Un “occhio elettronico” applicabile a un paio di occhiali potrà aiutare i non vedenti ad attraversare la strada con più sicurezza. Ricercatori dell’Istituto di Tecnologia di Kyoto, in Giappone, hanno studiato un sistema che, avvalendosi di una telecamera e di un computer, potrà identificare i punti di attraversamento di pedoni, la loro larghezza e qualunque semaforo ad esso collegato. “La telecamera sarà montata all’altezza dell’occhio, e sarà connessa a un microcomputer. Fornirà delle informazioni usando un sistema vocale che darà comandi attraverso un piccolo microfono disposto accanto all’orecchio”, spiega in una dichiarazione uno degli inventori di questo dispositivo, il professor Tadayoshi Shioyama. Nel corso di test del sistema, gli scienziati hanno detto che i punti di attraversamento sono state identificate 194 volte su 196. Ora gli studiosi stanno cercando di applicare il dispositivo su un normale paio di occhiali.
L’acne, male diffuso ma poco curato
Da una ricerca Eurisko risulta che oltre la metà degli intervistati – campione, il 54 per cento, ammette di aver avuto un problema cutaneo o imperfezioni della pelle, come brufoletti localizzati, punti neri e pelle lucida e grassa. Il 33% ha poi affermato che questa malattia disturba o ha disturbato la loro vita quotidiana e di relazione. Secondo i dermatologi infine, l’80% dei giovani ha una qualche forma di Acne. Si tratta dunque non è soltanto un problema dermatologico ma una fonte di stress. È stato così fondato l’Italian Acne Board (Gruppo Dermatologico Italiano per lo Studio dell’Acne) sul modello della Global Alliance per l’Acne, gruppo internazionale che ha recentemente definito le linee guida aggiornate per il trattamento della patologia. Il risultato di un lavoro durato più di un anno è riassunto in un “algoritmo terapeutico”, secondo il quale ad ogni singola varietà di acne corrisponde una terapia. In particolare le linee guida sottolineano da una parte il ruolo centrale dei retinoidi ad uso locale per tutte le forme di acne, (eccetto i casi gravi e nella fase di prevenzione delle recidive dopo la regressione della fase acuta), e dall’altra l’utilità della terapia di combinazione con l’utilizzo contemporaneo di più farmaci (antibiotici, antisettici) per colpire il maggior numero di fattori scatenanti.
Da cicale e rane farmaci allunga-vita
Dal Dna di una rara cicala della Florida nuovi farmaci “allunga-vita”, capaci di combattere l’insorgenza delle malattie neurodegenerative. Le cicale della palude di Corkscrew, in Florida, hanno destato la curiosità degli scienziati perché sapevamo da precedenti studi di colleghi entomologi che impiegano ben 17 mesi per schiudersi. Ciò significa che il loro Dna serba almeno due importanti segreti: la capacità di produrre un potente “conservante” e un potere di rallentamento del metabolismo, che potrebbe risultare utile per contrastare l’evolversi di alcune gravi patologie. Un secondo filone di ricerca ha svelato i meccanismi del letargo negli animali permettendo lo sviluppo di un farmaco che protegge cuore, cervello e gli altri organi dai danni che ricevono nelle fasi successive ad un grave trauma o stress e che poi diventano causa di morte, anche se lo shock è stato superato. Se le sperimentazioni cliniche avviate avranno successo, alle vittime di un trauma, di un infarto o altro sarà iniettato un farmaco che li terrà in letargo (che non è altro che una sorta di vita sospesa col rallentamento di tutte le funzioni vitali) finché non saranno trasferite in ospedale.
Una pillola per dimenticare
Una “pillola del giorno dopo” che cancella quello che non sarebbe dovuto accadere: un lutto inelaborabile, una violenza, un trauma. Una dose di dimenticanza da assumere per cancellare un evento e anestetizzarne gli effetti emotivi, una specie di pillola dell’oblio o dell’assoluzione capace di restituire una vita apprezzabile. La pillola dell’oblio pare pericolosamente destinata ad entrare negli armadietti della nostra società, così ansiosa di cancellare e manipolare, che sia a colpi di bisturi o psicofarmaci, tutto quanto non appaia innocuamente ‘bello’. Roger Pitman, psichiatra di Harvard, sostiene però, che cancellare la memoria in alcuni casi si debba: un incidente, un attentato terroristico, uno stupro, gli orrori di una guerra. Queste esperienze hanno il potenziale di metter radici nella memoria provocando la sindrome da stress post traumatico, un disturbo che affligge molti reduci del Vietnam, chi sopravvive a un disastro aereo, i sopravvissuti dell’11 settembre. Nelle società occidentali pare che soffrano per questa patologia dal tre all’otto per cento degli individui.
Embrioni umani col codice genetico di tre genitori
Embrioni umani con il Dna non di due, ma di tre genitori. È questa l’estrema frontiera della ricerca genetica, almeno secondo gli scienziati dell’università di Newcastle, in Inghilterra. I ricercatori hanno chiesto alla Human Fertilisation and Embryology Authority, l’ente che dà il via libera alle ricerche genetiche, l’autorizzazione a creare embrioni umani con il patrimonio genetico di tre genitori: l’obiettivo è prevenire la nascita di bambini affetti da malattie ereditarie provocate da mutazioni del Dna mitocondriale. La procedura prevede la fertilizzazione in vitro dell’ovocita di una donna e poi il trasferimento del nucleo fertilizzato nell’ovocita di una seconda donna da cui è stato precedentemente estratto il nucleo. Il bambino che nascerebbe a seguito dell’impianto in utero di questo embrione avrebbe così cellule nel cui nucleo ci sarebbe il patrimonio genetico dei genitori, mentre nei mitocondri (corpuscoli cellulari) ci sarebbe il Dna proveniente dalla seconda donna. Normalmente il Dna mitocondriale è ereditato in via materna: per questo sostituire il codice genetico contenuto in questi corpuscoli con quello di una donatrice sana potrebbe permettere di prevenire la trasmissione di malattie ereditarie attraverso questo canale.