Chi semina… raccoglie…

Data: 01/06/08

Rivista: giugno 2008

L’impegno dell’Associazione Prodigio e di Pino, in giro per le scuole a fare opera di sensibilizzazione sull’handicap, ha dato i suoi frutti.

Anche all’Istituto “A. Rosmini” i ragazzi sono stati invitati dai loro insegnanti a mettere, nero su bianco, le loro impressioni sull’incontro. Tra i lavori dell’Istituto Rosmini abbiamo estratto alcuni pensieri. Ve li proponiamo qui sotto.

  • Mi a colpito molto la determinazione di questa persona che gira per le scuole a portare la sua testimonianza ed a mostrare la vittoria della sua grande voglia di vivere. Ciò mi ha fatto senz’altro riflettere sull’importanza della mia vita e sul rispetto di quella degli altri. (Tonazzolli Elena)
  • È stato un incontro davvero importante e prezioso che mi ha fatto capire che la disabilità può entrare a far parte della vita di chiunque, ma se si è forti si trova comunque un motivo per vivere. (Scarponi Silvia)
  • Questo incontro mi è servito molto per fermarmi un attimo a pensare a quanto basti poco, un po’ d’irresponsabilità e la nostra vita può seriamente venire compromessa. Molte volte non ci si pensa, forse per paura o forse per noia, si da la colpa al caso, al destino o a qualche Dio, ma il più delle volte la nostra vita e quella di chi ci sta accanto dipende dalle nostre stesse azioni, quindi impariamo a rispettare l’esistenza. (Dellai Marianna)
  • Non è facile da un dramma ricavarne del positivo, ma grazie alla testimonianza del signor Melchionna sappiamo che non è impossibile. La sua forza, la sua intraprendenza e la voglia di vivere nonostante le sue difficoltà fisiche hanno insegnato a me, come penso a tutti, che la vita è un bene prezioso, da non sprecare, del quale bisogna fare uso al massimo, nel limite delle regole.
  • “Pino” ci tiene molto a ribadire che basta davvero poco, anche solo una birra di troppo, per ridursi cosi! Ma lui non è infelice, anzi: ha finalmente capito il valore ed il rispetto della vita. C’è stata donata una sola volta quindi non dobbiamo buttarla via. (Iseppi)
  • I disabili sono una risorsa molto importante, spetta a noi tutelarla e proteggerla. (Paternoster Marianna)
  • Credo che sia molto importante la sicurezza sulla strada e l’astemia delle persone al volante perché oltre a far male a se stessi si mette in pericolo la vita degli altri. (Lugoboni Silvia)
  • La sua esperienza personale mi ha fatto capire che c’è ancora qualcuno che rispetta la vita e che fa di tutto per lottare per essa e non si arrende alle sventure che la sorte ci pone davanti ogni giorno. (Pedrotti Roberta)
  • È riuscito a farcela grazie alla sua grande fede e alla sua volontà di continuare a vivere e ora (come è giusto che sia) si sente un uomo “normalissimo”. (Competielo Carol)
  • È stato un incontro interessante e ho potuto conoscere l’esistenza di tecnologie capaci di andare incontro alla persona disabile per far sì che questa abbia una vita più autonoma. (Corelli Valentina)

Incontro con Giuseppe Melchionna

Doveva essere una sera di grandi divertimenti e di allegria in compagnia. Un gruppo di amici, una festa di addio al celibato. Dopo una succulenta cena in compagnia, il trasferimento verso una discoteca. Da Mattarello a Pergine, 30 chilometri, viaggiando su un’Alfa Romeo Giulia Super 1600. Un mito a quell’epoca. Stereo a tutto volume, la pioggia, un po’ di euforia dovuta a qualche bicchiere di troppo. Un cocktail micidiale. Ma fino all’ingresso a Pergine era andato tutto bene. Poi l’auto sbanda e va a finire contro un palo della luce. L’impatto è violentissimo. Le lamiere si accartocciano come una lattina vuota. Buio e silenzio, rotto solo dal lieve e incessante suono della pioggia che cade. Pioggia che per una sera si è trasformata in mattatrice.

Sembra una tragica scena da film, ma è la sintesi di ciò che è successo al signor Giuseppe Melchionna (Pino per gli amici). Correva l’anno 1979 ma il ricordo non si offusca insieme agli altri e rimarrà per sempre indelebile nella sua memoria. Perché in quel tragico schianto, lui ci ha rimesso parzialmente la mobilità degli arti superiori nonché la totale mobilità di quelli inferiori. Costretto quindi sulla sedia a rotelle. L’amico alla guida è rimasto miracolosamente quasi illeso e non si più fatto più vedere da quel tragico schianto. Però, anziché gettarsi nello sconforto e rinunciare a vivere con gioia, Pino ha reagito con forza alla malattia, fondando un’associazione (chiamata Prodigio) votata ad aiutare chi, come lui, ha gravi handicap motori. Infatti, per chi è costretto a vivere su quattro ruote sono molte le difficoltà oggigiorno, ad esempio le scale: queste complicazioni alla vita dei disabili sono dette “barriere architettoniche”. Melchionna viveva al terzo piano di una casa senza ascensore prima dell’incidente. Le barriere sono diffusissime: pensate quante scalinate sono sprovviste di montascale oppure non sono coadiuvate da ascensori. Nel 2004 la provincia di Trento, il Comune di Trento e l’ITEA (Istituto Trentino per l’Edilizia Abitativa) hanno costruito quattro appartamenti con tutti i comfort per rendere il più normale possibile la vita di chi ha avuto queste grandi sfortune. Sono situate in via Gramsci e inserite in un qualunque complesso abitativo. Qui vive anche Pino. In un video proiettato durante l’incontro, sono state illustrate tutte le funzionalità di questa casa: dall’automatismo totale di porte, finestre e tapparelle, la cui apertura/chiusura è comandata da comandi vocali, al bagno che offre la possibilità di una cura dell’igiene comoda e tranquilla. Uno dei particolari che ha più colpito è sicuramente il trasporto fra il bagno e la camera da letto. La carrozzina viene agganciata alle rotaie, poste sul soffitto, e viene trasportata fin sopra il giaciglio, dove la persona viene disposta dolcemente. Il signor Melchionna vive vicino alla sede dell’Associazione Prodigio e per arrivarci basta un breve tratto di strada, che può essere percorso anche in autobus, grazie all’esistenza di rampe che rendono la salita sul mezzo più semplice. Quindi Pino può condurre una vita quasi normale. Una bella storia quindi, una storia di coraggio e di determinazione.

Giuseppe si augura che non ci succeda mai una cosa simile: ma è certo che, se succedesse, il comportamento che lui ha avuto è il migliore da tenere. Perché ciò non accada, ha detto, basta stare attenti alle compagnie che si frequenta e limitare il bere cercando di restare nei limiti (0,5 grammi per litro di sangue, equivalenti a due birre o due bicchieri di vino piccoli).

E non è vero che “siamo troppo piccoli per parlarne”, perché il problema dell’alcol non ha età e può bussare alla porta in qualunque momento: basta farsi trascinare da un amico, da una compagnia e -pam!- la frittata è fatta. Abbiamo imparato molto da questa storia e speriamo che tutti possano recepire questo importante messaggio.

Marco Battistata alunno della Scuola Media “Dell’Argentario” di Cognola

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