Il CRANMUS nasce nel novembre 2008 come progetto di ricerca e di didattica, con la doppia finalità di promuovere nuove “indagini sul campo” sulle etno-culture (europee ma anche, in futuro, extraeuropee) e di coinvolgere attivamente in esse, a mo’ di “campi-scuola”, studenti selezionati – in primis del Conservatorio, ma eventualmente anche di altre istituzioni di formazione superiore, come l’Università – fornendo loro le svariate e complesse competenze necessarie al lavoro dell’antropologo, in ispecie di quello impegnato sul fronte della musica.
L’ideatrice e responsabile del CRANMUS è la prof.ssa Jania Sarno, che ha realizzato per il Conservatorio un precedente progetto di ricerca, sugli “Anastenaria” greci, da cui ha avuto origine una pubblicazione dell’Istituto (Le icone che danzano. Transe, musica e firewalking negli Anastenaria greci all’epoca del postmoderno, LIM, Lucca, 2008) e a continuazione del quale l’iniziativa del CRANMUS si pone.
Per realizzare i fini che il progetto si propone, è prevista da un lato una serie di corsi di preparazione qualificanti (strutturati all’interno dell’offerta formativa del Conservatorio o masterclass); dall’altro, spedizioni di rilevamento “sul campo”, alle quali gli studenti potranno partecipare, in qualità di ricercatori, frequentando tali corsi (in parte obbligatori, in parte opzionali), tramite selezione. Gli studenti che avranno preso parte ai rilevamenti, contribuiranno anche alla pubblicazione dei loro risultati.
Il primo concreto progetto di ricerca e di didattica del CRANMUS, di durata biennale (a.a. 2008/09 e 2009/10), si intitola: Il Kalòjeros: un carnevale balcanico. Ricerca “sul campo” e campo-scuola di etnomusicologia. Esso prevede due spedizioni: la prima, in Macedonia greca (febbraio 2009); la seconda, in Bulgaria (febbraio 2010).
La prima di queste due spedizioni si è appena conclusa; vi ha preso parte una troupe composta da studenti (come me), tecnici e insegnanti. Tale spedizione è stata ideata e guidata principalmente da Jania Sarno la quale, come già accennato, è l’autrice del progetto di ricerca sugli Anastenaria. Ma che cosa sono gli Anastenaria?
Gli Anastenaria sono le festività di una credenza popolare cristiano-ortodossa viva ancor oggi, dal Medioevo, in alcuni villaggi della Macedonia greca. Vi venne portata da profughi grecofoni provenienti dalla Bulgaria, nell’ambito degli scambi forzati di popolazioni che sconvolsero l’Europa orientale negli anni Venti. La continuità secolare delle loro celebrazioni pone gli Anastenaria al di fuori della dubbia (e attualmente assai nutrita) categoria delle “rivitalizzazioni” dovute alla moda neo-etnica.
Quanto a culture euro-mediterranee di interesse etnografico, la Grecia occupa un posto di rilievo per la ricchezza e lo stato di conservazione di quelle che gli antropologi chiamano “isole di sopravvivenza” di creazioni culturali più arcaiche all’interno dell’Occidente industrializzato. Questa, degli Anastenaria, spicca tuttavia fra le altre per alcuni suoi aspetti straordinari: oltre al carattere ininterrotto e sostanzialmente inalterato della sua persistenza, essa presenta un ciclo calendariale completo e, all’interno di un complesso orizzonte ideologico, un articolato insieme di rituali, culminanti in un’estesa para-liturgia completamente danzata e conclusa da una lunga fase di firewalking: di indenni attraversamenti di un letto di brace.
Una grandiosa danza sacra – l’unica, forse, sopravvissuta nel mondo cristiano – che si pone come combattimento simbolizzato contro il Male (e contro la sua espressione storica: il Turco che dal 1453 era divenuto dominatore), in nome di San Costantino (il Grande), principe difensore della fede, e di Sant’Elena, che la tradizione vuole autrice del ritrovamento della “vera croce”.
Come abbiamo detto però questa spedizione ha, più specificatamente, indagato il Kalòjeros. Esso è una sorta di drammatizzazione collettiva itinerante, mimata e danzata, di origine tracia; si svolge in Macedonia greca, negli stessi villaggi dell’Anastenarismo, il lunedì prima del Katharadeftèra (Lunedì Santo) e, pur essendo legata alle confraternite degli Anastenaria, coinvolge l’intera comunità paesana in un “rito di passaggio” che compenetra interessanti simbologie antiturche con gli elementi propiziatori di più antichi culti agrari balcanici. La stessa festa sopravvive nella “patria culturale” degli Anastenaridi – la Bulgaria dalla quale essi provengono (regione dello Strandzha, a ridosso del Mar Nero) – con un volto in parte diverso, dovuto a più profondi processi trasformativi.
La compiuta spedizione è stata indescrivibilmente positiva, tutto il materiale raccolto è in fase di elaborazione, i nostri animi sono ancora scossi da questa esperienza di viaggio, divertimento e studio; risulta perciò difficile darne un’ oggettiva ricostruzione. Mi limito a sottolineare l’importanza del coinvolgimento allo stesso tempo umano e culturale che questa esperienza ha lasciato in noi rendendoci, credo, persone migliori e con un migliore rapporto col mondo.
Contatto per informazioni sul Kalòjeros e sugli Anastenaria: prof.ssa Jania Sarno janiasarno chiocciola fastwebnet.it