Contro la violenza sulle donne

Data: 01/08/04

Rivista: agosto 2004

il manifesto della campagna contro la violenza alle donne con il pugno chiuso sporco di sangueIl volantino contro la violenza alle donne. Il sito di Amnesty International Italia.

Un pugno chiuso sporco di sangue, pronto a colpire ancora, e una frase lapidaria: “Per alcuni è l’unico modo di toccarmi”. Questa l’immagine scelta da Amnesty International per lanciare la sua nuova campagna mondiale anti-violenza sulle donne. Una nuova sfida per quest’organizzazione, impegnata da anni nella lotta per la difesa dei diritti umani e pronta a scendere in campo, stavolta, per un obiettivo ambizioso ma irrinunciabile: Mai più violenza sulle donne (in inglese Stop violence against women). La campagna, lanciata lo scorso 5 marzo, intende sollecitare governi e organi internazionali ad adottare legislazioni a difesa delle donne e ad abolire ogni legge che in qualche modo tolleri o, peggio, favorisca abusi.

Nasce da una constatazione deprimente: da secoli questa violenza è la violazione dei diritti umani più diffusa, più socialmente accettata e più difficile da contrastare. Presente in tutti i Paesi, in tutte le società e in tutte le culture, tocca tanto la sfera pubblica come quella privata e non si manifesta solo a livello fisico ma anche psicologico.

Al mondo, una donna su tre nella sua vita è stata picchiata, violentata o comunque vittima di qualche abuso, nella maggior parte dei casi per mano di parenti o conoscenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che il 70% delle donne vittime di omicidio sia stata uccisa dal partner. Secondo statistiche e ricerche del Consiglio d’Europa, la violenza è la principale causa di decesso o invalidità per le donne tra i 16 e i 44 anni.

Potremmo continuare a snocciolare altri dati per molte righe ma bastano questi per rabbrividire: per troppe donne nel mondo la libertà e la sicurezza sono ancora un lontano miraggio.

Le violenze per ragioni di genere si manifestano in modi molto diversi tra loro: esistono gli abusi domestici, perpetrati da mariti o familiari, fatti di botte, violenze psicologiche, stupri coniugali e matrimoni forzati. Ci sono poi le molestie di cui le donne sono vittime sul posto di lavoro, per non parlare della tratta delle schiave del sesso e dello sfruttamento della prostituzione. Spaventa ancor di più pensare che si tratta di un fenomeno globale, ricorrente in tutti gli Stati, dai più arretrati ai giganti dell’economia e del progresso sociale: negli USA, nel solo 2001, si sono verificati 700.000 casi di violenza domestica.

Se poi spostiamo lo sguardo sui Paesi meno avanzati, in cui religione e società accettano e spesso favoriscono le prevaricazioni sulle donne, gli esempi diventano ancora più eclatanti: stiamo parlando, per esempio, delle mutilazioni genitali come l’infibulazione, o delle 6000 ragazze bruciate in India nel 1998 per questioni di dote, o ancora, delle 1000 pakistane vittime nel 1999 di crimini per questioni d’onore. Anche lo Stato a volte diventa colpevole di tali abusi, come nei casi degli stupri commessi dai soldati in tempi di guerra (Italia 1944-45), delle sterilizzazioni forzate (India, Cina anni ‘80), delle torture e delle violenze sulle rifugiate di guerra (Ruanda e Bosnia ‘95).

Donna vittima, quindi, tanto in Europa come in Africa ed Asia, a prescindere spesso dalla razza, dall’età e dalla classe sociale. Come si può pensare di vivere in una società moderna finché abusi del genere vengono ancora commessi e rimangono perlopiù impuniti? Amnesty ha deciso di lottare soprattutto contro le violenze che rimangono chiuse tra le pareti domestiche e che per questo molti non vedono o fanno finta di non vedere o addirittura approvano.

Perché nessuno Stato civile può accettare e non punire le violenze che mogli e figlie subiscono per mano di quegli uomini con cui hanno avuto la disgrazia di condividere la propria vita. Perché nessuno Stato civile può considerarsi tale finché non ha fatto tutto il possibile perché ogni cittadina si senta libera e sicura.

Perché nessun uomo e nessuna donna può sentirsi la coscienza a posto sino a quando una sua simile sarà picchiata, violentata o costretta a prostituirsi ogni giorno. Ecco perché è importante sostenere Amnesty International e le sue lotte!

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