Tutti, appassionati di musica o meno, abbiamo sentito e canticchiato le canzoni di Bruno Lauzi, cantante, compositore, autore di testi, cabarettista e poeta, scomparso ai primi di novembre a 69 anni. Tutti ricordiamo la sua chioma di riccioli grigi ed il suo sottile humour. Bruno è stato portato via dal morbo di Parkinson, malattia contro cui aveva lottato, negli ultimi anni, anche per conto di chi non aveva la sua capacità di farsi sentire. Come autore aveva composto canzoni portate al successo dai più noti cantanti italiani, Jannacci, Lucio Battisti, Ornella Vanoni, Mina, i Gatti di vicolo Miracoli e tantissimi altri. Alcuni suoi pezzi sono famosissimi, si pensi alla Tartaruga, Onda su onda, Amore caro amore bello, Piccolo uomo, Johnny Bassotto…
Improvvisamente e con grande sorpresa si scopre malato di Parkinson, inizialmente in forma non grave. Resosi conto che il tempo potrebbe cominciare a scarseggiare, moltiplica le iniziative in tutte le direzioni. Compone numerosi album che testimoniano della sua vitalità ed un libro di poesie, Esercizi di sguardo, libro di buon successo editoriale che commuove il pubblico. Una delle liriche, La Mano, dedicata allo sfarfallio della mano colpita dal morbo diventa un gadget per la raccolta di fondi a favore della ricerca scientifica sul morbo di Parkinson.
Diventa testimonial dellAIP (Associazione Italiana Parkinson) contribuendo alla raccolta fondi per la ricerca. Negli ultimi anni la sua malattia era andata aggravandosi ed anche le sue apparizioni su palcoscenici dItalia si erano rarefatte. Avevamo tentato di contattarlo per un suo concerto a Trento ma probabilmente Bruno non era più in grado di tenerne uno. Peccato! Nel 2000, a chi gli chiedeva dei suoi programmi futuri, rispondeva: Programmi? Diventare un bel vecchio. Nei prossimi ventanni, dai 63 attuali agli 83. Lo ricordiamo qui, oltre che per le sue canzoni ed il suo garbo, proprio per il suo impegno contro il morbo di Parkinson cui aveva anche scritto unironica lettera, riportata qui a fianco: un bello spirito, non cè che dire!
Egregio Signore,
non è con piacere che le scrivo questa lettera, ma daltra parte avrei dovuto parlarle a quattrocchi, affrontarla di persona, sopportare quel suo subdolo modo di fare che è quanto cè di peggio per far perdere la pazienza anche ad un santo, figuriamoci a me. Le scrivo, come può notare, col computer, perché la mia calligrafia sè fatta illeggibile e così minuscola che i miei collaboratori devono usare la lente dingrandimento per riuscire a decifrarla…
Perché le scrivo?
È presto detto: io ho superato con una certa disinvoltura limbarazzo che lei (lho scritto senza maiuscola, non la merita) mi ha creato chiedendo pubblicamente la mia mano ed ovviamente ottenendola. Convivere con un ufficiale inglese a riposo, già condannato nel Punjab per ripetuti tentativi di violenza neurologica su qualunque essere di qualunque specie(le cose si vengono a sapere, come vede…) non è stato facile, la mia è una famiglia è allantica e non ha apprezzato. ma ora lei sta esagerando, signore, glielo devo dire. Quando è troppo è troppo, e il troppo stroppia! Cè un proverbio arabo che dice: Se hai un amico di miele non lo leccare tutto, invece lei sapprofitta dogni rilassatezza, dellabbassamento della guardia nella battaglia quotidiana, ci proibisce di pensare ad altro, contando sulla superficialità con cui io ho affrontato linsorgere del male… si sa, gli artisti sono farfalloni incoscienti… no, vecchio caprone, non le sarà facile, né con me né con gli altri, la Resistenza è cominciata. Perché, vede, io e i miei fratelli e sorelle malati abbiamo tante cose da fare, una vita da portare avanti meglio di così! Dora in avanti prometto che starò più attento ai consigli dei miei dottori, e che mi impegnerò maggiormente nellaiutarli nella raccolta dei fondi necessari per la ricerca. Anzi sul tema della solidarietà mi ci gioco una mano, la mano che, pitturata e serigrafata fa da piedistallo ad una poesia contro di lei, colonnello dei miei stivali, funzionando da incentivo a dare…già, poiché a chiunque faccia unofferta per la ricerca verrà inviata LA MANO come ricordo e memento…
Siamo in tanti, tante mani si leveranno contro di lei e cercheranno di restituirle colpo su colpo fino a quando non riusciranno ad acchiapparla per la collottola e mandarla allInferno cui appartiene, bestiaccia immonda, sterco del demonio, nostra croce senza delizie…
Parola mia, di questo omino per molti un po buffo, per altri un po patetico, ma che vive il sogno di poterla, un giorno non lontano, prendere a schiaffi.
A mano ferma. Mi stia male e a non rivederla.
Bruno Lauzi