C’è marciapiede e c’è Il Marciapiede!
Nel numero precedente di questo giornale avevamo affrontato il problema dei parcheggi riservati ai portatori di handicap e del loro rispetto. In questa occasione parliamo di marciapiedi dal punto di vista della loro percorribilità a misura di carrozzina.
Va subito premesso che la situazione a Trento città, ma anche nei centri della periferia, è buona tanto da poterla definire “normale” se questo aggettivo ha un senso in questa accezione.
Chi si spinge da sé in carrozzina o chi spinge qualcun altro per le vie cittadine sa però che non è sempre facile e sicuro salire, scendere e percorrere i marciapiedi.
Se ne trovano infatti, accanto a quelli di serie A, belli larghi, lisci e ben percorribili, di ogni altra qualità, dalla serie B, con qualche piccolo intralcio superabile con un po’ di attenzione, fino a quelli da dilettanti (nel senso di progettazione e manutenzione) che costringono a tornare indietro.
Escludiamo da questo discorso le macchine e motorini abbandonati alla bell’e meglio sui marciapiedi perché questo aspetto del problema non riguarda il marciapiede stesso ma l’educazione civica.
Già qualcuno penserà che andiamo cercando il pelo nell’uovo, che questi quattro gatti dei disabili sono degli incontentabili! Non è così! Per città si incontrano e si incontreranno con sempre maggior frequenza, persone in carrozzina, si tratti di anziani accompagnati o di giovani in giro per conto loro. L’estensore di questo articolo, a metà maggio, ne ha incrociati in un pomeriggio ben otto tra piazza Fiera e via Suffragio! Almeno la metà di questi erano anziani spinti da familiari per le strade della città per le quali chissà quante volte e per quante decine di anni erano passati con le proprie gambe.
Se questo è possibile è proprio perché oggi i marciapiedi sono in gran parte percorribili e probabilmente basterebbe un piccolo sforzo per renderli in poco tempo totalmente percorribili.
Chissà allora quanti altri disabili motori si convincerebbero ad uscire di casa e confrontarsi con il “mondo di fuori”, abbandonare il salotto e la TV, far tirare il fiato ai genitori o i figli, catturare nuovi stimoli per inventarsi un nuovo motivo per uscire.
Ecco il perché di questi piccoli appunti su qualche pecca residua dei nostri marciapiedi: bisogna mettere in condizione chiunque di uscire e circolare, eliminare cioè ogni ostacolo ad una circolazione pienamente libera. Non si tratta di problemi insormontabili, il grosso del lavoro è stato fatto, il principio della percorribilità fa’ ormai parte del modo di pensare che gli uffici tecnici cittadini e delle imprese stradali, la gente si è abituata agli scivoli… restano solo i dettagli!
Uno di questi è dato da quei pochi centimetri, da due-tre fino a cinque, che a volte vengono lasciati fra il piano stradale e il piano dell’invito al marciapiede (foto 1). Per chi se la cava semplicemente sollevando un po’ di più il piede può sembrare un’inezia, ma per chi deve affrontarlo con le ruote anteriori della carrozzina diventa un ostacolo insormontabile: bisogna chiedere un’aiuto e la possibilità di una circolazione autonoma ed indipendente è già andata a farsi friggere.
Un esempio all’angolo di via Verdi con via Rosmini: saranno perlomeno quattro centimetri praticamente insuperabili senza aiuto. Anche a scendere esso diventa un bel salto il cui contraccolpo si ripercuote lungo la colonna vertebrale fino alla testa.
Senza contare che persone non pratiche a spingere una carrozzina, non sanno valutare le conseguenze di un impatto con le ruote anche contro uno scalino di un centimetro: lo valutano insignificante e lo affrontano senza alcuna precauzione.
La carrozzina rischia di bloccarsi contro lo spigolo mentre per l’inerzia, il trasportato scivola fuori in avanti e si trova per terra. Ricordiamo a questo proposito il caso di una ragazza, che priva di qualsiasi controllo sul suo corpo, in seguito all’urto contro un piccolo bordo cadde in avanti riportando l’avulsione dei denti anteriori.
Altre volte i marciapiedi hanno l’invito troppo ripido. Un esempio particolarmente significativo ai Solteri, all’entrata del palazzo dei commercianti: l’invito è talmente ripido che il ribaltamento all’indietro della carrozzina è quasi certo. Se è un rischio per chi si spinge da solo, ancor di più lo è per un anziano che intendesse affrontarlo spingendone un altro.
Altro esempio è dato dal marciapiede stretto, in cui l’invito è lungo quanto la sua larghezza (foto 2). Presenta due difficoltà: la prima è data al momento in cui si percorre il marciapiede. L’incontro con l’invito ed il tentativo di passare oltre rischia di scodellare in mezzo alla strada chi lo percorre. La seconda dal fatto che chi lo affronta dalla strada rischia di non riuscire a girare per immettersi sul marciapiede per mancanza di spazio.
Ci si sono poi i marciapiedi troppo stretti, magari per un solo tratto come in via Calepina (foto 3) o per tutta la loro lunghezza come in via Marconi, a quelli pendenti verso la strada (Salteri) o al contrario, verso l’interno e quelli pieni zeppi di tombini sporgenti o incavati rispetto al piano.
Non mancano poi quelli arrotondati ad un capo ma non all’altro (foto 4) per cui quando, dopo averli percorsi, si scopre la fregatura bisogna mettere la retromarcia o cercare la classica buonanima che ti aiuta a scendere: magnifico esempio all’entrata Est del Bren Center.
Da Luna Park l’esperienza che si fa a percorrere quelli interrotti ad ogni metro da un avallamento predisposto per i passi carrai d’accesso alle case (un esempio da Guiness a Canova: 17 avallamenti in 200 metri!).
Vi sono infine quelli ingombri costituiti dai segnali (peraltro indispensabili) stradali, lampioni, cartelli pubblicitari, bidoni delle immondizie, a quelli tutti buche e gobbe causate dalle intemperie e dall’usura e quelli recanti le tracce del passaggio di noti quadrupedi (in verità anche di bipedi).
Non mancherebbe l’imbarazzo della scelta se non fosse che si tratta di una scelta che non interessa nessuno!
Curioso il modo utilizzato a Rovereto per far comprendere all’autorità pubblica quale sia la difficoltà di girare per città in carrozzina: il sindaco Maffei è stato invitato a percorrere con questo mezzo un itinerario a sorpresa, dal Municipio di piazza del Podestà alla sede dell’Associazione Sclerosi Multipla di via Tommaseo. Giornata della prova giovedì 17 maggio.
Affiancato dall’assessore Corradini, seguito da 10 disabili (tutti rigorosamente in carrozzina) e da un codazzo di giornalisti, telecamere, radiocronisti, curiosi, ecc. il sindaco ha iniziato la sua performance. Vi risparmiamo la narrazione delle peripezie affrontate dal duo giunto al traguardo con ben leggibile in faccia il desiderio di non ripetere l’esperienza. Il commento del primo cittadino: «Stileremo una lista di priorità, anzi saranno proprio i disabili a indicarcele partiremo da lì, con gli interventi più urgenti. Poi piano piano faremo il resto. C’è molto da lavorare, le cose fatte sono poche ma la voglia di migliorare é tanta».
Caro Maffei, sindaco di una città da 6 meno meno (come lei stesso la valuta), ci risparmi di doverle ricordare tra sei mesi da questa sua esperienza, di chiederle conto delle promesse e delle dichiarazioni: si dia soltanto da fare, applichi la legge n° 1 del ’91 e tolga di mezzo le barriere. Questa sì, da parte sua, sarebbe un modo proficuo di occupare la poltrona!