Cityfriend

Data: 01/04/20

Rivista: aprile 2020

Categoria:Accessibilità e mobilità,Interviste

Intervista alla co-founder Luisa Pavesi

 

Cos’è Cityfriend? E da che esigenza nasce?

Cityfriend è una startup innovativa a vocazione sociale che nasce dall’esigenza di rispondere ai bisogni delle persone con disabilità o con esigenze specifiche, in viaggio e nella gestione del loro tempo libero. Un progetto che nasce sei mesi fa a Torino da me, Andrea Panattoni e Alessandro Parisi. 

Che cosa fa la figura professionale del cityfriend?

Il progetto nasce con l’idea di formare professionisti del turismo accessibile. Possono essere sia persone che già lavorano nell’ambito turistico, come guide o accompagnatori, sia educatori, volontari, OSS, che si occupano del terzo settore in ambito sociale. Per unire questi due percorsi in un’unica professione, organizziamo corsi (due a Torino, uno in Valle d’Aosta, a Roma, in Abruzzo e a Salerno) che sono la base per conoscere le esigenze delle persone in esperienze turistiche, ricreative, culturali e artistiche. Il cityfriend è una persona in grado di facilitare questo tipo di esperienze a persone con disabilità o esigenze specifiche. 

E poi c’è la piattaforma web. Puoi spiegarci come funziona?

Una volta che hanno superato il test, pubblichiamo i profili dei cityfriend sul nostro sito. Questo perché vogliamo che siano gli utenti stessi a scegliere le persone da cui farsi accogliere. Il cityfriend non è un accompagnatore che parte e accompagna un’esperienza di una settimana, ma una persona che conosce molto bene la propria città o località, e può raccontarla proprio come fosse un amico, in tutti i suoi aspetti. I profili sono schede dettagliate che di ciascuna persona riportano le competenze, le lingue parlate, gli interessi. Vogliamo che il viaggiatore scelga il cityfriend in base ai propri interessi e passioni, in modo che siano fruibili a seconda delle esigenze. Sul sito, inoltre, si trovano delle esperienze che noi come azienda abbiamo già verificato o configurato come accessibili, grazie alla collaborazione con tour operator.

Qual è il vostro mercato potenziale?

Ad ora ci rivolgiamo principalmente alle persone con disabilità o con esigenze specifiche, come anziani o famiglie con bambini piccoli. Ci rivolgiamo anche alla clientela di altri Paesi interessata a vivere esperienze turistiche in Italia, legate sia alle città d’arte che, soprattutto al sud, alle vacanze al mare. I numeri sono sicuramente interessanti, perché si tratta di dieci milioni di potenziali utenti: non solo persone che vanno in vacanza, ma anche i residenti, che tramite un cityfriend possono riconoscere e scoprire nuovi lati della propria città. 

La proposta non è rivolta solo a persone con disabilità, ma anche con bisogni diversi. 

Ci rivolgiamo soprattutto agli anziani. L’età media della popolazione italiana sta aumentando. Durante i corsi facciamo dei moduli dedicati a come rispondere alle esigenze degli anziani, spesso molto vicine a quelle delle persone con difficoltà motoria o sensoriale. Questi utenti, nella maggior parte dei casi, hanno bisogno di tempi più lenti nel racconto dell’esperienza culturale, piuttosto che di percorsi inframezzati da pause o luoghi dove mangiare o prendere un caffè. Quanto alle famiglie con bambini, le esigenze sono diverse: ad una visita, può essere importante avere un modo che permetta ai bambini di scoprire l’attività artistica o culturale in modo divertente e ricreativo. I genitori così possono godersi di più la visita e i bambini partecipare in maniera più coinvolgente. 

Vedremo esperienze di questo tipo anche in Trentino?

Sappiamo quanto il Trentino sia attento ad accogliere nel miglior modo possibile i turisti. È una delle prossime regioni in cui vorremmo organizzare corsi rivolti a tutte le persone che vogliano iniziare questo percorso di facilitazione turistica. Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia sono altri territori che vorremmo riuscire a coinvolgere prima della fine dell’anno, per arrivare il prossimo su tutto il territorio nazionale. 

Quanto si potrebbe fare in Italia a livello di turismo accessibile? 

Sicuramente si potrebbe fare di più, soprattutto dal punto di vista della comunicazione. Borghi storici, paesi di montagna o località di mare possono essere più accessibili se si rendono più piacevoli ed accoglienti grazie alla facilitazione di una persona. Nel nostro progetto proprio le persone possono fare la differenza, perché meglio in grado di far fruire le bellezze naturali e di valorizzare l’ambiente in tutti i suoi aspetti. Non necessariamente bisogna abbattere le barriere che riguardano le difficoltà motorie, quanto piuttosto lavorare sulla comunicazione in modo da rendere l’offerta turistica maggiormente fruibile a tutti

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