La cooperativa Gruppo 78, in occasione dell’anno europeo del disabile, ha recentemente condotto una ricerca con il patrocinio dalla Provincia Autonoma di Trento. Essa è stata possibile anche grazie alla collaborazione con le associazioni Insieme, Valle Aperta, Cas Ronchi di Ala, C10, Consolida, Cs4, le cooperative Solidarietà Sicurezza Sociale Servizi, La Rete, Villa Maria, Gruppo Sensibilizzazione Handicap, i Comuni di Trento e Rovereto e l’Università di Trento. I risultati, presentati in occasione di un seminario ad Ala dal titolo Disabilità. Nuovi bisogni. Quale sollievo alla famiglia?, mettono in luce una grande necessità di assistenza per le famiglie che si fanno carico di soggetti disabili. Se solo pensiamo che il 67,6% del campione, costituito da 188 famiglie trentine, dichiara di non avere amici che trascorrano del tempo libero con i propri congiunti disabili, la cosa non può che lasciarci sbalorditi.
Non avendo potuto partecipare al seminario, abbiamo contattato telefonicamente Laura Zorer del Gruppo 78. Da lei sappiamo che in passato la cooperativa aveva svolto una indagine sulle opinioni riguardo al “sollievo”nel 2002. Al tempo la ricerca era stata sviluppata in val Lagarina in modo sommario contattando medici di base e parroci. “Avevamo chiesto l’appoggio del comitato Attività Sociali di Ronchi di Ala, dell’Associazione Insieme composta da famiglie di disabili e dell’Associazione Valle Aperta di Cembra. Nell’anno europeo del disabile abbiamo approfondito la cosa, con un’analisi più capillare dei bisogni e allargando il campo a tutto il territorio provinciale”. Questa seconda fase è stata seguita dall’Università di Trento, in particolare dal professor Carlo Buzzi. “I questionari – ci spiega la signora Zorer, – sono stati preparati dalle associazioni con la supervisione statistica del docente di Sociologia. Quindi sono stati distribuiti ad un campione rappresentativo direttamente dagli assistenti sociali che seguono le famiglie. I risultati infine sono stati presentati in un momento seminariale, come da progetto”.
“A parte Valle Aperta – confessa la nostra interlocutrice, – nella nostra provincia non esistono servizi di sollievo, ossia la possibilità di affidare il famigliare con disabilità ad una persona esperta per uno stacco, per un pomeriggio di svago o per alcuni giorni. Per Gruppo 78 il concetto di «sollievo» deve andare oltre”. Chiediamo allora cosa sia in concreto l’attività di “sollievo”, insomma a cosa mira in soldoni la cooperativa e se esistono progetti effettivi ai quali fare riferimento. Zorer risponde che sì, “a Firenze esiste un gruppo, i Ragazzi del Sole, che organizza esperienze di percorsi per l’autonomizzazione dei disabili al fine di staccare il disabile dalla famiglia”.
Quando chiediamo se il progetto di Vita Indipendente della Provincia, al quale partecipa anche il presidente di Prodigio (vedi pag. 2), può essere visto come un’attività di sollievo lei risponde che è solo una parte: “Nella nostra idea la famiglia rimane comunque la protagonista nello sviluppo del disabile. Il problema sorge quando, dopo una vita di sostegno, il nucleo parentale scoppia. Noi ci proponiamo di intervenire in quel momento critico, affinché i familiari possano tenere il disabile in casa, senza affidarlo a strutture come ospedali o strutture residenziali. La ricerca era volta proprio a questo scopo: capire quali sono i reali bisogni dei nuclei con a carico elementi disabili”.
Sul prossimo numero di pro.di.gio. un approfondimento sui risultati di questa ricerca.
La Cooperativa Gruppo 78 nasce da un gruppo di dieci persone, sei delle quali disabili, provenienti dalla Comunità Capodarco di Fermo, in provincia di Ascoli Piceno. Allora l’associazione si costituì come un’esperienza di vita comunitaria in un appartamento di Volano, incentrata sui valori della convivenza, della condivisione e dell’autogestione. Con il tempo le attività si sono sviluppate e dal 1990 la comunità originaria è diventata un vero e proprio Centro Servizi. Andando a toccare anche la sfera lavorativa, sono stati creati dei veri e propri laboratori artigianali, nonché dei servizi sperimentali volti all’inserimento in aziende sia pubbliche che private delle persone disabili.
La cooperativa dal 1984 si occupa prevalentemente del disagio psichiatrico. Tra le sue iniziative possiamo citare servizi a carattere residenziale come comunità di alloggio, centri terapeutici-riabilitativi e interventi territoriali e domiciliari. Per fare qualche nome possiamo citare il Progetto Teseo (nato nel ‘89) e TELEA (nel ‘97) due centri diurni di avviamento al lavoro, rivolti a soggetti con problemi di disturbo mentale.