,7% delle famiglie necessita di una presenza fisica costante durante il giorno ( v. istogramma diapositiva numero 5). A fronte di questa necessità vediamo che, infatti, nei giorni feriali, il 48,4% degli intervistati si appoggia centri diurni (v, istogramma diapositiva numero 11). Se diamo un occhio alla necessità di assistenza notturna invece emerge un 37,2% di famiglie che non sente il bisogno di sostegno (v. istogramma diapositiva numero 8). Se ne deduce che il problema maggiormente sentito è quello delle attività diurne del disabile. Nella media i servizi domiciliari ed esterni sono valutati positivamente e la loro copertura temporale è considerata buona (v. torta diapositiva numero 14). Il punto critico dei servizi esterni, sebbene il giudizio complessivo sulla loro qualità sia buono, è il supporto sanitario (indicato dal 23,3%) seguito a ruota dal livello di integrazione (18,1%, v. diapositiva numero 16). Tra i compiti più gravosi per i famigliari il 20,2% del campione indica le mansioni di assistenza (igiene, alimentazione, spostamenti fisici ) anche notturna (vedi tabella alla diapositiva 19). Ma notiamo che il 32,4% degli intervistati non risponde alla domanda (diapositiva numero 19). Dai dati la rete sociale che si viene a formare attorno alla famiglia con disabile sembra abbastanza buono. Sebbene quasi il 70% degli intervistati sostenga che sono i parenti ad offrire assistenza ed aiuto, vorremmo sottolineare anche che il 31,4% può contare sulla relazione con altre famiglie con problemi analoghi. Vengono poi citate associazioni di famiglie e di volontariato, gli amici e i semplici vicini di casa. A ben guardare però la situazione non è così rosea, se il 67,6% degli intervistati dice di non avere amici (grafico diapositiva numero 21).
In tutto questo il 36,2% delle famiglie con una persona disabile ritengono di essere molto condizionate nella possibilità di avere del tempo libero e dei momenti di svago. Parlando di vacanze, la maggior parte di queste famiglie non le fa. Uno su dieci di chi va in vacanza con il famigliare disabile afferma di sentirsi limitato dalla sua presenza. Chi preferisce partire senza disabile lo affida in prevalenza a strutture specializzate o ad altri parenti.
Da queste ultime affermazioni seguono conseguentemente le ricerche sulle caratteristiche che le famiglie richiedono agli enti che offrono servizi di sollievo. Sui dati relativi a questa domanda rimandiamo alle tabelle 9 e 10, ma vorremmo fare dei commenti. Tra le richieste spicca quella del rapporto diretto tra famiglia e personale addetto alla cura del disabile, ciò è considerato fondamentale da oltre metà del campione. Inoltre l’accompagnamento e il rientro garantiti dal servizio sono molto importanti: oltre il 37% delle famiglie lo valuta come fondamentale. Circa il 30% degli intervistati sottolinea l’importanza della presenza costante di figure sanitarie di riferimento.
I servizi di sollievo hanno un campo d’azione piuttosto vasto e la loro incidenza sulle famiglie con persone portatrici d’handicap sono sentite spesso come indispensabili. Il successo di questo modo di agire è provato dall’appoggio della stragrande maggioranza degli intervistati, che sarebbe disposta a partecipare alle spese di questi servizi (vedi torta diapositiva numero 30).