Nel numero di ottobre avevamo riferito della prova fatta da alcuni disabili in carrozzina di salita e discesa, senza interventi esterni, su un autobus appositamente predisposto dall’azienda trasporti urbani di Trento, l’Atesina.
L’esito, sia per problemi di pedana sia di messa in sicurezza della carrozzina, non era stato pienamente soddisfacente ed i dirigenti della società avevano chiesto tempo per rivedere il progetto.
Passati quattro mesi, ai primi di marzo, abbiamo contattato l’ingegner Masini, responsabile mezzi all’Atesina, per essere ragguagliati su eventuali novità ma dallo stesso ci siamo sentiti chiedere ancora un mese dopodiché si metterà a nostra disposizione per un’intervista in cui farà il punto sull’allestimento di autobus con pedana.
Nell’attesa abbiamo parlato di questo tipo di trasporti e mobilità con Graziella Anesi, disabile di Pinè, che da alcuni mesi usufruisce di un mezzo pubblico extra urbano per scendere a Trento dove dirige la cooperativa sociale Handicrea di via San Martino.
Graziella, puoi offrirci la tua testimonianza su questa modalità di trasporto?
E’ sicuramente un’esperienza valida, che mi permette la normalità del vivere e del muoversi. A livello emozionale sento come molto importante il fatto di viaggiare con tutti coloro che si servono del mezzo pubblico. Al di là del messaggio forte che una persona disabile possa salire e scendere da un pullman, ritengo cosa grande che questa possibilità, che ho ricercato con determinazione, sia utile per tutti, non solo finalizzata a me ed alla mia gioia.
Come avvengono tecnicamente la salita, la sistemazione sul pullman e la conseguente discesa?
Una pedana, su comando dell’autista, scende, porta la carrozzina all’interno del mezzo nel posto assegnato di fronte alla porta d’entrata (nella foto, ndr). Poiché il sistema dei ganci su ogni singola ruota richiedeva tempi lunghi, troppo lunghi per poter rispettare gli orari stabiliti, si è adottato il sistema delle cinture di sicurezza che in tre minuti permettono di fissare la carrozzina.
Tu hai viaggiato molto all’estero per ricercare ausili adatti alla disabilità. Qual è la situazione sulla mobilità per handicap?
All’estero sono sicuramente all’avanguardia in tale settore; ad esempio a Berlino io mi sono mossa con metropolitana ed autobus senza problemi. I mezzi sono idonei e ben attrezzati.
Ritieni positiva la collaborazione con l’Atesina?
Io ho un’attenta fiducia nella strategia dell’Atesina, con la quale sono consapevole che si può fare delle scelte nell’ottica dell’integrazione e della risoluzione dei molti problemi che ci riguardano. Negli incontri con tecnici e responsabili si pongono le basi per un dialogo proficuo; le risposte date agli interrogativi non servono per assopire il problema, ma per cercare assieme le soluzioni.
La strada, per i costi elevati e per le strutture non sempre idonee, è lunga, ma è un percorso che non si fermerà. Ci sono già stati dei cambiamenti e soprattutto è emersa la voglia di collaborare.
In quest’ottica hai un desiderio in particolare?
La finalità per la quale mi sono battuta e che mi vede ancora in prima linea è una sempre maggior mobilità per le persone con handicap, nel rispetto di tutti.