Clara Podda si racconta…

Data: 01/10/15

Rivista: ottobre 2015

Oggi vi voglio raccontare una storia di disabilità non facile, una storia non ricoperta di rose e fiori, da grandiosità o da super eroi ma irta di spine e di difficoltà, poi sfociata in un mito. No, questa è una storia normale di una persona normale, unica nella sua normalità. Clara Podda conoscendola si può definire in tanti modi, una mamma, una moglie, una bella donna, una simpatica signora, una tetraplegica, una capigliatura nero corvino perennemente acconciata in ogni parte del mondo da mani esperte, una campionessa, una sarda che vive a Roma, un’amica, una campionessa fuori dal comune. Ecco chi è Clara Podda. Badate bene, Clara detiene ancora oggi dopo aver smesso di nuotare da più di 20 anni il record italiano di nuoto, ma non è una nuotatrice o meglio non solo. Clara è un’atleta, una fuoriclasse, una preziosa e rara materia umana fatta prima di tutto di gran cuore e poi di classe da vendere.

Chi mi legge si chiederà come mai Clara sia su di una carrozzina, vi domanderete se Clara sia nata su quella carrozzina, ebbene no, vi rispondo subito. La storia di Clara non è la solita storia di disabilità fatta di pianti e tristezze, ma è anche fatta di quello. La storia di Clara è la storia di una mamma meravigliosa che per proteggere il suo piccolino non ha esitato a buttarsi su di lui, proteggendolo col suo corpo. L’episodio che ha totalmente cambiato la vita della campionessa è un episodio tremendo che il 14 ottobre, come ho già detto ha permesso ad una madre di salvare la vita del proprio piccolo, un 14 ottobre da dimenticare quindi, ma anche un 14 ottobre che ha regalato all’Italia ed al mondo sportivo una fuoriclasse senza tempo. Un mito, un’eroina,una guerriera senza paragoni. L’incidente che ha portato via Clara normodotata e ha restituito alla vita dopo averla “masticata” a dovere, Clara tetraplegica, è stato tremendo. La sua macchina ferma viene tamponata con grandissima violenza, lei vede con la coda dell’occhio il suo bimbo seduto al suo fianco mentre lo stava accompagnando a scuola, che rischia di sbattere la testa contro il parabrezza, si butta su di lui ammortizzando i colpi col suo corpo e così salvandogli la vita. Lei viene sbalzata contro un albero dalla violenza dell’impatto, catapultata all’indietro, il suo sedile divelto dalla forza dell’urto, il suo corpo pupazzo senza forza, sbattuto inerme, sul sedile posteriore con la testa che si incastra sotto al poggiatesta. Attimi, secondi, minuti, che trascorrono nella totale incoscienza.

Tutto quello che si poteva rompere della nostra Clara si era rotto. Il suo corpo ormai privo di forze giace inanimato in quel groviglio di lamiere. Il piccolo piange, sotto schok ma vivo, ma lei non lo saprà, se non dopo molto tempo. Lei non ricorda nulla, si sveglia incapace di capire dove si trovasse, in qualche attimo il cervello si ricollega, un urlo straccia il cuore dei presenti all’ospedale. Clara urla e si dimena, chiede del figlio e urla tutto il suo dolore, la sua paura ed anche la sua rabbia.Trascorre quasi due anni in una sorta di eremitaggio fatto di dolore in un corpo martoriato dal gravissimo incidente, buio e pianti, odio e rabbia, disperazione e tristezza rifiutando se stessa e la vita. Ma la sua forza e la sua grandissima forza interiore, ce la restituiscono dopo questo periodo buio. Lei c’è, è viva, è forte ed è unica. Viene indirizzata per scommessa con un amico Angelo Franchi, al tennistavolo e da allora, lei ha centrato come un panzer, come uno Tsunami, tutti gli obiettivi che il mondo sportivo potesse offrire. Titolo italiano, titolo Europeo, Mondiali, Olimpiadi, insomma di tutto e di più. Lei è decisamente una donna impegnativa, un’atleta coriacea in campo, forse a tratti cattiva, rabbiosa ma con un grandissimo cuore. Fuori dal campo Clara è un’amica stupenda, una donna molto curata, direi un esempio di stile e charme, in campo Clara è un “mastino” che non molla un punto nemmeno a pagarla, che però insegna rispetto e dignità anche solo avendo il piacere di vederla gareggiare.

Una grande maestra di vita, una lezione costante di rispetto e di amore per la vita stessa. Clara è difficile, a tratti spigolosa, rabbiosa ma anche determinata e dolcissima con chi ha bisogno d’aiuto. Lei è l’essenza di una disabilità fatta di lacrime e dolore, di gesti eroici e di traguardi stellari ma fatta anche di una madre rara che ama e sacrifica la sua vita per il suo “cucciolo”.

Di tutto e di più, di normale forse in lei c’è poco, ma non diteglielo vi risponderebbe con voce roca (una delle rare pecche: fuma!) “aò’ io so’ normale io non sono una “superwoman” io so’ solamente Clara.” Io vi dico che è unica e meravigliosamente rara ma, ho paura a dirlo forte, potrebbe sentirmi e sarebbero guai. Che Dio la benedica!

 

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