DEMENZA: SONO CIRCA 8000 LE PERSONE CHE NE SOFFRONO IN TRENTINO

Data: 01/02/22

Rivista: febbraio 2022

“Demenza” è un termine generico, usato per indicare un declino delle facoltà mentali sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana. Questa condizione colpisce la memoria, le abilità sociali, il comportamento e l’autonomia, rendendo la vita quotidiana dei malati e delle loro famiglie molto più difficile.

Abbiamo parlato con Renzo Dori, presidente dell’associazione Alzheimer di Trento, che si occupa del supporto al malato e alle famiglie attraverso colloqui, sostegni psicologici e vari interventi nelle diverse fasi della malattia.

«Noi non dobbiamo partire dal concetto che la demenza di Alzheimer sia un fatto negativo – spiega Dori – dobbiamo valorizzare l’aspetto positivo delle cose che uno riesce ancora a fare nonostante la malattia».

In Trentino circa ottomila persone soffrono di demenza e la pandemia, purtroppo, ha peggiorato la situazione.

«Chi soffre di Alzheimer è soggetto a disturbi del comportamento. Per i caregiver è stata durissima. Se il malato viene trattenuto, lo avverte come una violenza nei propri confronti e reagisce di conseguenza. In più, la pandemia ha generato un decadimento molto accelerato sia dal punto di vista fisico che psichico. Rimanere chiusi in ambienti confinati ha ridotto la stimolazione cognitiva, causando un doppio effetto: mortalità maggiore e aggravamento del percorso patologico».

Nei primi due mesi della pandemia, secondo le stime dell’Alzheimer’s Disease International, in Italia la mortalità delle persone con demenza è aumentata del 49%. La pandemia ha ritardato le diagnosi, l’accesso al trattamento, l’assistenza residenziale e i servizi di assistenza specifici.

Ma come riconoscere i campanelli d’allarme?

«I primi segnali di avvertimento – continua Dori – normalmente sono legati alle piccole perdite di memoria. Questo fenomeno piano piano si aggrava e il decadimento cognitivo e la dimenticanza diventano più pesanti, incidendo molto di più sulle attività quotidiane. Se scomponiamo un’azione nelle sue varie fasi, scopriamo di riuscire a ricordare e portare a compimento il primo passaggio, ma di non ricordare lo step successivo. Di conseguenza, ci si blocca e, se non si è aiutati o sollecitati, si rischia di non riuscire a portare a termine l’azione. La persona si rende conto che sta perdendo le capacità mnemoniche che aveva in precedenza e può incorrere facilmente in una fase depressiva».

Lo stigma che circonda la demenza e l’Alzheimer è ancora alto.

«Dobbiamo creare una maggiore sensibilità nei confronti di questa malattia. Dal punto di vista fisico e delle potenzialità, il malato di Alzheimer è una persona sana; nel senso che, statisticamente, non ha altre patologie. Se riusciamo a garantirgli una buona rete di sostegno, possiamo offrigli una qualità della vita decorosa e ben vissuta».

In Trentino deve essere una priorità contrastare gli effetti del COVID-19 e trovare un supporto per trattare e guidare i caregiver e gli specialisti per quanto riguarda le conseguenze derivate da questa situazione.

precedente

successivo