Mercoledì 3 settembre il Consiglio Provinciale ha approvato all’unanimità i 27 articoli di cui si compone il testo unificato “per l’attuazione delle politiche a favore delle persone in situazione di handicap”. Il disegno di legge in questione ha unito il DDL 109, proposto dall’assessore Magnani, e il n°186, primo firmatario Pino Morandini.
Il testo ha il fine di recepire appieno la legge nazionale n° 104 e soprattutto vuole garantire il rispetto della dignità, della libertà e dell’autonomia delle persone disabili, promovendo “la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società”. Tante belle parole, un po’ retoriche e comunque già sentite. Vediamo però cosa potrebbe davvero cambiare dal punto di vista pratico per i diretti interessati e le loro famiglie.
L’art. 4 tende, per esempio, a ridurre i tempi legati agli innumerevoli accertamenti medico-legali. Una commissione costituita presso l’Azienda sanitaria e composta da soli tre elementi (un medico legale, un operatore sociale e un esperto della patologia in questione), a differenza dei cinque necessari secondo le normative nazionali, stabilirà i benefici e le agevolazioni a favore dell’interessato basandosi sull’oggettiva natura della minorazione, sulla capacità complessiva residua e sull’efficacia delle terapie di riabilitazione.
Altro punto fondamentale del disegno di legge è la creazione del cosiddetto “coordinamento interistituzionale” che coinvolga l’ente pubblico, gli enti gestori, i comuni e l’azienda sanitaria, nonché le associazioni di famigliari dei disabili e il settore privato-sociale. Ciò dovrebbe contribuire a un confronto costruttivo tra tutti coloro che operano nel settore e che spesso si trovano a dover lavorare in maniera scoordinata e disarmonica.
È stato inoltre istituito un “fondo provinciale per gli interventi in favore delle persone in situazione di handicap”. I contributi potranno supportare progetti locali mirati e interventi personali, come assistenza protesica o interventi integrativi finalizzati ad una vita indipendente, in casi di particolare gravità.
L’istituzione di questo fondo e l’attuazione di tutte le disposizioni contenute nel DDL costerà al bilancio provinciale un milione di Euro, distribuito su tre anni.
Il fondo verrà usato anche per la creazione dell’osservatorio e dello sportello sul handicap. Il primo monitorerà il fenomeno sul territorio e l’efficacia degli interventi provinciali in materia, il secondo si renderà promotore di attività informative e di consulenza a favore di tutti i soggetti coinvolti. Insomma dovrebbe fornire tutte le risposte su: aspetti fiscali, previdenza e servizi per l’handicap, associazioni, barriere e accessibilità, istruzione, formazione e lavoro, mobilità e trasporti, documentazione, sanità e turismo. Naturalmente, per poter fornire così tante informazioni sarà necessario un continuo contatto con le associazioni private che abbiano esperienza nel settore e con gli organismi di rappresentanza di invalidi civili, sordomuti e ciechi.
Dal punto di vista sanitario la Provincia si adegua alla legge 104 in materia di prevenzione, diagnosi prenatale e precoce attraverso una campagna informativa sulle cause e conseguenze del handicap ma anche attraverso il sostegno psicologico, prima e dopo il parto, alle famiglie coinvolte.
Il DDL affronta anche molti aspetti riguardanti l’integrazione scolastica e nel mondo del lavoro. La novità più importante è quella del “collocamento mirato” che, con l’obiettivo dell’inserimento al lavoro dei disabili, prevede: un’analisi concreta delle capacità professionali di ogni soggetto e del suo curriculum formativo e lavorativo, l’analisi del posto di lavoro, corsi di formazione, tirocini, tutor, incentivi e la possibilità del telelavoro. Inoltre sarà attivato un sistema di assunzione di disabili presso i Comuni, che potranno mettere a disposizione un numero di posti pari a non più del 10% dell’organico.
E.Z.
Il modo migliore per capire se una legge è davvero una buona legge è, naturalmente, quello di vederla entrare in vigore. Per quanto riguarda il disegno di legge sull’handicap della Provincia di Trento ci vorrà un po’ di tempo per constatare i suoi reali effetti sulla vita dei disabili e delle loro famiglie. Fino a quel momento l’unico modo per avere qualche opinione fondata su questo provvedimento, dobbiamo affidarci alle Associazioni che da anni operano nel settore della disabilità e che quindi, meglio di chiunque, possono valutare quanto esso sia davvero utile, in base alla loro esperienza, alle loro conoscenze e alla loro comprovata sensibilità.
Vincenzo Loss, presidente ormai da parecchi anni di A.N.M.I.L. e A.N.M.I.C. in Trentino, ha una sua posizione molto particolare rispetto a questa legge che considera una legge ‘poster’ più che una legge quadro, quale è stata presentata. Il ddl in questione è “un insieme di disposizioni già presenti a livello nazionale che – dice – non apportano nessuna vera novità sostanziale”.
Il fatidico momento della verità sarà comunque la creazione dei regolamenti che permetteranno alla legge di funzionare effettivamente sul territorio e di non rimanere soltanto sulla carta. “Un punto molto positivo – secondo Loss – è il ruolo fondamentale che questa legge dà alle associazioni di categoria e a quelle che operano con impegno nell’ambito del sociale.”
C’è da dire che in Trentino viene già data molta voce a tali soggetti ma è comunque sempre importante ribadire e consolidare il loro ruolo centrale in tutte le attività riguardanti il mondo dei diversamente abili. Il ddl recentemente approvato allarga questa possibilità di partecipazione includendo altre associazioni oltre a quelle che istituzionalmente partecipano ai tavoli di lavoro.
Di opinione simile è Silvano Bonvecchio, membro dell’A.N.G.L.A.T, che ribadisce: “In linea teorica i principi contenuti nel ddl sono validi se presi singolarmente, ma poveri di significato se non addirittura portatori di ulteriori malintesi se inseriti in una legge che contiene tutto e il contrario di tutto”.
In particolare Bonvecchio fa riferimento alla scottante questione dell’integrazione lavorativa del disabile e del ‘collocamento mirato’. “La questione dell’assunzione – dice Bonvecchio – viene presa un po’ troppo alla leggera.
Dopo l’inserimento sul posto di lavoro sarebbe necessario un periodo di affiancamento, cosa fattibile negli enti pubblici ma di difficile attuazione nell’ambiente del privato dove viene privilegiata l’efficienza.” Considera invece positiva l’idea dello sportello e dell’osservatorio sull’handicap: “In provincia di Trento non esistono organismi per il monitoraggio dei fenomeni dell’handicap, per la verifica della consistenza dei servizi esistenti e per la predisposizione del coordinamento interistituzionale, cosa che verrebbe fatta da questa nuova realtà”.
Bonvecchio ha un’altra proposta che riguarda le modalità di accertamento e attestazione di handicap: la possibilità di fare ricorso in caso di ‘accertamento negativo’ presso un’apposita commissione provinciale.
E.Z. e M.R.