Avevo conosciuto Graziella in una mattinata piovosa del 1986 o ‘87 in via Suffragio. Mi aveva “convocato” lì Natale Marzari che, con i suoi modi spicci e un po’ burberi, voleva far mucchio contro giunta provinciale dell’epoca, a loro volta convocati quasi d’autorità alla sede per parlare di barriere, ascensori, scale e scalini.
Lei, appena fuori dal poggiolo su cui arrivava il trabiccolo-ascensore dal piano terra, era sdraiata nella sua culla con il joystick all’altezza del petto e mi accolse con un sorriso tra il compiaciuto e beffardo spiegando che era lì in attesa del Presidente. E parole da dire ne aveva tante, perfino troppe: lei conosceva benissimo le leggi, interveniva per correggere ogni imperfezione e per suggerire cosa dire. Parlottammo una mezz’oretta, durante la quale lei mostrò un carattere di acciaio ben sorretto da solide argomentazioni. L’incontro mostrò subito tre personalità forti: se il Presidente si mostrò ben disposto ad ascoltare, il Natale e lei si mostrarono ben disposti a dire e, in verità, ne avevano di cose da dire. Vi fu uno scambio vivace di opinioni, colorato e ben condito: Graziella e Natale avevano lamentele, recriminazioni e suggerimenti. Il Presidente era un po’ sulla difensiva, ma una sorta di accordo saltò fuori. Alla fine, se ne andò con la giunta, Natale si ritirò nei suoi locali a progettare chissà che, mentre io e Graziella ci salutammo.
Da quel giorno in poi, furono messe in campo a livello provinciale numerose leggi attuate poi negli anni seguenti ed io ebbi un’amica in più, senza dubbio di poche parole ma dalle idee chiarissime. Naturalmente due caratteri, Natale e Graziella, così diversi che finirono per separarsi prendendo strade diverse. Nacque così in via San Martino Handicrea a servizio di ogni disabilità, giovanile, senile o della vita vissuta che fosse.
Non ci vedevamo spesso noi due ma ogni volta lei voleva sapere se avessi qualche problema, qualcosa in cui mi ero impigliato da rimuovere, del Pino e la Ruota, della casa domotica: lei, per parte sua, si era fatta sistemare l’autobus per Pinè sì da andare su a casa in Pinè quando ne sentiva il bisogno. Numerosissime le avventure nell’ambito del sociale in cui si era infilata e che hanno fatto di lei una piccola regina del settore. In sordina e con impegno, aveva fatto della Trento “non per tutti” un posto comodo e vivibile anche a chi non ne aveva la possibilità: i suoi e altri interventi hanno arrotondato marciapiedi e allargato porte, concesso contributi a fondo perduto, reso accessibile qualsiasi scuola e locale pubblico.
Doveva vivere poco, Graziella, in quel lontano luglio del 1955. Invece, divenne adulta, spese la vita a lottare contro i limiti imposti dalla sua condizione e ancor più per le proprie battaglie e contro l’indifferenza allora quasi generale. Soffriva di osteogenesi, una fragilità del tessuto osseo facilmente frangibile con un urto piccolo piccolo, respirava a fatica per la gabbia toracica e la sua corporatura era piccolissima: la malattia alla nascita agì con la massima violenza sul corpo, ma la testa funzionava… eccome! Specie quando c’erano soluzioni da pianificare, proposte da mediare, battaglie da vincere, la sua creatura Handicrea da tenere viva e presente ovunque ci fosse un diritto di pari opportunità per tutti i cittadini: la sua fragilità era solo nel corpo.
Per questo, cara Graziella, per tutto questo, ci mancherai ma anche adesso che sei “altrove” e le tue fragilità non sono più un ostacolo insuperabile siamo certi che non sei rimasta lì a girare i pollici a vuoto, ma aiuterai qualcuno con un problemino di qualche genere… ciao Graziella, fai buon viaggio!
Un ricordo di Ugo Bosetti e Carlo Nichelatti