Dal Cile al Trentino

Dodici anni fà insieme a miei figli ho lasciato la mia terra, il Cile, custudita dall’immenso Oceano Pacifico. 

Fra le grandi onde ho lasciato la mia famiglia, amici, allegrie e tristezze. Prima di partire ho venduto quello che ho potuto, ho regalato e buttato delle cose che sicuramente solo per me avevano un significato.

Mi sono spogliata di tutto, anche delle mie sicurezze, delle mie abitudini, peggio ancora di quello che pensavo di essere.

Nel 2004 sono arrivata in Italia, a Trento fra le maestose montagne, totalmente nuda, si nuda! Era così che mi sentivo, perche i vestiti adosso non mi prottegevano della paura, della nostalgia né dalle incertezze. Quante domande, cosa faccio? Da dove comincio? Imparerò l’italiano? Che lavoro posso fare? E soprattutto, avrò fatto la scelta giusta? Troppe domande, nessuna risposta.

Un giorno guardando fuori della finestra con la testa piena di dubbi, ho visto nevicare per la prima volta, era uno spettacolo bellissimo, una danza delicata e magica, ma piena di forza e potere che riusciva a trasformare tutto quello che tocava. Allora ho capito! La neve non era mai stata parte di quello che conoscevo, era nuovo e diverso per me, ma da quel momento in poi mi apparteneva era parte dal mio nuovo mondo.

I grandi cambiamenti, le grandi trasformazioni spesso ci fanno perdere il senso d’appartenenza.

Il sentirsi participe, parte integrante di qualcosa, di un gruppo di amici, di una famiglia, di una religione, di una nazione, di un luogo, di un lavoro, di una società rappresentano una prova quotidiana di esistenza.

E molto ambiguo o forse solo umano lottare per la nostra independenza, la nostra individualità in continuazione, ma alla fine abbiamo sempre bisogno di sentirci parte di ciò che ci circonda  ed anche di piccole cose come il nostro nome e cognome sul campanello. Questi segnali ci danno, sicurezza e tranquillità.

Il senso d’appartenenza è così importante, così necessario nella nostra vita, ma anche così fragile. Perdere il lavoro, invecchiare, pensionarsi, ammalarsi, cambiare città, perdere un famigliare. Qualunque evento trasformi le nostre vite. Sono tante le situazioni che continuamente ci mettono alla prova, e ci fanno sentire fuori, diversi, non appartenenti.

Quando ho capito questo, il mio atteggiamento è cambiato, non più domande, ma risposte. Dovevo prendermi un posto in questa nuova vita, dovevo fare e non aspettare, dovevo dimostrare di esserci.

 Secondo me, questa è la chiave, la cosa più importante è appartenere a noi stessi, non dimenticare mai il proprio essere, ovvunque ci si trovi, qualunque situazione si affronti.

Ci sei, esisti, ma non sei da solo. 

“Not man is an island”, nessun uomo è un isola (Jhon Donne )

Un saluto cari lettori .

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