Molto si è detto e fatto in merito ad uno spinoso problema di malasanità riguardante in particolare la categoria dei disabili poliomielitici. Infatti, per effetto della delibera n. 3223 varata dalla Regione Veneto nel 2002, l’ospedale di Malcesine, centro nazionale altamente specializzato nella cura di pazienti affetti da polio, il 30 giugno 2003 ha subito una riduzione dei posti letto da 150 a 75. È inoltre prevista la totale chiusura della struttura per il giorno 30 giugno 2004.
A tale proposito è stata nostra cura richiedere un’intervista al vicepresidente dell’AIDM (Associazione Interregionale Disabili Motori), che dal 1995 si batte contro il decadimento culturale e amministrativo dell’ospedale, arch. Adriano Piffer. Egli ha esordito spiegandoci che la poliomielite è una malattia infettiva che colpisce la mielina, tessuto che riveste le cellule neurologiche di trasmissione del moto, portando ad un cattivo funzionamento della muscolatura. La malattia si sviluppa in 3 fasi: una d’insorgenza della malattia, seguita da una fase di recupero della muscolatura compromessa ed infine una successiva stabilizzazione. Una recente ricerca americana contempla, inoltre, una fase di regressione (post-polio) caratterizzata dalla perdita di autonomia muscolare e di usura delle articolazioni, causata dall’affaticamento neurologico unito all’invecchiamento del soggetto colpito.
Piffer ha poi puntualizzato: “È possibile parlare di sconfitta della polio solo a livello di dati statistici, perché non vi è più un numero di morti e di affetti così alto come in passato. Ora invece vi sono i soggetti post polio e gli emigranti che hanno bisogno di cure”. Dai dati citati dall’onorevole Guidi (Sottosegretario alla salute) i disabili affetti da polio in Italia sono 120.000. In percentuale, il 35% dei degenti a Malcesine proviene dal Trentino Alto-Adige, il 30% dal Veneto, il 20% dalla Lombardia, il 10% dall’Emilia Romagna ed il 5% dal Friuli Venezia Giulia. Il rimanente proviene dal resto d’Italia ed una piccola parte dall’estero.
L’ospedale, nato in Istria agli inizi del ‘900, in seguito ai bombardamenti, venne spostato nella zona di Grado, poi nel vicentino e nel 1947 a Malcesine. Affidato alla gestione della Croce Rossa Italiana, era utilizzato principalmente da bambini provenienti da tutto il territorio nazionale. Il suo primario fondatore fu il dott. Marega, noto chirurgo-ortopedico, col supporto del dott. Komianc, fisiatra riabilitatore. Dal ‘52 la struttura è costituita da due padiglioni, l’uno adibito a cure chirurgiche-ortopediche, l’altro alla riabilitazione. Suo punto di forza è l’affiancamento della chirurgia alla riabilitazione in un rapporto di continuità, necessario dal punto di vista qualitativo.
Da una ventina d’anni, da quando la gestione è passata all’ASL 22 di Bussolengo, si è assistito ad un decadimento culturale riguardante tutte le malattie del 4°neurone di moto. L’arto polio, infatti, tende ad essere equiparato ad uno fratturato. Esso infatti necessita di cure ad hoc, indipendentemente dal fatto che sia protetto da protesi. La mancanza di cure adeguate, spiega l’arch. Piffer, provoca atrofizzazione, perdita di sensibilità e tonicità muscolare e quindi di autonomia. Questo costringe tali persone a rimanere maggiormente “recluse” in ambito curativo, regredendo dalla fase di stabilizzazione che ha loro permesso di inserirsi socialmente. “Ecco perché – afferma sempre Piffer – un ospedale di tale portata non deve sparire. Esso può diventare uno stimolo per le nuove generazioni della cultura ortopedico-riabilitativa, per una nuova fase”.
Fin dal 1995, quando iniziavano a circolare le prime voci di una possibile chiusura della struttura, i degenti, organizzatisi formalmente nell’AIDM, hanno deciso di far sentire la loro voce unendo le loro facoltà intellettuali, culturali ed economiche. È stato così istituito un convegno su scala nazionale al quale hanno partecipato 800 disabili, i vertici dell’ASL ed i medici, nel quale sono state esposte e discusse le proposte riguardanti le strategie per un nuovo ospedale (week-end hospital). A tale proposito però è stato fatto ben poco.
A seguito della suddetta delibera del 2002, l’AIDM nel novembre dello stesso anno ha contattato gli organi ufficiali dell’ASL senza però arrivare ad alcun risultato: da qui le tenaci battaglie per mantenere la specificità della loro categoria. Hanno così effettuato il blocco della statale, coinvolgendo i sindaci del lago e di tutta la comunità montana del Baldo, gli albergatori, gli artigiani, i medici e il personale ospedaliero. Sono così riusciti ad attirare l’attenzione dei mezzi d’informazione. Hanno poi allertato via SMS e via e-mail tutti gli affetti da polio su territorio nazionale, tra cui alcuni parlamentari, primo fra tutti il trentino Luigi Olivieri, loro compagno di letto a Malcesine. Inoltre hanno creato una rete di collegamenti di tipo istituzionale anche a livello regionale. Tra le più importanti attività organizzate, Piffer ha ricordato la clamorosa staffetta in carrozzina che, partita da Malcesine, ha fatto tappa in vari comuni veneti, fino ad arrivare in piazza S. Marco a Venezia. La manifestazione, durata una settimana, ha visto gareggiare 7 disabili, tra cui 2 atleti, come il campione del mondo in carrozzina della FISHA (Federazione Italiana Sport Handicap). Il tutto è stato scortato dalla polizia e dalla stampa. “Come al Giro d’Italia”, commenta Piffer. Lo scopo di tutto era quello di costringere il Presidente della Regione Veneto, Galan, a rivedere la delibera. L’obbiettivo non è stato raggiunto. In compenso è stato dimostrato che per i polio il polo sanitario è irrinunciabile, dato anche l’utile di bilancio a livello economico e scientifico e raccogliendo ben 85000 firme tra la cittadinanza veneta. Uno slogan diceva: “Galan preparaci il conto, perché se a te l’ospedale non interessa noi disabili siamo capaci di comprarlo”. A tal proposito è stato presentato a giugno 2003 un progetto di sperimentazione gestionale della struttura. Esso prevedeva la gestione dell’ospedale da parte dell’associazione, come privato, al fianco di altri partner appartenenti anche al campo medico.
Attualmente si è giunti ad un risultato che si prospetta come il primo passo contro la chiusura dell’ospedale, infatti l’INAIL è intenzionata a comprare la struttura.
“Noi chiediamo – ribadisce ancora il vicepresidente dell’AIDM – che tutti i disabili d’Italia e quanti leggeranno questo articolo, ci dimostrino la loro solidarietà. Con un semplice messaggio SMS o con una semplice manifestazione di presenza. Possiamo così diventare una massa in grado di dare un grande ed originale contributo alla nostra causa”
Presidente dell’AIDM, Roberto Bassi 329.8122592 SMS, e-mail AIDM ass_aidm[AT]virgilio.it
Adriano Piffer apiffer[AT]tin.it tel. fax AIDM 045.56589327