Bush «sono necessarie per la sicurezza delle nostre truppe»

Autori:Bugan

Data: 01/10/01

Rivista: ottobre 2001

In uno dei primi numeri di pro.di.gio. avevamo parlato delle mine antiuomo come di un metodo pratico e a buon mercato di rendere invalide in poco tempo migliaia di persone dei paesi più poveri del mondo. Lo spunto ci era stato fornito da una mostra su quest’arma allestita nelle sale del Museo della Guerra di Rovereto, mostra con cui gli organizzatori intendevano dar risalto alla campagna mondiale, promossa dall’ONU già dal 1997, per la loro definitiva messa al bando.

Fino alla primavera scorsa moltissimi paesi, ben 140, avevano sottoscritto l’accordo tra cui gli Stati Uniti del presidente Clinton che si erano impegnati a rispettarlo entro il 2003.

Un mondo senza mine sembrava a portata di mano sennonché il nuovo inquilino della Casa Bianca, Bush, ad inizio estate ha cambiato idea e ora pare intenzionato a non firmarlo nemmeno entro il 2006. Grave decisione quella presa a Washington che oltretutto fornirà la scusa ad altri paesi, Cina e Russia per primi, per non sottoscrivere a loro volta l’accordo.

Questo presidente, dopo aver già fatto marcia indietro rispetto al predecessore sulla questione delle armi biologiche e delle guerre stellari, si rimangia ora la parola anche sulle mine antiuomo: per lui “la protezione di interessi nazionali e la sicurezza delle truppe sono fattori cruciali nelle decisioni sulla politica delle mine”.

In altre parole Bush ha detto a migliaia di persone, prossime vittime delle mine, che dei loro piedi, delle loro braccia, degli occhi e delle mani, non gliene importerà niente per altri cinque anni. Piccolo sospetto o, se preferite, insinuazione maligna: che gli Usa abbiano i magazzini pieni di mine da smaltire?

Non sarebbe la prima volta che questa nazione svuota i suoi magazzini strapieni “scaricandoli” in giro per il mondo sulla testa o, come questo caso, sotto i piedi di qualcuno.

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