Cigarettes

Data: 01/12/13

Rivista: dicembre 2013

“Una, due, tre… cinque, undici, diciassette… sono ovunque, sudici e maleodoranti mozziconi di sigarette in appena dieci metri quadri, incredibile…” Non in città o sul ciglio di una strada trafficata, ma in un bellissimo parco fluviale, come ce ne sono tanti in Trentino e nel resto d’Italia. Mi trovavo lungo il Torrente Centa, che nasce dalle pendici dell’altopiano di Folgaria e accoglie in se svariati corsi d’acqua minori. Un luogo davvero magico che frequento da sempre, spesso per far correre i miei cani o semplicemente per rilassarmi sotto le fronde estive dei salici immerso in piscine naturali scavate nella roccia.

Ci vado da quando sono piccolo e col tempo mi sono reso conto di quanto la sua bellezza coincida con la sua fragilità. Messo in pericolo dai semplici atteggiamenti quotidiani e metodici di persone comuni che rivendicano la loro presenza in un luogo incontaminato con un movimento di polso: gettando una sigaretta per terra.

La sigaretta, elevata a simbolo di tutti i rifiuti che spargiamo nell’ambiente, raccoglie in se il concetto del “usa e getta” espressione di una civiltà umana sempre più distante dal legame con la terra. Ma pure sinonimo di una società sempre di corsa che non sa dove andare, affermando incessantemente se stessa con una boccata di fumo.

Un’abitudine, che costa cara e che regala contemporaneamente ai nostri mari, fiumi, ghiacciai e boschi 4000 diverse sostanze altamente tossiche. Contenute in un singolo filtro, infatti ci sono componenti chimici ad azione irritante, nociva, tossica, mutagena e cancerogena che anche se non direttamente inalati perché “ filtrati” dall’acetato di cellulosa, vengono assorbiti dal terreno ed entrano nella scala biologica. Nelle cicche possiamo trovare: nicotina, benzene, ammoniaca, acido cianidrico, addirittura composti radioattivi come polonio-210. Una sigaretta che viene gettata per terra sa di disprezzo e ritualità. È come se quel filtro contenesse tutta l’arroganza, la stupidità, la falsa autostima e l’insoddisfazione che deve essere lasciata sull’asfalto umido, sulle rive di un lago, in cima alle montagne. Il risultato è un mondo letteralmente ricoperto dai mozziconi.

A questo punto fa riflettere il dato che nel solo Mar Mediterraneo i mozziconi rappresentano il 40% dei rifiuti. Un valore altissimo paragonato alle bottiglie di plastica che raggiungono il 9,5%, o sacchetti di pvc 8,5% e alluminio 7,6%.

Le cicche sono un rifiuto tossico “dimenticato”. È quanto sostenuto ed emerso da un recente studio del ENEA -”l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile” – in collaborazione con l’USL di Bologna del 2012, in cui viene evidenziato il potenziale nocivo dei mozziconi.

Il lavoro valuta il carico inquinante sul territorio italiano, argomento sul quale esiste un vuoto culturale e normativo non indifferente. Sebbene il carico nocivo di ogni cicca sia basso, dell’ordine di milligrammi, il fattore che amplifica il problema è l’elevato numero di cicche prodotte. Il numero medio di fumatori in Italia è nell’ordine dei 13 milioni, con un numero medio di sigarette consumate da ciascuno che si aggira sulle 15 al giorno. Il dato è impressionante e corrisponde a 72 miliardi di cicche all’anno!

Tenendo conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa, il cosiddetto filtro, lo studio ha ritenuto comunque possibile affermare che il carico nocivo immesso nell’ambiente con i mozziconi di sigaretta è alquanto rilevante.

  • Nicotina 324 tonnellate
  • Polonio-210 1872 milioni di Bq
  • Composti organici volatili 1800 tonnellate
  • Gas tossici 21,6 tonnellate
  • Catrame e condensato 1440 tonnellate
  • Acetato di cellulosa 12240 tonnellate

Lo studio sottolinea, inoltre, che non esistendo normative nazionali che ne limitino la dispersione in ambiente, ma solo singole iniziative da parte di alcuni comuni più attenti, la maggior parte delle cicche imbrattano il suolo o finiscono nelle fogne e nelle acque superficiali, contaminandole. Da tutti questi fattori emerge la necessità di classificarle come un rifiuto tossico per l’ambiente e trattarle come tale.

Al di la del necessario e dovuto intervento legislativo per arginare il danno ambientale in atto, deve seguire pari passo una presa di coscienza da parte dei fumatori accompagnata anche da buone prassi delle amministrazioni locali. Punire si sa non è molto efficace, soprattutto quando mancano i controlli o peggio, non si applicano le normative. Ma un’inversione di tendenza può scaturire certamente dal comportamento del singolo consumatore.

Partendo per gradi si può disegnare una “forma mentis” che ci aiuti ad affrontare la questione anche singolarmente.

 Non tutti sono al corrente ad esempio che in commercio esistono mozziconi biodegradabili e addirittura ditte che producono particolari tipi di filtro che contengono al loro interno un seme di pianta, che crescerà una volta che il mozzicone si sarà degradato.

Ottima soluzione, ma se da una parte velocizza la sparizione del filtro regalando un fiore, non risolve il problema delle molte sostanze che agiscono nella combustione e finiscono comunque nel terreno.

Quindi che fare? Una soluzione ci sarebbe ma essendo sarcastici, è semplice come smettere di fumare. Si dimostrerebbe un grande valore pratico ed etico non buttando le chicche per terra, usando i cestini appositi, magari raccogliendo mozziconi lasciati da altri vicino al vostro belvedere, spiaggia, ansa di fiume, pista da sci o prato preferiti.

Serve in questo cambiamento di prospettive anche un’amministrazione che guardi ad esperienze già in atto in altri paesi, organizzando un vero e proprio sistema di raccolta e smaltimento dei filtri su base compensativo-partecipativa, un po’ come succede già negli Stati Uniti. “Terra Cycle” ad esempio, è un’azienda americana che recupera i filtri e poi li trasforma in posa ceneri, panchine, pellet, traversine ferroviarie e molto altro. Fondata nel 2001 TerraCycle si è evoluta in una delle maggiori compagnie verdi nel mondo e coinvolge oltre 35 milioni di persone che raccolgono i rifiuti in 22 paesi.

La filosofia è quella del “cash for trash”. Le strutture territoriali di TerraCycle, chiedono ai cittadini di conservare e raccogliere i loro mozziconi, per inviarli alla società di riciclaggio attraverso un sistema di spedizione prepagato, gestito da UPS, attraverso una rete di 398 “collection point” tra USA e Canada. Con la sua metodologia di riciclo ha usufruito del lavoro di più di 20 milioni di persone e creato oltre 1.500 prodotti differenti disponibili presso i principali rivenditori. La società s’impegna a riciclare i filtri per realizzare profilati per uso industriale, e oggetti per l’impiego domestico. In attesa di sistemi come questo ci rimane di essere più responsabili e consapevoli del territorio in cui si viviamo, agendo in prima persona e senza pretese. Semplicemente ripulendo ognuno il nostro piccolo angolo di mondo almeno dai mozziconi.

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