In carrozzina a spasso per Venezia! L’idea l’avevo buttata lì come per chiudere la serata: Perché domenica non andiamo in piazza S. Marco? Invero la proposta sembrava anche a me un po’ bislacca ma Epsy di rincalzo mi fa: A che ora?
E così, alle 10 di mercoledì 7 novembre, infiliamo la Valsugana ben intenzionati ad essere in laguna entro mezzogiorno per visitare più Venezia possibile sennonché per una serie di molto prevedibili imprevisti approdiamo in città soltanto all’una e mezza!
Il ritardo esagerato ci mette una fretta esagerata: cerchiamo a piazzale Roma i posti auto riservati ai disabili. Ce ne sono quattro, tre già occupati da automobilisti con tanto di contrassegno esposto ed uno da un tale furbescamente autoconvinto che basti lasciare la macchina con i quattro lampeggianti accesi per essere in regola. Con i furbi metodi da carogne! Mettiamo la macchina dove capita, bene in vista ai vigili presenti dall’altra parte della piazza: il furbetto capisce l’antifona, salta fuori da un bar, prende e se ne và. Parcheggiamo e via di gran carriera verso il museo Correr, palazzo Grassi, la basilica della Salute, il ponte dei sospiri e quello di Rialto, l’Arsenale e S. Marco!
Al primo ponte – primo stop: 10 scalini a salire ed altrettanti a scendere. Cambiamo direzione ma al secondo ponte – secondo stop. Al terzo nella nostra mente si materializza all’unisono un dettaglio: Venezia = canali = ponti = scalini. Ma va? A Trento ci era interamente sfuggito! Domanda all’ufficio informazioni: Come facciamo a visitare la città? Risposta: Chiedete all’Azienda di Soggiorno! Qui ci assicurano che ben nove ponti (su circa 200) sono dotati di piattaforme montascale ma lì al momento non sanno di preciso dove siano le chiavi per farle funzionare… di sicuro però ci sono!
Beh… concediamolo… la volontà di affrontare il problema c’è stata! Mi rimane un dubbio: se saltassero fuori le chiavi, potrò vedere solo la Venezia collegata da chi ha installato i montascale? E se uno si bloccasse a metà del ponte, che farò? Dormirò su una gondola? Verranno i pompieri? Mi applicheranno due gomme da camion alle ruote? Farò ritorno a piazzale Roma nuotando avvinghiato ad una paperetta salvagente coi giapponesi a scattare flash e le ciccione made in USA a gorgheggiare “wonderfull”?
Intanto il tempo fugge e alle 2 e mezza non ci resta che ripiegare sul traghetto del servizio pubblico diretto in piazza S. Marco: almeno quello non dobbiamo perderlo! Per salirci però, bisogna prima passare su una piattaforma galleggiante indispensabile per compensare con uno scivolo mobile il variare del livello dell’acqua rispetto al molo d’imbarco. Più difficile passare da questa al traghetto: qui non c’è scivolo e se la piattaforma è stracolma ed il traghetto quasi vuoto, si forma uno scalino che può creare problemi ad una carrozzina. Fantozzianamente, in questa occasione c’è un pienone che crea un dislivello tra le due imbarcazioni di 15 – 20 centimetri. Mano a mano che i passeggeri si trasferiscono da una all’altra il dislivello si riduce e quando è quasi nullo mi butto: arrembaggio perfetto! Per sicurezza cerco un ancoraggio per le carrozzine: non c’è!
Il traghetto, classificabile come malandato, molla l’ormeggio e si avvia lungo il canale attraccando una volta a destra ed una a sinistra. Panorama davvero incantevole ma anche angosciante: scrutando i marciapiedi lungo i canali vedo solo scalini (a volte davvero superflui), ponti tipo passo Pordoi, vicoli interrotti da dislivelli.
S. Samuele, Accademia, Rialto, S. Tomaso… in mezzora si arriva in piazza S. Marco. Un primo tentativo autonomo di sbarco fallisce: tra bagnarola… pardon… traghetto e passerella c’è un impossibile scalino di 15 centimetri. Epsy, il bigliettaio, un marinaio ed un passeggero, incoraggiati dagli sguardi quasi preoccupati dei turisti, si mettono a spingere, a tirare e sollevare finché i 110 chili della carrozzina e gli 80 di chi ci è seduto sopra non sono sul molo. Mentre tutti si scambiano apprezzamenti reciproci ed il traghetto se ne va, mi salta addosso un’inquietudine: …e se mentre sono qui arrivasse l’alta marea del secolo che sarà di me?
Alle due passate siamo sotto il portico di piazza S. Marco dalla parte opposta alla basilica. Spettacolo magnifico… suggerisco ad Epsy che in mezzo alla piazza dovrebbe esserlo ancor di più. Pretesa infame: questo lato del portico è rialzato di tre scalini rispetto al piano! Proviamo dall’altro ma il dislivello tale era e tale resta. Seguono altri tentativi a tentoni di aggirare l’ostacolo finché, passando per una galleria, girando dietro e attorno ai palazzi riusciamo a raggiungere la piazza dal versante opposto al campanile. Tutto nella miglior tradizione italiana del “fai da te” (arrangiati!) perché in giro non c’è un’indicazione che sia una per chi non sia in grado di mettersi le chiappe in spalla e camminare.
Altri cartelli consigliano ai normali le mete più celebrate della città. Una indica: “Ponte dei sospiri”. In effetti basta guardarlo: sfilata di scalini tale da far sospirare anche un mulo della Julia. Sospiro anch’io e torno indietro costeggiando il mare per vedere le navi e i palazzi ma per poco: il solito ponte con i soliti scalini e l’assenza della solita piattaforma mi blocca.
Nuovo cambio di rotta forzato: in giro a curiosare nei negozi attorno a piazza S. Marco. Da non credere: tutti o quasi con l’accesso a uno o più scalini per far fronte (pare) alle maree, perlomeno a quelle piccole ma nessuno con uno scivolo permanente… di quelli mobili qualche traccia. Eppure il centro è tutto un cantiere di ristrutturazioni e l’attuale sindaco della città, Costa, è stato anche ministro dei Lavori Pubblici. Mistero.
Alcuni angoli davvero suggestivi di Venezia ci prendono il cuore e la mente ma ci pensa un perfido bisognino a spingerci a cercare qualcosa di ben meno romantico: una toilette! Seguendo le frecce azzurre che lo segnalano capitiamo nell’atrio di un palazzo con scale dappertutto. Fortunatamente il problema riguarda Epsy che, gambe in spalla, sale a tre a tre gli scalini e scompare. A titolo di curiosità mi guardo attorno in cerca dell’indicazione WC per disabili: zero.
Poiché sopra va per le lunghe, penso di dare un’occhiata fuori, svolto l’angolo, percorro un vicoletto e toh.. chi si vede lì a metà, piccola, incollata al muro e mezza celata da un rampicante? L’insegna WC con carrozzina. Umidità, muri sbrecciati, cartacce per terra e la poca luce del vicolo sconsiglierebbero dall’entrarci anche uno a rischio riempimento braghe!
Riprendiamo la marcia ma ogni tentativo di girare per la città a nostro piacere si arena contro gli scalini di un ponte o il dislivello di un marciapiede.
Scoraggiante: praticamente la nostra gita a Venezia si sta riducendo ad un po’ di cabotaggio lungo il Canal Grande e un escursioncina attorno a piazza S. Marco! Alle 17 decidiamo di riprendere la strada per Trento. Scriviamo tre cartoline e cerchiamo l’imbarco: mare un po’ mosso ma il traghetto tiene, sbarco ed in tre minuti siamo già in auto.
Venezia, regina del turismo mondiale, città con un continuo surplus di turisti, con un negozio per abitante, il caffè a 10 mila e un giro in gondola a 400 mila… tutto qui??? … sei proprio triste Venezia…