Di cosa parliamo quando diciamo “balbuzie”?

Data: 01/10/22

Rivista: ottobre 2022

Il 22 ottobre è la Giornata internazionale della consapevolezza della balbuzie. Che cos’è la balbuzie? In rete sono presenti diverse definizioni del termine. Il dizionario Treccani la definisce come un’“alterazione del flusso verbale […], in forma di blocchi o ripetizioni di sillabe […]”. Wikipedia parla di “un disturbo del linguaggio caratterizzato dalla fluenza ininterrotta e da involontarie ripetizioni e prolungamenti di suoni, sillabe, parole o frasi, con frequenti pause o blocchi in cui la persona che balbetta non è in grado di esprimere verbalmente, in modo continuo, un pensiero o un concetto, nonostante lo abbia già formulato mentalmente […]”. Sono definizioni vere, ma per sensibilizzare su questo tema, bisognerebbe innanzitutto ascoltare quell’1% di persone che a livello mondiale convivono con questo disturbo del linguaggio e farsi raccontare cosa significa balbettare. Ci potranno essere racconti simili ma non uguali, perché la balbuzie non si manifesta nello stesso modo ed ognuno la vive in modo diverso. Per questo è importante ascoltare più voci. Eccomi qui quindi per raccontarvi, attraverso qualche mio frammento di vita, cosa significa davvero convivere con la balbuzie.

La balbuzie è la ripetizione incontrollata di una parola o di una frase, è un blocco che senti mentre parli e di colpo ti fermi, è parlare tutto d’un fiato per cercare di scappare dall’inceppo, è sentirsi dire “non ti agitare”, “pensa prima di parlare”, “fai un bel respiro”. 

La balbuzie è sentirsi finire le proprie frasi, è fuggire dagli sguardi delle persone per vergogna. La balbuzie è nascondersi, chiudersi in sé stessi, pensando di non poter esprimere la propria opinione perché incapace di farlo in modo fluente. É sentire le risate e la propria imitazione da parte dei compagni di classe.

La balbuzie è la costante ricerca di strategie per dire ciò che vuoi dire non appena senti il blocco.

La balbuzie è ordinare il gelato alla vaniglia invece che al limone, perché vaniglia è fluente, con limone c’è l’inceppo. La balbuzie è ordinare la stessa pizza del tuo amico, perché dire “anche io” è più corto e più facile che dire il nome della pizza che si desidera da una settimana.

La balbuzie è non riuscire a pronunciare il proprio nome, perché non importa con quale lettera inizi, prima o poi troverai anche lì l’inceppo.

La balbuzie è quella cosa che odi, perché per una strana ragione che non puoi e non sai spiegarti ha scelto te e non ti lascia in pace. E al contempo quella cosa senza la quale non sai chi sei. La balbuzie ti fa confrontare con te stesso fino a farti capire che è una tua caratteristica e che inconsciamente ti ha insegnato ad osservare, ad ascoltare e a riflettere di più, donandoti la sensibilità e l’empatia.

La balbuzie, come ha affermato in un TEDx Vinicio Marchioni, è un’arte. È l’arte di imparare a parlare per tutta la vita.

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