La sera di giovedì 14 maggio il Maestro Ezio Bosso ci ha lasciati. L’abbiamo appreso la mattina successiva, e la notizia ci ha profondamente scossi. Per rendersi conto di che musicista – direttore d’orchestra, compositore, pianista – d’altissimo profilo era, vi invitiamo a leggere la sua biografia. Ci preme qui darne un nostro ricordo.
Sarebbe stato stupendo, specie in una fase come quella che stiamo vivendo, ascoltare la sua testimonianza alata. Con la sua addetta stampa ci stavamo accordando per un’intervista non appena fosse stato per lui possibile tornare a dirigere, nella quale concentrare l’attenzione non tanto sulla malattia quanto all’attività musicale, parlando non di situazioni incerte ma di concrete certezze. Per lanciare un messaggio di lucido e contagioso ottimismo, com’era nel suo stile.
Vogliamo ricordarlo con il suo delicato sorriso. Con le sue parole sincere e mai scontate. Con la sua energia, il suo slancio inesauribile per la musica, l’arte, la bellezza, elementi capaci di curare e salvare non solo la singola persona, ma l’intera società. “La musica non è di nessuno, la musica è nostra”, “la nostra vera terapia”, “un atto d’amore”, diceva. “La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”.
Vogliamo ricordarlo con la sua commovente capacità di accogliere con concretezza il dolore e la sofferenza, ma reagendo ad esse con incredibile carica vitale. Tutto questo, ai nostri occhi sensibili alle tematiche del superamento delle barriere fisiche e culturali, lo rende un esempio mirabile.
Grazie di averci fatto emozionare, Maestro.