Nel 2019 abbiamo affrontato con l’Associazione AMA (acronimo di Auto Mutuo Aiuto) di Trento il fenomeno emergente del ritiro sociale “hikikomori”, che anche in Trentino coinvolge ragazzi e giovani adulti principalmente maschi di età compresa tra i 14 e i 30 anni, che decidono di isolarsi dal mondo e di ritirarsi nelle loro stanze e in se stessi. Ora, a distanza di tre anni, ci siamo incontrati nuovamente presso la sede dell’associazione con la psicologa e psicoterapeuta Zilma Lucia Velame per capire come la pandemia abbia influito sulle persone che frequentano l’associazione e sulla sua organizzazione. AMA è presente in Trentino dal 1995 e basa le proprie attività sul principio secondo cui «solo tu puoi farcela, ma non puoi farcela da solo». Attraverso le dinamiche di gruppo, AMA condivide, garantendo l’anonimato, le esperienze di persone che stanno attraversando circostanze o momenti simili nella loro vita (malattia, divorzio, lutto, neo-genitorialità). Nei gruppi, si confrontano le esperienze reciproche e, attraverso la condivisione, si mettono in comune le proprie difficoltà e si acquisiscono nuove competenze per raggiungere un maggiore benessere. Durante questi due anni, la realtà di AMA è stata stravolta dalla pandemia. «Lo slogan di AMA è “insieme è meglio” ed è proprio partendo da questo presupposto che abbiamo iniziato a riorganizzarci appena scoppiato il Covid – spiega Zilma Lucia Velame – Fin da subito abbiamo riorganizzato le attività che andavano a sostituire quelle consuete, per evitare che all’isolamento fisico corrispondesse anche l’isolamento sociale. Alcune attività già presenti in associazione erano particolarmente adatte al periodo di lockdown perché strutturate da remoto e non in presenza, tra queste ricordiamo in particolare TRA DI NOI progetto che gestisce la chat anonima e gratuita di ascolto e sostegno per giovani sulla app Youngle. Abbiamo ampliato i turni settimanali da due a tre in modo da dare maggior opportunità ai ragazzi di avere un momento di ascolto solo per loro. A questo si affianca la linea di ascolto “Invito alla vita” 800-061650, attiva dalle 7 del mattino all’1 di notte, sette giorni su sette. In alcuni casi abbiamo potuto dotare di tablet alcune persone e famiglie sprovviste che sarebbero state tagliate fuori dalle opportunità di relazione tramite questi strumenti e abbiamo implementato il nostro sostegno a distanza tramite colloqui online e con la reperibilità telefonica». Più di recente, AMA è scesa in campo per supportare le famiglie ucraine in fuga dalla guerra. «In questo momento – continua Velame – abbiamo un nostro spazio di socializzazione che si chiama “Conosciamoci in italiano”, dove le persone che non padroneggiano la lingua italiana s’incontrano per parlare di sé e così migliorano la propria competenza di espressione nella nostra lingua. L’attività è gestita da volontari che sono spesso ex insegnanti d’italiano. Abbiamo triplicato questi spazi nell’ultimo periodo e li abbiamo destinati all’emergenza dei profughi ucraini». AMA Trento continua quindi ad essere un ponte tra le varie associazioni di aiuto presenti sul nostro territorio e si dimostra capace di adattarsi alle circostanze e crescere con progetti diversi, che hanno in comune l’obiettivo di migliorare la vita di chi ne ha bisogno. E nel frattempo punta a costruire una rete nazionale e internazionale che, sfruttando l’online, possa potenziare anche esperienze diverse rispetto a quella finora fatta.