Dai Palazzi Romani ed Europei, giugno 2001

Autori:Redazione

Data: 01/06/01

Rivista: giugno 2001

Aprile

I farmaci necessari deve passarli lo Stato: l’obbligo c’è anche se le medicine, indispensabili e insostituibili, non sono incluse nel prontuario.

Una sentenza della Cassazione ha stabilito che se una determinata medicina risulta indispensabile o insostituibile per il trattamento di gravi condizioni o di sindromi che richiedono cure prolungate, allora il Servizio sanitario nazionale ha l’obbligo di “passarlo” ai cittadini, o quantomeno di contribuire alla spesa, disapplicando, nel caso particolare, lo stesso prontuario.

All’origine della sentenza vi era stato il ricorso di un paziente allergico e bisognoso di un determinato vaccino desensibilizzante che era stato costretto a pagarsi col proprio denaro perché l’Azienda sanitaria gli aveva negato il rimborso. Ai supremi giudici, il malato, chiedeva che l’Azienda sanitaria locale di appartenenza gli passasse la medicina.

Prima di arrivare in Cassazione era ricorso al Pretore e poi anche al Tribunale che gli avevano però dato torto.

Ma la Sezione Lavoro della Cassazione, è stata di avviso diverso e, come si sa, le sue decisioni costituiscono giurisprudenza. Per la Cassazione infatti, se è vero che la legge che limita il contributo della Sanità Pubblica ai farmaci indicati nel prontuario perché riconosciuti efficaci ed economici, non è in contrasto con il diritto alla salute, è anche vero che le medicine indispensabili per contrastare certi sintomi o certe malattie, vanno considerate a carico dello Stato.

E se si vuole mettere in discussione il certificato medico che le prescrive – aggiunge ancora la Cassazione – bisogna ricorrere alla consulenza di tecnici qualificati, visto che il certificato medico non può essere disatteso senza precise ragioni.

Aprile

“La prevenzione dei tumori certi come quelli provocati dal fumo è un imperativo categorico per una società civile”. Con questa dichiarazione il ministro della Sanità Umberto Veronesi ha motivato la circolare con la quale ha ricordato i locali in cui non si può assolutamente fumare: scuole, vagoni letto, uffici, commissariati. Annunciando anche che toccherà ai direttori delle ASL e degli ospedali valutare l’opportunità di costituirsi parte civile nei procedimenti penali per reati connessi a comportamenti dannosi per la salute pubblica che abbiano determinato malattie comunque riconducibili al fumo, anche passivo.

Veronesi ha fatto presente che il fumo uccide ogni anno 90.000 italiani, cifra che, da un punto di vista epidemiologico fa pensare a tutti gli effetti ad una vera e propria strage nei confronti della quale esiste uno strumento efficacissimo: il senso civico.

Fa seguito una serie di posti in cui è assolutamente vietato fumare, corsie di ospedali, aule scolastiche di ogni ordine, autoveicoli di proprietà dello Stato, enti pubblici, concessionari di servizi pubblici, metropolitane, sale delle stazioni ferroviarie, autobus, aerei, treni, locali chiusi, musei, biblioteche, sale di lettura aperte al pubblico, uffici pubblici di comuni, province, regioni, collocamento, uffici postali, uffici di prefetture, questure, commissari e uffici giudiziari e altri ancora. Il controllo spetta ai dirigenti proposti alle strutture amministrative o al responsabile della struttura privata – ricorda Veronesi – predisporre i cartelli di divieto con le relative sanzioni, vigilare sull’osservanza del divieto ed accertare le infrazioni.

Le sanzioni, legge 205 del 25 giugno ’99, non devono essere inferiori a L. 12.000 e non superiore a 20 milioni. Se i funzionari non ricevono riscontro dell’avvenuto pagamento della multa da parte dei trasgressori hanno l’obbligo di fare rapporto all’autorità competente che nella maggior parte dei casi è il Prefetto. Sono previste sanzioni anche per coloro che non faranno rispettare i divieti.

Maggio

Stanziati dalla Comunità Europea più fondi per l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro.

Sono infatti 37 milioni i cittadini europei affetti da una qualche forma di handicap, alle circa un europeo su dieci. Il loro livello di disoccupazione è tre volte superiore al tasso medio e per far fronte a questa situazione il Parlamento europeo ha chiesto più fondi comunitari. Riduzione del carico fiscale e diminuzione dei contributi pensionistici sono la ricetta consigliata ai governi per attenuare il tasso di disoccupazione dei disabili.

La Commissione europea vuole tradurre in realtà il criterio delle “pari opportunità” e a tale proposito presenterà una proposta legislativa per un programma d’azione per i disabili, in vista dell’Anno europeo dei disabili previsto nel 2003, da attuare nel 2004.

L’Aula di Strasburgo si è schierata per l’inclusione, nel VI programma quadro europeo sulla Sanità, di una linea di ricerca esclusiva per gli handicap. Nella risoluzione è dedicato un intero capitolo alla promozione del ruolo delle organizzazioni non governative impegnate nel Terzo settore a cui, secondo l’Europarlamento, dovrebbero essere destinati finanziamenti più significativi.

Maggio

Il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha proposto di creare un fondo compreso tra sette e dieci miliardi di dollari per fermare l’epidemia di Aids in Africa. Ha avanzato questa proposta ad Abuja, in Nigeria, dove si erano riuniti quaranta Capi di Stato e di governo africani.

Il fondo globale dovrebbe essere finanziato dai paesi ricchi e da sostenitori privati. Tutti i governanti presenti hanno sottoscritto un impegno ad incrementare la spesa sanitaria dei loro paesi ed a procurare farmaci generici anti Aids, in deroga alle norme internazionali sulla tutela dei brevetti. A questo proposito va ricordato che la Corte Suprema del Sudafrica ha autorizzato le case farmaceutiche del paese a produrre medicinali anti Aids senza versare alcuna royalty alle multinazionali detentrici dei brevetti

Allarmanti i dati forniti da Kofi Annan: dei 36 milioni di ammalati di Aids nel mondo, ben il 70% vive in Africa. Ogni anno in questo continente due milioni e ottocentomila persone muoiono per il contagio.

I costi stimati per le cure sanitarie degli oltre 25 milioni di ammalati africani ammontano a sette – undici miliardi di dollari che, tradotti in lire, significano tra i 15 e i 20 mila miliardi di lire.

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