L’amministrazione comunale ha deciso di mettere in cantiere una ristrutturazione leggera della casa di riposo di via san Giovanni Bosco (210 ospiti), sufficiente a mantenere alla struttura un minimo di funzionalità. Questo in attesa di trasferire gli ospiti nelle nuove residenze sanitarie assistenziali in costruzione in varie parti di Trento (via della collina, San Bartolomeo). Tempo fa si era parlato di una totale ristrutturazione dell’edificio ma era subito parso evidente che per tanti soldi vi fossero investiti non sarebbe stato possibile adattarlo alle esigenze di oggi. Costruito nel 1960 con i criteri ed i parametri assistenziali di allora, il palazzo dimostra infatti tutti i suoi 40 anni. Ecco alcuni dei lavori previsti: un ascensore adeguato al trasporto delle persone costrette a letto in permanenza, nuove vetrate alla facciata, ammodernamento di cucine ed impianti di sicurezza. Ristrutturazione leggera a parte, la casa di corso di via san Giovanni bosco è destinata ad essere abbandonata tra quattro anni.
Fondo per la non autosufficienza
La Provincia di Trento intende imporre un’assicurazione obbligatoria a tutti i cittadini in favore di un fondo per l’assistenza dei non autosufficienti. L’ente pubblico eroga attualmente prestazioni a 7.750 assistiti oltre a concedere circa diecimila indennità di accompagnamento per una spesa totale prossima ai trecento miliardi, cifra ormai non più sostenibile dalle casse di piazza Dante salvo pesanti tagli a carico di altri interventi. Ad allarmare ancor più sono le proiezioni demografiche per l’anno 2010 sull’evoluzione della popolazione trentina. Per quella data il 20% per cittadini avrà più di 65 anni e il 10% più di 75 e poiché con l’avanzare dell’età aumentano anche le patologie tipiche della vecchiaia, c’è da pensare che le persone bisognose di assistenza aumenteranno sempre più e con essa i costi.
Formazione universitaria per gli insegnanti di sostegno
Il senato accademico dell’Università di Trento ha approvato un progetto per la formazione di insegnanti cui affidare studenti in situazione di svantaggio o disagio, dai ragazzini extracomunitari con problemi di integrazione ai bambini iperattivi. Il corso, aperto a 60 partecipanti, si svolgerà in due anni e prevede di fornire le competenze necessarie ad affrontare situazioni di disagio e svantaggio scolastico di cui spesso soffrono i ragazzi extracomunitari sempre più presenti tra i banchi delle nostre scuole e situazioni di svantaggio cognitivo come difficoltà di concentrazione, di apprendimento, di linguaggio e problemi di comportamento. La Provincia, cui spetta farsi carico dell’attivazione del percorso di specializzazione per docenti di ruolo si è mostrata interessata a tale possibilità.
Rimborso per visite private in urgenza
Un emendamento proposto dal consigliere regionale Morandini prevede il rimborso delle spese per visite specialistiche effettuate presso medici privati purché siano dettate dall’urgenza e non siano possibili entro dieci giorni in strutture pubbliche. Ecco il testo: Le prestazioni urgenti ai fini diagnostici o terapeutici sono eseguite in via diretta entro e non oltre dieci giorni dalla richiesta. In caso contrario sono eseguite in forma indiretta con rimborso della tariffa pagata dal cittadino. Il carattere dell’urgenza è indicato in una relazione clinica redatta dal medico di medicina generale o dallo specialista secondo le direttive dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari. Il provvedimento, inserito nella collegata, è stato sottoscritto anche dal presidente della giunta Lorenza Dellai, per cui ha buone probabilità di venir convalidato in sede di votazione. Qualche perplessità desta la copertura finanziaria da parte dell’ente pubblico e per questo motivo il rimborso è previsto soltanto per i prossimi dodici mesi: saranno i costi, accettabili o proibitivi, a far sì che da sperimentale la disposizione diventi permanente. Se non ci saranno intoppi, a febbraio l’emendamento sarà operativo e metterà a tacere le non sporadiche proteste causate dai lunghi tempi attesa oggi necessari per ottenere una visita specialistica.
6.000 morti che potevano essere evitate
A metà del mese era stata pubblicata su tutta la stampa nazionale una ricerca portata avanti dall’università di Torre Vergata di Roma da cui emergeva che tra il 1995 ed il ’98 in Italia si è registrata una riduzione di sei mila morti “evitabili” all’anno, decessi cioè di persone che avrebbero potuto continuare a vivere se fossero stati attuati piani di prevenzione con periodici test diagnostici di massa e servizi di base adeguati. Sorpresa generale: tra le città dove si sono registrati i più alti numeri di decessi “evitabili” figura Trento in compagnia di Trieste e Napoli. Dopo un attimo di sconcerto, l’assessore provinciale alla sanità Mario Magnani è intervenuto per contestare i dati: la Sanità trentina sta bene ed i dati forniti non vanno letti con allarmismo. L’alta efficienza della nostra Sanità nei controlli, nelle analisi e nell’elaborazione di dati può paradossalmente produrre dati fuorvianti si viene letta in modo non corretto. L’assessore ha poi ricordato i miliardi spesi per la prevenzione: basti pensare allo screening mammografico gratuito oppure alla legge provinciale contro il fumo.