Ben fatto, GEC!

Data: 01/12/08

Rivista: dicembre 2008

Da tempo, il locale sopra la mia cantina, nella quale trascorro interi pomeriggi a suonare, era senza una destinazione durevole. Per un po’ è stato sede dell’ennesima e anonima agenzia immobiliare, poi è divenuto l’ufficio di un improbabile investigatore privato ma da qualche anno a questa parte, per la maggior parte del tempo, è rimasto un locale vuoto. Tanto meglio per me che non disturbo nessuno con il mio rumoroso sassofono. Non avrei perciò mai immaginato di accogliere con tanto entusiasmo i nuovi occupanti da poco subentrati (considerando che continuo a suonare proprio sotto di loro non so fino a che punto l’entusiasmo è ricambiato, ma questa è un’altra questione).

Essi sono il GEC! Vale a dire “Giovani”! Vale a dire “Educazione”! Vale a dire “Contatto”! Questa sì che sarebbe una trinità coi fiocchi per le campagne elettorali, altro che “Dio, Patria e Famiglia”!

“GEC” è un progetto di incontro aperto a tutti i giovani (14-19 anni) che vuole essere un ponte tra ragazzi di diverse provenienze o background. Esso è, nella sostanza, un centro di aggregazione giovanile gestito dall’Associazione SI minore e sostenuto da Cinformi (centro informativo per l’immigrazione della provincia). Due parole sull’associazione SI minore: “SI” come atteggiamento positivo e risposta ai bisogni; “minore” perché l’associazione si occupa di minori italiani e stranieri. Il scelta del nome”SI minore” nasce dall’idea di educatori e ragazzi di costruire e affermare il proprio ruolo e il proprio spazio.

L’associazione accoglie oggi 54 minori non accompagnati provenienti soprattutto da Albania, Romania e Marocco. “Si minore” utilizza una modalità di inserimento “a progetto” per tutti i propri servizi. Assieme all’assistente e agli enti gestori viene valutata la situazione dei singoli casi per cui viene richiesto l’inserimento.

Nel “GEC-mese”, il loro portavoce cartaceo, il GEC è definito come un luogo neutro dove i giovani possono trovare qualcuno che ascolti le loro idee, necessità, progetti e intuizioni e li aiuti a concretizzarle. Per capire meglio le dinamiche concrete attraverso le quali tutto ciò viene realizzato sentiamo cosa hanno da dirci due “addetti ai lavori”: Andrea Silli e Sara Martinelli.

Chi siete esattamente? Da dove ha origine SI minore?

Siamo un’associazione ONLUS ed accogliamo adolescenti in situazione di disagio: maschi e femmine, italiani e stranieri. Li ospitiamo in appartamenti dove sono seguiti da educatori che li accompagnano nella vita di tutti i giorni: vanno a scuola, iniziano a lavorare, partecipano alla vita sociale della città di Trento.

Il nome “SI minore” spiega bene il nostro modo di essere, è un accordo musicale e per suonarlo non basta una nota sola. Così è la nostra associazione: una squadra affiatata di persone che lavora per aiutare e rispondere ai bisogni di chi si trova in difficoltà. Cosa si risponde a qualcuno quando ti chiede aiuto? SI! E siccome chi aiutiamo ha meno di 18 anni… SI minore.

Che ruolo ha la Provincia in tutto questo?

I ragazzi ospiti di SI minore sono inviati dai servizi sociali perché trovino delle condizioni serene ed assistite per crescere. Provengono da paesi stranieri e qui non hanno nessuno, sono ragazzi italiani con problemi familiari alle spalle e di cui il tribunale dispone l’affido ai servizi sociali, ragazze vittime di tratta o altre situazioni ancora. Per tutto questo esistono realtà come SI minore cui la Provincia, attraverso i servizi sociali del territorio, decide richiedere un servizio di accoglienza per costruire un progetto educativo che permetta ai ragazzi bisognosi di crescere e diventare parte attiva ed integrata nella società adulta.

Quali sono le vostre attività al GEC?

Difficile sintetizzare, ma ci provo.

Principalmente il GEC è un punto di ritrovo per i ragazzi, quindi cerchiamo di creare un clima accogliente e rilevare (spesso prevedere, a volte tipo “veggenti”) le concrete esigenze dei ragazzi. Se non ci sono attività specifiche il tempo è impiegato per stare con loro, ascoltarli, aiutarli, stimolarli, fare varie attività insieme, parlare dei problemi che insorgono. Si dà supporto anche nella ricerca di lavoro o per le ricerche in internet.

Le aree di attività che offre il GEC oltre a quella base sono comunque due:

  1. attività ricreative e formative: gite, cineforum, tornei, visite a musei, laboratori, corsi di vario genere come computer, grafiti, dj, break-dance, organizzazione eventi… Queste attività le progettiamo mese per mese.
  2. 2. supporto allo studio scolastico: si aiutano i ragazzi a fare compiti ed a studiare, gli si spiega ciò che fanno fatica a capire, puntando a fargli acquisire un metodo di studio funzionale e autonomo.

Perché il limite di età (14-19 anni)?

Perché quella è un’età particolare, di transizione (molti di noi penso ricordino) in cui forse più di ogni altro momento della vita si ha bisogno di spazi da condividere con i coetanei ma in cui la presenza di adulti può aiutare molto soprattutto come ascolto, appoggio, esempio, confronto, raccolta di idee, stimolo e aiuto a concretizzare le idee che hanno, ecc…

C’è un nesso con il ruolo generalmente svolto dagli oratori? Il GEC può considerarsi come una sorta di evoluzione laica di questi ultimi?

Beh, si, può essere. Io andavo all’oratorio da piccola e più o meno le cose che si facevano (anche se in modo più spartano) erano simili. Ovviamente manca il fattore religioso…il GEC è aperto a tutti i ragazzi,”… senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…” (come dice la costituzione italiana). Tutti i ragazzi sono uguali e diversi, ma non dipende certo da quello.

Di cos’altro si occupa SI minore oltre che della gestione del GEC?

Il GEC è l’ultimo nato in casa SI minore, è un centro aperto alla popolazione in cui si propone un messaggio di accoglienza e intercultura. L’attività prevalente di SI minore è la gestione di gruppi appartamento.

Come vi sembra che rispondano i giovani? E il resto della comunità?

I giovani fino ad oggi bene, viste le presenze giornaliere, partecipano e aumentano di giorno in giorno.

Sul resto della comunità quello che posso dire è che spesso vedo dalla vetrina gente che passa e che si ferma a guardare con la faccia curiosa… (probabilmente si chiedono cos’è sto GEC).

Così esco e spiego. Dopo questo, mi sembrano positivamente colpiti, alcuni ci hanno anche portato libri o materiale da usare (vasi, cartine…), ma, sarebbe da chiedere a loro.

Pensate di allargarvi (assumere nuovo personale, aprire nuove sedi, organizzare più eventi) nel prossimo futuro?

Non dipende da SI minore la volontà di “allargarsi”, l’associazione esiste per rispondere ad un bisogno che il territorio dimostra di avere. Se i servizi sociali richiedono alle pubbliche amministrazioni più posti e queste valutano l’effettiva necessità allora può darsi che venga proposto un allargamento. Per ora non è nei nostri pensieri. Piuttosto stiamo pensando a progetti di promozione culturale come GEC. Tante sono le collaborazioni con altre associazioni per permettere ai ragazzi che ospitiamo di conoscere il territorio in cui vivono, di creare relazioni umane sempre più interessanti, di raccontare la loro esistenza in maniera positiva e propositiva

Cosa direste a chi vede l’immigrato come una minaccia o un ostacolo che toglie spazio e porta solo annichilimento?

Direi che forse sono più i punti in comune che le differenze fra ognuno di noi, indipendentemente dalla provenienza.

Direi che le diversità sono spesso una ricchezza più che un ostacolo.

E direi che i ragazzi sono ragazzi e punto, poco c’entra da dove vengono (se non perché ognuno ha storie alle spalle e culture familiari diverse, ma, chi di noi non le ha?) Ovviamente ciò vale anche per gli adulti, gli anziani e i bambini.

Direi di stare semplicemente con persone di altri paesi e di conoscerle o, se si può, di viaggiare in paesi stranieri (qualsiasi) per capire che, dit en bon trentin: “…al fin, en fondo, strucca strucca, sen tuti i stesi, g’aven le stese preocupazion e le stese gioie”. (scusate il dialetto) Le persone per bene o meno ci sono in ogni luogo.

Direi che un modo di agire costruttivo (che è anche ciò che cerchiamo di trasmettere a chi viene qui) è quello di cercare di vedere le situazioni e di proporre soluzioni concrete che alla fine possono arricchire e migliorare il presente e soprattutto il futuro.

Penso che gli atteggiamenti distruttivi, i pregiudizi, dati a volte dalla non conoscenza delle situazioni, spesso tolgono tante energie e non portano a molto di positivo.

Penso che ognuno di noi, invece, abbia una gran voglia e bisogno di cose costruttive, gioiose, che uniscono.

Grazie infinite a chi, come “quelli del GEC”, si pone veramente delle problematiche serie sulla gioventù e sull’immigrazione, le quali sono realtà inscindibili ed inevitabili. Chi si propone come un’iniziativa (più efficace di un banchetto di protesta populista in Piazza Dante) volta alla soluzione dei possibili disagi che queste realtà comportano, ha tutto il mio appoggio ed entusiasmo. Ben fatto, GEC!

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