Dopo la presentazione di venerdì 22 al pubblico e alla stampa, mi è proprio venuta la voglia di salire su uno di questi tanto decantati bus. Innanzi tutto devo procurarmi la tessera e l’abbonamento.
Per avere la prima basta il certificato di invalidità (in alternativa l’autocertificazione), una foto-tessera e recarsi con questi all’Ufficio Trasporti della Provincia in via Vannetti. Dopo dieci minuti di pratiche mi viene consegnato il tesserino (tesserino e abbonamento sono validi su tutti i mezzi pubblici in provincia di Trento, compreso il treno, la ferrovia Trento – Malè ed il servizio extraurbano) di categoria “G” valido cinque anni e con possibilità di accompagnatore al seguito.
Con questo in mano passo direttamente dall’ufficio Trasporti alla stazione delle autocorriere di piazza Dante per avere l’abbonamento annuale: presento il tesserino e, dopo pochi minuti mi viene consegnato gratuitamente.
A questo punto manca solo il dettaglio più importante: l’autobus! Consulto la guida “Spostarsi in libertà, vademecum comportamentale del passeggero disabile” per verificare quale sia la fermata attrezzata più vicina: è quella di fronte a Santa Maria Maggiore in via Prepositura. Contrassegnata dal simbolo di una carrozzella nera su sfondo arancione, la trovo subito dopo di che non mi resta che aspettare l’autobus di turno, un passaggio ogni quaranta minuti.
Alle 16 e 35, eccolo sbucare! I miei occhi colgono già a distanza lo sguardo perplesso e sorpreso dell’autista. Dal posto di guida si scusa «è la prima volta, non ho ancora fatto il corso e non so esattamente dove mettere le mani per far uscire la lama…». Tira fuori il manuale delle istruzioni, da una rapida occhiata e dopo qualche attimo, preceduta dal lampeggiare di una luce e da un suono acustico, eccola scivolare fuori (lunga circa un metro) da sotto la pancia dell’autobus. Soddisfazione generale.
Il mio accompagnatore mi spinge a bordo ed esegue scrupolosamente le istruzioni elencate nel depliant fornito dall’Atesina.
I pochi passeggeri del bus assistono interessati dai finestrini e, una volta sistemato a bordo, alcuni si fanno attorno per avere informazioni.
Il mio viaggio di prova prosegue tranquillo e senza scossoni per circa un quarto d’ora e finisce alla fermata “Chini” in Viale Verona. Per avvertire l’autista che si intende scendere, basta premere con un certo anticipo un pulsante rosso: vi allungo sopra la mano e l’autobus dopo un po’ inizia a rallentare ed accosta al marciapiede. Con l’aiuto dell’accompagnatore slaccio la cintura, infilo la pedana e mi trovo in strada.
Che dire? Beh devo dirlo: è stata una bella soddisfazione risalire su un autobus urbano dopo tanti anni e tanti incontri, convegni e proposte! Sfortunatamente le fermate della linea 13 sono lontane dalla mia abitazione e pertanto non potrò usufruire spesso di questo servizio. L’aspettativa è quella di un rapido allestimento di nuove fermate e di nuove linee urbane. Al proposito, raggiunta telefonicamente, la dottoressa Ebner dell’Atesina ha invitato me e chiunque altro fosse interessato a segnalare con una lettera i percorsi e le fermate di maggior utilizzo in modo da mettere l’azienda nella condizione di ottimizzare il servizio. Invito tutti a farlo perché, più richieste giungeranno all’azienda, più probabilità ci sarà che queste vengano esaudite.
Buon viaggio a tutti!