Quando siamo andati all’Azienda Sanitaria di Trento armati di macchina fotografica non pensavamo davvero di fare nulla di male: dopo una segnalazione pervenuta in associazione, Giuseppe Melchionna, Letizia Zilio e la sottoscritta volevamo soltanto vedere con i nostri occhi, non tecnici ma sicuramente sensibili al problema, se una certa colonna dell’edificio potesse costituire un problema per chi ha una diversa abilità.
Questa la situazione che abbiamo trovato: all’ingresso del corpo B della sede di via Degasperi, dopo due porte automatiche e una leggera discesa c’è, proprio in mezzo, una colonna che probabilmente non costituisce dal punto di vista legale una barriera architettonica. Altrettanto probabilmente, però, per un disabile in carrozzina o un non vedente non accompagnati potrebbe diventare un “duro scontro con la realtà”. Ed è proprio questo il punto, il non accompagnati.
Prima, però, completiamo la storia!
Neanche il tempo di prendere la macchina fotografica e cercare una prospettiva giusta per lo scatto che ci raggiunge un uomo della sicurezza subito seguito da un impiegato. Sulla difensiva, esigono di sapere cosa stessimo facendo. Dopo aver spiegato cosa e perché a nostro parere non andasse del tutto bene, l’impiegato ci ha replicato con una frase a dir poco sconcertante: “I disabili e i non vedenti sono sempre accompagnati”. Dopo anni di politiche a favore dello sbarrieramento, della sensibilizzazione e del disabile, c’è ancora qualcuno che non ha mai visto, o non ha mai voluto vedere, una persona con diversa abilità in grado di svolgere da sola piccole e grandi azioni quotidiane.
Questione irrisoria è non avere potuto fare quelle fotografie, per cui effettivamente non avevamo chiesto il permesso (in seguito accordatoci insieme alle scuse e alla disponibilità dell’Azienda Sanitaria).
Il problema, ciò che dà da pensare e lascia l’amaro in bocca, è l’ignoranza, la poca sensibilità e la diffidenza con cui ancora oggi si guarda alla diversa abilità.