Contro le stragi del sabato sera: parola ai ragazzi

Autori:Redazione

Data: 01/08/09

Rivista: agosto 2009

Numerose sono state le riflessioni fatte dai ragazzi dopo l’intervento del nostro presidente Giuseppe Melchionna nelle loro aule di scuola. Alcune, come quelle di “Francesca Laura Nava”, l’autrice del bellissimo tema qui pubblicato, abbiamo deciso di riportarle integralmente.

Questi incontri nelle scuole si sommano alla già diffusa informazione sulla disabilità e sulle stragi del sabato sera; ma la testimonianza diretta di Pino, il contatto concreto e ravvicinato con la sua disabilità e l’ ulteriore approfondimento svolto successivamente dai ragazzi con le professoresse sembrano davvero cogliere nel segno. A giudicare dalle loro stesse testimonianze questi giovani ragazzi appaiono concretamente sensibilizzati su argomenti quali l’alcol e la sicurezza stradale. Essi hanno apprezzato il coraggio del nostro presidente nel raccontare chiaramente la sua storia, con grande franchezza e serenità, nonché la sua eccezionale voglia di vita.

Ci scrive Francesca Nava della classe 3°E: “[A noi giovani serve vedere, serve ascoltare con le nostre orecchie la testimonianza vivente delle conseguenze che ha su di noi e su chi ci sta attorno una semplice azione come bere un bicchiere in più di birra, perché la vita è sacra, irripetibile, ma fatta di limiti]…[Sotto l’effetto dell’alcol…] i giovani […si sentono più forti, più sicuri di loro stessi, credono di essere invincibili, inarrestabili. Così molti perdono la vita ogni anno e per cosa? Per aver fatto veder agli amici e a chi gli stava attorno che anche loro potevano seguire l’esempio dettato dal branco.]“. Imparare a dire di NO non è sempre facile ma dobbiamo, nell’evenienza, essere capaci di farlo, specialmente quando è in ballo la nostra vita. Se il conducente della macchina dove viaggiava anche Pino, quella sera di quasi trent’anni fa, avesse saputo dire di no, magari quell’ incidente (possiamo però chiamare incidente una situazione dove a monte c’è un comportamento irresponsabile?) non sarebbe accaduto. Ma a prescindere da questo Pino e la “sua” Prodigio sono sempre a sostegno della vita. Un altro giovane della scuola media di Cognola ci dice: “A volte si pensa che se ti capita qualcosa di brutto la tua vita è rovinata, non ha più significato, non vale niente. Ma non è vero, perché in ogni momento c’è sempre qualcosa di positivo e la vita è proprio la cosa più preziosa che ci sia”.

Con il suo lavoro Giuseppe Melchionna ha sempre sottolineato che la vita và sempre massimamente valorizzata; non è come un videogioco, dove anche dopo la scritta “game over”, si può sempre ricominciare. Per usare le parole di Lucia, che frequenta la terza media: “Quando agiamo in modo spericolato dimostriamo solo la nostra personale incapacità di pensare; dobbiamo ragionare prima di agire!”. Noi possiamo e dobbiamo capirlo, trovando il divertimento dentro di noi e non in un bicchiere dall’aspetto allettante!

Due riflessioni sulla sicurezza stradale a seguito degli incontri con Pino…

“Una voglia eccezionale di vivere”

(studentessa della classe 3 della Scuola Media di Cognola)

Quello che mi ha colpito maggiormente di una persona come Giuseppe Melchionna è la voglia di vivere che credo riesca a trasmettere a tutte le persone che gli stanno attorno. Dopo un incidente come il suo, molti avrebbero desiderato morire, di non andare avanti perché non sarebbe stata la stessa cosa; lui ha deciso di continuare, di rendere utile la sua esperienza perché non ricapiti a qualcun altro, di condividere il suo dolore con molti sconosciuti e di continuare a ricordare, anche se molto faticoso, perché ai ragazzi non serve che gli si dica di non bere, di non fumare, di non rovinarsi la mente con sostanze stupefacenti. A noi giovani serve vedere, serve ascoltare con le nostre orecchie la testimonianza vivente delle conseguenze che ha su di noi e su chi ci sta attorno una semplice azione come bere un bicchiere in più di birra, perché la vita è sacra, irripetibile, ma fatta di limiti. “Trovate il divertimento dentro di voi, e non in un bicchiere dall’aspetto allettante”. Molti ragazzi bevono perché lo fanno gli amici, per non sentirsi da meno, altri corrono in macchina seguendo esempio come quelli che vengono spesso trasmessi durante le gare automobilistiche o motociclistiche in televisione. Sotto l’effetto dell’alcol si sentono più forti, più sicuri di loro stessi, credono di essere invincibili, inarrestabili. Così molti giovani perdono la vita ogni anno e per cosa? Per aver fatto veder agli amici che anche loro potevano seguire l’esempio dettato dal branco.

Giuseppe, per rendere più comprensibile il suo forte messaggio a noi ragazzi dice: “Non è come un videogioco, dove anche dopo la scritta game over, puoi sempre ricominciare. La vita ci è stata donata una sola volta, non dobbiamo buttarla via”.

“La ragazza del succo”

(studentessa di 1L della Scuola Superiore Don Milani)

Spesso si sente dire: «Come mai, certe volte un ragazzo, o una ragazza non riesce a fare a meno di fumare o bere alcol se lo propongono gli amici?»

Secondo me, noi adolescenti siamo molto influenzati dal gruppo, cioè, qualunque cosa faccia il gruppo, noi dobbiamo condividerla, altrimenti non ne siamo all’altezza. Tanti (la maggior parte) di noi, si “mettono in testa” che siamo tutti diversi, ma se aprissimo gli occhi, ci accorgeremo che in realtà siamo quasi tutti “fatti con lo stampino”; ci vestiamo tutti uguali, perché dobbiamo seguire la moda, si va in discoteca, alle feste perché altrimenti ci sentiamo emarginati. Quando ci offrono da bere, pensiamo: «Ma sì, dai, una birra non mi farà niente!», poi te ne offrono un’altra, e un’altra ancora, aggiungendo: «Dai, che se non ti ubriachi non ti diverti per niente!», e se rispondi di no, che sai divertirti lo stesso, tutti alla festa ti “guarderanno storto”. Ad una festa, per esempio, ho assistito ad un fatto curioso: una ragazza gironzolava per la sala, distinguendosi dagli altri, con un bicchiere di succo di frutta, dei ragazzi l’invitarono a bere dell’alcol, essendosi rifiutata, l’hanno cacciata dalla festa.

Poi, alle feste arriva il “momento della pausa”, in cui ci si ritrova all’aperto, dove tutti si accendono la sigaretta. «Perché non fumi?» Ecco la domanda fatidica, e se rispondi che non ne hai voglia, puoi scamparla, ma se rispondi proprio: «Non fumo», ti ritrovi come “la ragazza del succo”.

Come ho detto prima, noi adolescenti, o una buona parte di noi, beve e fuma sotto l’influenza degli amici, per non essere esclusi da un determinato gruppo. Ma per non essere esclusi, bisogna essere se stessi e fare ciò che ci si sente di fare; le prime volte si sarà un po’ messi da parte, ma, in un gruppo, bisogna anche imporre delle regole, fare rispettare la propria volontà: «Io non fumo e nemmeno bevo, e non ho intenzione di cominciare!». Se il gruppo capisce, si potrà andare alle feste senza essere giudicati, guardati male o derisi, se invece il gruppo non accetta, non c’è vera amicizia, non vale la pena, quindi, farne parte.

Sì, è vero, nei gruppi c’è la “persona più a mata” e quella “meno”, ma quello è un fatto di comportamento, secondo me, le persone più “spaccone” o quelle più “simpatiche” (“simpatiche” lo metto tra le virgolette, perché secondo me, non ci sono persone più simpatiche o meno simpatiche, siamo simpatici tutti, chi lo dimostra di più, chi meno), sono al centro dell’attenzione perché fanno più “confusione”, e così il gruppo si diverte di più; ma, alla fine, la persona, secondo me, più “gettonata” dal gruppo è coluicolei che sa ascoltare e dare consigli. Le persone “spaccone” le “più simpatiche” e i “consiglieri”, in fin dei conti, sono sullo stesso piano, perché i primi due sono i più seguiti per le feste, per i momenti di divertimento; mentre i “consiglieri” sono quelli apprezzati e chiamati nei momenti di difficoltà, frequenti per noi adolescenti. Molti mi dicono che sto piano piano diventando la “leader”, ma, sinceramente, non vorrei diventarlo, perché ho un carattere esuberante, testardo, che se decide su una cosa, prima o poi la ottiene. Un carattere che non si fa “mettere i piedi in testa!”, indomabile, che polemizza spesso, ma che sa divertirsi, scherzare e a volte, dare ottimi consigli… ma, come dicono gli adulti: «gli adolescenti sono tutti uguali, se uno si butta nell’Adige, tutti lo seguono!» Quando mi dicono così, io pronta rispondo: «Qualcuno dovrà pur andare a salvarlo!», ma, dentro mi dico che è vero, in fin dei conti, noi adolescenti ci buttiamo nell’Adige non per salvarlo, ma per seguirlo, perché noi facciamo parte del gruppo, e facciamo e faremo di tutto per rimanerci, e, a volte, può non finir bene, perché “buttarsi nell’Adige” è rischioso, specialmente se le acque non sono calme.

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