Passeggiando in spensieratezza si incontrano varie realtà. Donne, uomini, bambini, persone diversamente abili: in quest’ultimo “mondo” c’è un’intrinseca sofferenza che dà luogo a dei risvolti di vita talvolta impensabili. Tuttavia, non sempre ci chiediamo quale sia la realtà che si trova ad affrontare chi non è più sorretto dalle proprie gambe.
Spesso non abbiamo la profondità di pensare a cosa si celi dietro la quotidianità di chi siede su una sedia a rotelle. Siamo troppo presi dalla nostra egoistica convinzione di avere una vita complicata, o di avere problemi al lavoro, con i figli, con i genitori.
Quasi sempre, vogliamo che la nostra passeggiata prosegua in modo leggero e spensierato. E va bene così. Ogni tanto è “giusto” anche un pizzico di egoismo.
Forse però, questo luogo comune del “sano egoismo”, sta diventando un pretesto per non pensare più. Forse sarebbe bene interrogarsi su quale bene prezioso sia la salute e quale regalo riceviamo ogni giorno nel vivere la nostra vita, più o meno, frenetica. Probabilmente possiamo concederci il lusso di dire che i nostri problemi non sono così “problematici”, perché laddove un problema è risolvibile, non rappresenta più un problema.
In realtà, mentre proseguiamo la nostra passeggiata, decidendo di rimandare il quesito di cosa significhi affrontare il quotidiano con una disabilità, c’è chi, quella quotidianità la vive. Le è propria.
È vita vissuta, sofferta, agognata. È vita colma di speranza e di dolore quella che si trova ad affrontare chi vive paralizzato su una carrozzina. Proprio così come quella che vive un uomo forte e pieno di ferrea forza di volontà come Giuseppe Melchionna, costretto da trentun anni su una sedia a rotelle a causa di un incidente stradale.
Incidenti stradali che troppo spesso vincolano le persone su una carrozzina o le forzano a vegetare in un letto. Incidenti che trasformano la vita da una semplice quotidianità, in un vero e proprio calvario in cui si è costretti a lottare per poter semplicemente Vivere.
È proprio questa esperienza personale così dolorosa e i fatti di cronaca così numerosi, ad avere spinto Giuseppe a fare una campagna di sensibilizzazione nelle scuole ai ragazzi che nel fiore della spensieratezza, non si rendono conto della pericolosità che auto e moto possono rappresentare.
L’Istituto professionale Don Milani di Rovereto, ha ospitato anche quest’anno questa nobile campagna, così come fa da dieci anni.
È importante ricordare che gli incidenti stradali registrati in Italia sono 218.963, di cui si stimano 310.739 feriti e, 4.731 morti. Si può parlare di 13 decessi al giorno a causa di auto e moto.
In conseguenza di questi dati, Giuseppe, ha fornito ai ragazzi informazioni utili sul modo di agire nel caso si veda un incidente stradale: bisogna ricordarsi sempre di immobilizzare la persona incidentata ed attendere i soccorsi. Un lieve movimento può procurare maggiori danni alla spina dorsale se ne fosse interessata.
Uno dei motivi di questi tragici dati è, purtroppo sempre più spesso, l’alcol.
Si pensa che un bicchiere di birra non sia dannoso, ma in realtà corrisponde sia ad un bicchiere di vino che ad un bicchierino di superalcolico. Bevendo, può succedere che si sottovalutino i pericoli e che si sopravvalutino le proprie capacità e quelle del veicolo. Non ci si rende conto, ma l’alcool svolge un’azione sedativa sul cervello.
La sensazione immediata che esso fa avere è di euforia e sembra di avere più sicurezza di sé. In realtà è una sensazione depistante in quanto, i riflessi peggiorano e si restringe il campo visivo, si valutano male le distanze e si hanno problemi di coordinazione.
C’è una differenziazione per l’uomo e per la donna: un uomo, al fine di non superare il limite legale, non deve superare i due bicchieri, mentre la donna raggiunge livelli di alcolemia più elevati con una maggiore rapidità e con quantità inferiori di alcool consumato, quindi due bicchieri, sono già a rischio di superare il limite legale per la guida.
Non esiste una regola esatta per stabilire quanto tempo debba passare prima di mettersi alla guida, ma si può generalizzare dicendo che è necessaria circa un’ora per ogni bicchiere bevuto.
Indagini sul settore riferiscono che i giorni più a rischio sono il venerdì ed il sabato.
Nell’esposizione di questa parte “tecnica”, Giuseppe ha spiegato ai ragazzi che la principale causa degli incidenti è da imputarsi al guidatore. Quindi, oltre all’attenzione all’alcool, bisogna rimarcare il rispetto per i limiti di velocità, l’uso delle cinture di sicurezza e il non utilizzo del cellulare.
Consigli semplici ma molto preziosi e mai banali che, se osservati, aiutano ad avere maggiore consapevolezza di quale dono prezioso sia la vita e fanno intuire che è tremendamente crudele gettarla per un po’ di leggerezza.
L’attenzione alla propria vita è intreccio di Amore per la stessa e di coscienza di vivere!