I Dogon sono una popolazione africana del Mali. Questo popolo di circa 240.000 individui occupa la regione della falesia di Bandiagara a sud del fiume Niger, e alcuni gruppi sono stanziati nei territori attigui al Burkina Faso. Sono prevalentemente coltivatori di miglio, caffè, cipolle e tabacco, e hanno una particolare abilità come fabbri e scultori, tant’è che nella capitale Bamako v’è un quartiere di soli fabbri che ripetono un rito antico quanto il popolo.
Lingua. La lingua Dogon presenta caratteristiche particolari, con molte varianti e molti dialetti. Ogni membro di questa popolazione ha quattro nomi: un nome proibito e segreto, un altro “corrente”, uno che si riferisce alla madre, uno alla classe di età. Per evitare problemi con le altre parole di uso comune, questi nomi sono presi dai dialetti di altre tribù Dogon. Ogni nome ha un significato linguistico. Si narra che per decidere un matrimonio il consiglio degli anziani parli una lingua non comprensibile alle donne del villaggio, e altresì che le donne fanno finta di non comprenderla. I Dogon si sono spostati dalla regione Mandé, a sud est del Mali, durante il XIV secolo, e si sono fermati nella regione di Bandiagara, allora abitata dai Tellem. La loro storia si collega a questo punto con quella dei vicini Bozo, con cui intrattengono molti rapporti di scambio e reciprocità.
Arte. I Dogon hanno realizzato statue solenni raffiguranti gli antenati, talvolta rappresentate con le braccia alzate (come segno d’invocazione della pioggia). Tra le più caratteristiche vi sono quelle gemelle e a due teste, riferite al mito dei gemelli divini, e quelle raffiguranti guerrieri a cavallo o donne con un bambino al braccio. Molto diffuse e variegate sono le maschere, tra le quali spicca quella monumentale che rappresenta il serpente iminama, che raggiunge anche i dieci metri di altezza. Caratteristiche anche le “porte da granaio”, arricchite da rilievi collegati alla cosmogonia. Chi frequenterà il CCI – Centro per la Cooperazione Internazionale dal 1° ottobre all’8 novembre potrà ammirare l’arte Dogon. Arte che sta rischiando molto in Mali con l’arrivo dello Stato Islamico, intento a distruggere la simbologia di una religione animista.
Religione. Tradizionalmente i Dogon praticano una religione animistica, e nonostante i contatti con l’Islam nero e con altre religioni monoteistiche mantengono un legame molto forte con le loro tradizioni. La religione dei Dogon presenta un unico Dio creatore, Amma, che ha generato i suoi figli con la Terra, sua sposa, Yurugu, e che moltiplicò il genere umano tramite il sacrificio di Lebe. Il Nommo è un essere quadruplo, in quanto formato da due gemelli, ciascuno sia maschio che femmina; è il maestro della parola e la insegna ai primi otto esseri umani Dogon: i primi quattro maschi e le ultime quattro femmine, ma in possesso anche dell’anima del sesso opposto, cioè ermafroditi. Nati dalla prima coppia umana plasmata nell’argilla da Amma, genereranno ciascuno una famiglia di antenati Dogon prima di rientrare nella Terra e diventare essi stessi Nommo.
Cerimonie. Una volta ogni sessant’anni viene celebrato il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio, che rappresenta la perdita dell’immortalità da parte dell’uomo, attraverso la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla iminama, una grande e straordinaria maschera alta circa dieci metri che viene intagliata a forma di serpente e poi conservata in una grotta segreta. Il villaggio è costruito seguendo le forme umane: la testa è costituita dal toguna, la casa della parola, una bassa tettoia dove l’hogon e gli anziani si ritrovano per discutere le questioni importanti del villaggio; il tronco e gli arti sono occupati dalle case di fango con i relativi granai dal caratteristico tetto di paglia di forma conica.
Astronomia. Gli antropologi Griaule e Dieterlen, che tra il 1931 e il 1956 hanno vissuto tra i Dogon, hanno riferito che essi sembravano possedere conoscenze astronomiche molto avanzate, sull’origine delle quali si sono sviluppate numerose controversie. In particolare, nel 1933 Griaule trascorse un lungo periodo in compagnia dello sciamano Ogotemmêli, che si può considerare la fonte primaria delle notizie relative alla cosmogonia dei Dogon. Stando a quanto riportato dallo studioso, da oltre 400 anni questo popolo sarebbe stato al corrente dell’esistenza della stella Sirio B. Sempre gli stessi autori riferirono di avere riscontrato conoscenze relative agli anelli di Saturno e alle lune di Giove.
La mostra. La mostra sui Dogon è qualcosa di unico nel panorama internazionale e Prodigio è tra i promotori. Si tratta di 200 pezzi unici e originali. Reperti di inestimabile valore. Sarà anche l’occasione per conoscere l’attività dell’atelier etico ed etnico e i progetti che IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) ha in Mali. Vi aspettiamo.