Due film alla ricerca di affetto

Data: 01/10/05

Rivista: ottobre 2005

Mike Leigh, regista di “Tutto o Niente”, punta la sua macchina da presa su un gran caseggiato della periferia londinese, zoomando sulla monotona e degradata vita di una famiglia (padre, madre, due figli) e dei loro vicini non meno disagiati.

Ogni personaggio si comporta sulla base della propria quotidiana esistenza: Phil passa le giornate tra il pub e la guida del taxi, mentre la moglie Penny manda avanti la famiglia dividendosi tra le faccende domestiche, l’impiego di cassiera in un supermercato e piccoli lavoretti per arrotondare, avendo ormai perso tutti gli altri stimoli affettivi verso il mondo.

Rachel, la figlia, ha un lavoro che la lascia indifferente e il fratello Rory, disoccupato e obeso, passa le giornate tra cibo e televisione. La precarietà lavorativa e lo squallore dell’ambiente circostante sembrano abbattersi e prevalere sulla famiglia, ma un improvviso malore di Rory li fa uscire dal torpore e confessare sentimenti a lungo trattenuti, aiutandoli a trovare il senso della loro esistenza.

Intorno scorrono le fiacche vite dei vicini: ragazze madri e alcolisti, persone bisognose di un affetto che non riescono a trovare nel degrado della periferia londinese. L’occhio del regista indaga la mancanza e la ricerca degli affetti che possono dar significato alla vita di ciascuno.


La volontà di indagare la società del XXI secolo sposta la macchina da presa a Caulonia, un paese sulla costa ionica che cinquant’anni fa contava 15.000 abitanti, oggi poche centinaia, dove Michelangelo Frammartino ha girato “Il dono”.

Il protagonista del film è Angelo Frammartino, il novantatreenne nonno del regista che accetta il ruolo “perché nel paese così svuotato si annoia a morte”. Il film è pervaso dal silenzio. Pochi sono rimasti, insieme alle carcasse di auto solitarie che contrastano con il paesaggio. Poche le persone del film che compiono gesti quotidiani e non sono veri e propri attori.

Sembrerebbe una realtà d’altri tempi se non fosse per i due giovani che vanno con il loro scooter ad aiutare l’anziano e dimenticano nella sua casa-capanno degli attrezzi il cellulare.

L’altra figura del film è una ragazza ritardata che per avere qualche soldo fa la spesa per gli anziani.

Nel ritorno a casa deve affrontare una dura salita e spesso gli uomini del paese le danno un passaggio in automobile e lei si concede in cambio. Il vecchio vuole liberarla da questa condizione, ma senza ricompense. Il contrasto del mondo dell’anziano con il contesto socio-economico che lo circonda, mostrato in maniera atipica dal regista, si conclude con la volontà di ritorno alla terra del protagonista.

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