Mi chiamo Roberto e ho 26 anni. Sono uno studente della Facoltà di giurisprudenza ed ho vissuto per quattro anni a Trento.
Penso che Trento sia riuscita ad attrezzarsi bene in merito alla questione delle barriere architettoniche.
Negli ambienti esterni non ho mai avuto particolari problemi a muovermi in carrozzina perché tutti i marciapiedi sono dotati di scivoli. L’unica cosa di cui posso dirmi preoccupato è la loro disposizione: capita infatti che alcuni scivoli non siano posizionati uno di fronte all’altro e quindi si debba percorrere un tratto di strada contromano per raggiungere il marciapiede di fronte.
Anche per quanto riguarda gli edifici posso dirmi decisamente soddisfatto.
Ciò che è più importante per uno studente fuori sede come me è sicuramente trovare un alloggio, e penso che l’offerta abitativa dedicata ai disabili venga incontro ai tipici problemi che può incontrare una persona in carrozzina o in ogni caso con difficoltà deambulatorie. Tutti gli alloggi che ho occupato in questi anni, da quelli inseriti in strutture riservate unicamente agli studenti universitari a quelli inseriti in edifici “comuni”,
sono perfettamente attrezzati, con cucine domotiche, mobilia ad altezza carrozzina e soprattutto bagni attrezzati, a volte anche con apparecchiature elettroniche; non è una cosa da poco, visto che mi è capitato spesso di vedere spacciare per bagni attrezzati dei locali semplicemente più larghi del normale. Forse l’unico difetto che ho riscontrato in questo ambito è la scelta di adibire ad alloggi per disabili dei locali che sono difficilmente praticabili perché troppo stretti, con la conseguenza che gli spostamenti al loro interno risultano più lunghi. Riconosco comunque che è solo una questione di pazienza, e che questo inconveniente non va assolutamente ad abbassare la qualità dell’offerta in sé.
Ferma restando questa mia opinione positiva, per quanto riguarda gli edifici non abitativi mi sento di affrontare un problema al quale non molti pensano immediatamente quando si parla di barriere architettoniche, quello delle “barriere visive”. Mi riferisco al fatto che attrezzare un edificio con ascensori o scivoli è sicuramente un grande risultato, che però viene neutralizzato o ridimensionato dalla mancanza di indicazioni su come raggiungere questi percorsi facilitati. Qualche anno fa mi è stato chiesto dall’Università di Trento, in via del tutto informale, di contribuire alla sistemazione di una segnaletica ad altezza di carrozzina all’interno della Facoltà di giurisprudenza, progetto che ritengo sia stato ben realizzato e che non tutte le facoltà hanno avviato.
Infine vorrei affrontare il problema dei trasporti. Ho notato con piacere che gli autobus sono dotati di una pedana che può essere estratta manualmente e che al loro interno è sono stati coerentemente creati dei posti riservati alle carrozzine. Purtroppo non tutte le fermate sono abilitate per la discesa di una carrozzina, e ciò in ragione della mancanza di spazi adeguati a compiere questa operazione in sicurezza, ad esempio per la mancanza di un marciapiede abbastanza largo per consentire la semplice estrazione della pedana. Discorso simile ma più complesso è invece quello della Stazione ferroviaria. Simile in quanto alcuni binari non consentono di salire e scendere dal treno autonomamente, ma più complesso perché per raggiungere questo risultato è necessaria una sinergia fra le misure dei binari e dei treni; devo comunque dire che, al pari dei mezzi pubblici trentini, anche le vetture della Regione Trentino-Alto Adige sono attrezzate con una pedana e dei posti riservati.