DALL’ANTICA GRECIA ALL’HANDBIKE

Vi siete mai chiesti chi fu la prima persona con disabilità ad avere assaporato un po’ di autonomia con una sedia a rotelle? 

Potrebbe esser stato un abitante dell’antica Grecia nel VI secolo a.C., oppure un cinese intorno al 525 d.C. A queste epoche, infatti, risalgono rispettivamente un vaso e una scultura in pietra che raffigurano una sorta di sistema, dotato di ruote, per agevolare gli spostamenti di una singola persona. Purtroppo non ci sono informazioni sicure sugli inventori e utilizzatori di questi ausili, ma certa è la dimostrazione di come, fin dall’antichità, l’uomo si sia ingegnato per colmare i problemi di deambulazione.

Grazie ad un’incisione del 1595, scopriamo che il primo ad accomodarsi su una “sedia per invalidi” fu il re Filippo II di Spagna. Egli viene rappresentato su una seggiola progettata su misura per lui, dotata di pedana per appoggiare i piedi e di uno schienale reclinabile, non automatica, ma a spinta. 

La svolta, con il primo modello di sedia a rotelle che non necessitava dell’aiuto di terzi per muoversi, arrivò nel 1655 grazie all’estro dell’orologiaio tedesco Stephan Farffler, paralizzato agli arti inferiori dall’età di 22 anni. Considerato come l’antenato dei tricicli, il “veicolo” di Farffler era una sedia montata su un telaio con tre ruote, quella anteriore con maniglie su entrambi i lati, con cui ci si poteva spingere in avanti con la forza delle braccia. Per la prima versione pieghevole in acciaio tubolare, invece, dobbiamo aspettare il 1932, con Harry Jennings che la progettò per l’amico Herbert Everest.

Durante la seconda guerra mondiale furono prodotte le prime sedie a ruote elettriche, inventate da George Klein per i veterani feriti, ed è nello stesso periodo che a Ludwig Guttmann (ideatore nel 1948 dei primi giochi paralimpici non ufficiali) venne l’intuizione del secolo: lo sport aveva benefici nella prevenzione e nella terapia per la riabilitazione dei soldati reduci della guerra. 

L’handbike fu la naturale evoluzione della sua idea. Apparsa per la prima volta ai Giochi di Atene nel 2004, aveva un telaio in alluminio, piuttosto pesante, che non teneva conto della resistenza aerodinamica.

Di pari passo con lo sviluppo delle biciclette professionali da corsa, le handbike di oggi sono mezzi futuristici, non paragonabili agli “antenati” di soltanto una decina d’anni fa. L’alluminio è stato sostituito dal più leggero carbonio e le ruote posteriori non sono più scampanate, ma dritte, per garantire maggiore stabilità e reattività nelle curve. Ogni particolare viene curato in maniera maniacale, sulla base del tipo di disabilità e delle caratteristiche sportive della persona.

Lo sport diventa così terreno di prova, per migliorare i mezzi utilizzati nella vita quotidiana.

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