BRENTA OPEN

Per uno sport inclusivo e una montagna accessibile. Perché non esistono barriere insuperabili, né obiettivi impossibili da raggiungere. Si potrebbe sintetizzare così l’idea che muove Dolomiti Open, associazione sportiva dilettantistica con sede a San Lorenzo Dorsino che opera per stimolare e divulgare la cultura dello sport in ambiente naturale, perché la montagna sia un patrimonio comune praticabile a tutti. Un concetto veicolato in particolare attraverso Brenta Open. Un progetto, realizzato in collaborazione con Sportfund Onlus, costruito intorno ad un trekking inclusivo. Ne abbiamo parlato con Simone Elmi, guida alpina e presidente di Dolomiti Open. 

Qual è la mission di Dolomiti Open?

Dal 2015 la nostra mission è che, siccome le Dolomiti sono patrimonio di tutti, devono essere accessibili a tutti. L’idea è testimoniare che chiunque ha voglia di frequentare la montagna, pur con i propri limiti, lo può fare. Poi, fare sport nella natura è la chiusura del cerchio. Un bene per il fisico e per l’anima. Le nostre Dolomiti sono territori che sembrano oggettivamente poco accessibili: le rocce, il maltempo, la neve, i sentieri non possono essere abbattuti. In città si tende a sbarrierare, in montagna invece non ci sono facilitazioni. Però questi ragazzi con la loro volontà riescono a superare barriere che mai avrebbero immaginato di poter superare. Adesso per loro è la normalità. Bisogna un po’ uscire dall’idea del disabile come “superuomo”: è un essere normale che ha avuto una menomazione, ma con la forza di volontà e un briciolo d’aiuto da parte della comunità può tornare ad essere protagonista della propria vita. La montagna è accessibile a tutti, ma bisogna approcciarla con umiltà e in sicurezza. 

Brenta Open esiste da sei anni. Nell’ultimo fine settimana di luglio, l’ultima edizione, la settima. Che itinerario avete percorso?

Siamo stati nelle Dolomiti di Brenta due giorni, con pernottamento al rifugio Tuckett. Per arrivarci, il primo giorno abbiamo percorso 700 m di dislivello. Il secondo, con i più allenati, abbiamo scalato la parete del Castelletto Inferiore. 300 m di scalata con cinque cordate che hanno salito diverse vie. 

Chi ha partecipato all’uscita?

Ci sono state un’escursione e una scalata. Alla prima hanno partecipato parecchie persone, anche un gruppo di ragazzi con autismo e difficoltà relazionali, seguiti dalla cooperativa sociale Cadiai e guidati da un accompagnatore di media montagna. All’arrampicata hanno preso parte gli alpinisti: Nicolle Boroni, amputata di una mano; Gianluigi Rosa, atleta paralimpico della nazionale italiana di sledge hockey, amputato di una gamba come Kevin Ferrari; Michele Maggioni, guida alpina di Milano, amputato di un piede in seguito ad un incidente. Ognuna delle cinque cordate era condotta da una guida alpina. 

Raggiunta infine la cima, non fate mai mancare l’accompagnamento musicale. 

In cima abbiamo portato anche dei musicisti alpinisti: in questa manifestazione, già dalla prima edizione, includiamo anche la musica, che non ha barriere e passa dappertutto. Anche chi rimane in rifugio o sta camminando lì intorno viene reso partecipe. Creiamo così un concerto abbastanza unico, un botta e risposta con strofe e pezzi suonati da musicisti sulle cime delle montagne. E l’anfiteatro dolomitico fa tutto il resto, a livello di sonorità.

Il racconto di Brenta Open però non si ferma alla due giorni…

Per condividere con più persone l’esperienza, abbiamo prodotto dei “podcast dolomitici”. Il canale si chiama DolomitiPlaceToBe, e racchiude per ora tre podcast che raccontano, attraverso l’esperienza di questi ragazzi, anche la storia delle nostre Dolomiti e dell’alpinismo. Gli audio si possono ascoltare su iTunes, Spotify, Google Play, Amazon. Inoltre, da fine luglio al 12 agosto c’è una mostra fotografica nel centro di Molveno. E ad agosto ci saranno due serate-evento nelle quali i protagonisti racconteranno l’esperienza di quest’anno e presenteremo il nuovo video: l’11 a Molveno, il 19 a Madonna di Campiglio.  

 

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