Inverno 1998. Cristian Sighel ha vent’anni e il suo futuro è azzurro e limpido come il cielo sopra le montagne dell’altopiano di Pinè che lo hanno visto nascere. Concluso il servizio militare con un ricco carosello di esperienze su e giù per l’Italia, ha cominciato a lavorare nell’officina meccanica del papà e non vede l’ora di sfrecciare per le strade del paese con la sua auto nuova assieme agli amici. Ma una mattina tutto cambia. E’ ora di colazione, le luci sono accese, eppure intorno a Cristian – a causa di una brutta infezione cerebrale – è scesa una penombra che non se ne andrà più. A nulla valgono la corsa in ospedale e i successivi interventi. La diagnosi è una doccia fredda: il giovane è diventato ipovedente. D’ora in poi per lui resterà accesa solo una piccola fiammella, che gli permetterà di distinguere il giorno dalla notte. Per la famiglia Sighel cominciano così mesi e anni terribili, di dolore, rabbia e confusione, ma anche di adattamento e riscoperta.
Piano piano, Cristian – che frequenta un apposito corso di formazione dell’Unione Italiana Ciechi a Padova e poi trova lavoro come impiegato – decide di adattarsi alla sua nuova condizione. O meglio, di rifiutare che la sua condizione definisca tutta la sua persona. Così, comincia a correre, contro i pregiudizi, il pietismo e la curiosità – non sempre rispettosa e costruttiva – dei compaesani. Corre contro, ma anche incontro, alle esperienze che ancora gli regalano gioia. Il calore dei raggi sulla pelle, un tramonto appena abbozzato, il profumo dell’erba tagliata di fresco.
Ecco allora che si trasforma in ultramaratoneta. Gareggia su diversi circuiti, per cinquanta, sessanta, cento chilometri di fila. Le prime volte, il papà lo segue di nascosto in bicicletta per paura che perda l’orientamento e si faccia male, ma alla fine Cristian trova il suo ritmo. Stimato atleta, fa amicizia con l’olimpionico Alex Schwazer, sposa Romina, diventa papà di due bellissime bambine e anche coautore della sua biografia. Il libro, pubblicato nell’autunno del 2021, si intitola «Alla ricerca del sole» ed è scritto a quattro mani assieme al giornalista Maurizio Panizza, un vero e proprio «detective di storie trentine». Significativo anche il sottotitolo «Questa pazza vita che tanto mi ha tolto, ma tanto mi ha dato». Infatti, di queste pagine colpisce proprio la prosa delicata che, pur non indorando il dolore, apre capitolo dopo capitolo piccoli squarci di quotidiana bellezza. E non si tratta di rassegnato stoicismo, bensì di un profondo lavoro interiore e di una maturità conquistata a un prezzo troppo alto, ma capace di ispirare e di dimostrare che anche i cassetti delle persone con disabilità, proprio come quelli di chiunque altro, sono pieni di sogni. Sogni costretti ogni giorno a fare i conti con la malattia, gli stereotipi e la paura, eppure tenaci. Sogni capaci di trasformarsi in realtà, di emozionare e di regalare preziosi insegnamenti a chi ha la fortuna di incontrarli.
Perciò, amici e amiche di PRODIGIO, siete tutti invitati a imbarcarvi assieme a Cristian e Maurizio, in questa magica avventura alla ricerca del sole, da soli o in compagnia dei giovani della vostra famiglia o della vostra scuola. Vi assicuro che non rimarrete delusi. Parola di una lettrice che non ama particolarmente le biografie, eppure ha divorato questa in un baleno!